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Coronavirus. Scontro tra  Lombardia e Lazio sulle Rsa. Fontana: “Hanno fatto una delibera sulle Rsa uguale alla nostra”. Zingaretti: “Una bufala”

Il governatore lombardo afferma che anche il Lazio aveva adottato un provvedimento simile per il trasferimento dei pazienti Covid nelle Rsa. Ma da Roma arriva una durissima replica: “Il nostro avviso pubblicato sul sito regionale aveva come obiettivo di individuare quelle Rsa disponibili a diventare centri Covid, ossia luoghi che avrebbero ospitato esclusivamente pazienti contagiati che non necessitavano di ricovero ospedaliero”. LA DELIBERA DELLA LOMBARDIAL’AVVISO DELLA REGIONE LAZIO

19 APR - Una delibera simile a quella della Lombardia sulle Rsa "era stata presa dal Lazio. Ma al governatore del Lazio non è stato fatto alcun tipo di contestazione". Con queste parole il governatore Attilio Fontana stamattina a Radio Padania innesca la ‘bomba’ polemica.
 
Secondo Fontana, "si cerca di attaccare l'organizzazione lombarda. C'è un attacco nel confronto mio in quanto rappresentante di una certa parte politica. Si sta facendo quel fuoco incrociato - ha aggiunto - che è sempre stato fatto quando al governo c'era un rappresentante del centrodestra. Qui al governo c'è un rappresentante non del centrodestra, ma in Lombardia c'è un rappresentante del centrodestra".
 
Il problema delle Rsa, ha aggiunto, non è lombardo, laziale o solo italiano "è europeo". E il motivo è che "quando si riesce ad inserire un virus letale come questo in un luogo dove sono ricoverati - ha spiegato il presidente della Regione - i soggetti più deboli, si rischia di fare veramente un disastro. Però tutte queste cose non vengono dette e si cerca di attaccare l'organizzazione lombarda".
 
La replica della Regione Lazio. “Caro Presidente Fontana – si legge in una nota della Regione guidata da Nicola Zingaretti - prima di accusare si informi bene. Ancora una volta la Regione Lazio si trova a smentire una bufala diffusa per infangare il lavoro fatto durante questa emergenza dalla giunta Regionale del Lazio. Alcuni giornali, prendendo spunto da una richiesta di disponibilità fatta alle Rsa del territorio dalla Regione per creare strutture esclusivamente Covid, vorrebbero far credere al lettore che, al pari della Lombardia, il Lazio avrebbe facilitato il contagio nelle residenze dedicate agli anziani. È totalmente falso. Sarebbe bastata una telefonata, cosa che anche stavolta alcuni giornalisti non hanno fatto, per conoscere la verità”.
 
“Quell’avviso pubblicato sul sito regionale – precisa la Regione Lazio - aveva come obiettivo di individuare quelle Rsa disponibili a diventare centri Covid, ossia luoghi che avrebbero ospitato esclusivamente pazienti contagiati che non necessitavano di ricovero ospedaliero. Questa scelta è stata fatta proprio per isolare totalmente i contagiati e contenere la diffusione del virus. Quindi nessuna promiscuità tra positivi e  negativi, nessuna facilità nel contagio, nessun caso Lombardia nel Lazio. Anzi l'opposto di quanto sembra essere stato fatto in Lombardia: dividere e ripetiamo dedicare strutture esclusivamente al Covid. Una buona pratica validata dall'Istituto Spallanzani, in piena conformita' delle linee guida del ministero della Salute e che portera' ora anche all'apertura a Genzano di una Rsa covid totalmente pubblica proprio per continuare l'azione di divisione dei pazienti”.
 
“Fontana non si permetta di mistificare, nel Lazio si sono create RSA esclusivamente COVID per pazienti positivi che secondo le indicazioni cliniche non necessitano di ricovero ospedaliero”, rincara la dose l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
 
“Lunedì  - afferma - ne apriremo una interamente pubblica a Genzano di Roma. Capisco le enormi difficoltà di Fontana, ma dire che la Lombardia è come il Lazio è una mistificazione. Con un tasso di letalità 3 volte superiore e un numero di decessi nelle RSA 18 volte superiore, secondo i dati dell'ISS, credo che Fontana abbia tanto altro da fare che parlare del Lazio a Radio Padania. Dispiace poiché noi abbiamo sempre aiutato ospitando pazienti di Milano, di Brescia, di Bergamo in un grande spirito di unità e oggi prendendoci, su richiesta della Protezione Civile Nazionale, anche i tamponi dalla Valle D'Aosta, lo abbiamo fatto e lo faremo ancora se serve ad aiutare chi è più in difficoltà. Ricordo inoltre che il maggior numero di volontari medici andati nelle regioni del nord proviene proprio dal Lazio. Capisco la polemica politica, ma guai a smarrire la riconoscenza per il lavoro svolto”.

19 aprile 2020
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