Gentile Direttore,
l’antimicrobico-resistenza è una delle principali complicazioni che affliggono il comparto sanitario a livello mondiale. Com’è noto, essa si verifica quando i microrganismi patogeni si adattano e non rispondono (o lo fanno solo in modo parziale) ai farmaci, rendendo i trattamenti difficili o inefficaci.
Secondo il rapporto Global Research on Antimicrobial Resistance pubblicato da The Lancet, nel 2019 si sono stimati 4,95 milioni (3,62–6,57) di decessi associati alla resistenza antimicrobica batterica, di cui 1,27 milioni (95% UI 0,911–1,71) di decessi direttamente attribuibili all'AMR batterica. In Europa il Rapporto congiunto ECDC - Regional Office for Europe WHO sulla sorveglianza della resistenza antimicrobica segnala stime che mostrano che ogni anno più di 670 000 infezioni sono dovute a batteri resistenti agli antibiotici e come conseguenza diretta muoiono circa 33 000 persone. Il nostro Paese detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti e la situazione è critica sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici.
Antimicrobico, però, seppur frequentemente utilizzato come tale, non è sinonimo di antibiotico. Gli antimicrobici comprendono anche farmaci attivi contro altri agenti infettivi quali virus, protozoi e miceti. È proprio su questi ultimi che si vuole puntare l’attenzione.
Ad oggi le opzioni per il trattamento delle malattie fungine sono ancora limitate e tra le complicazioni maggiori si annoverano la tossicità dei farmaci (a causa della comune struttura eucariotica delle cellule fungine e animali) e la comparsa di resistenza alla terapia dovuta a diversi fattori, tra cui lo sviluppo di farmaci meno tossici e l’uso di fungicidi in agricoltura con identici bersagli molecolari a quelli degli antifungini sistemici, che ha portato alla selezione di serbatoi ambientali di organismi resistenti. Inoltre, si può ragionevolmente ritenere che l’uso smodato di antibiotici (cresciuto molto nel periodo pandemico) possa favorire l’insorgenza di infezioni micotiche secondarie e quindi contribuire al fenomeno.
Nel caso di Candida spp. e Aspergillus spp. è stata osservata resistenza agli azoli, per esempio fluconazolo, voriconazolo e posaconazolo. Alcune specie di Candida, in particolare C.glabrata e C.parapsilosis, possono essere sia resistenti a echinocandine, sia multiresistenti. È stata segnalata resistenza acquisita alle echinocandine anche per i lieviti C.albicans, C.tropicalis, C.krusei, C.kefyr, C.lusitaniae e C.dubliniensis. Più del 3% degli isolati di Aspergillus fumigatus sono resistenti a uno o più azoli. La resistenza ai polieni riguarda principalmente l’amfotericina B. La resistenza a questo farmaco è stata osservata in Fusarium spp., Trichosporon spp., Aspergillus spp. e Sporothrix schenckii. È stata rilevata resistenza all’amfotericina B anche per C.albicans, C.glabrata e C.tropicalis. Infine sta affiorando un nuovo problema epidemiologico: la multiresistenza di C.auris, un lievito descritto per la prima volta in Giappone nel 2009, la cui presenza è stata recentemente segnalata in 36 Paesi di sei continenti. Circa il 30% degli isolati mostra una ridotta suscettibilità all’amfotericina B e il 5% può essere resistente alle echinocandine. La mortalità stimata per micosi da C.auris varia dal 28% al 60% (CDC, 2021c; ECDC, 2018) (Rapporti ISTISAN 22/2).
È evidente, dunque, come l’antimicotico-resistenza si stia progressivamente espandendo e appare opportuno riconoscere e segnalare questo come un problema emergente di sanità pubblica che potrebbe avere potenziali effetti nocivi/letali quantomeno di pari livello rispetto alla resistenza batterica (se non di livello superiore), in particolare nelle fasce deboli della popolazione (es. pazienti immunocompromessi ospedalizzati e non).
Considerando che in ogni regione del mondo si stanno sperimentando gli effetti della resistenza, occorre, anche in questo caso, non sottovalutare il problema, ma affrontare la complessità del fenomeno con un approccio “One Health” mirato a promuovere in modo integrato l’uso appropriato degli antimicotici in ambito umano, veterinario e ambientale, attuando strategie di prevenzione e sostenendo la ricerca di nuove molecole efficaci.
Alessandra Di Natale
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