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Elezioni Omceo Roma. “Basta con l’accentramento. Vogliamo un Ordine partecipato, vivo e attivo su tutta Roma e provincia”. Intervista a Bartoletti (Medici Uniti)

Il vice segretario vicario nazionale della Fimmg e candidato alle elezioni del prossimo 2, 3 e 4 dicembre con la lista “Medici Uniti” replica a chi li ha etichettati ‘La lista dei sindacati’: “Un’accusa mossa, peraltro, da una delle persone con il più lungo passato da sindacalista che la storia dei medici di Roma ricordi”. E in caso di vittoria promette “grandi cambiamenti” rispetto al passato. “Vogliamo rendere i medici di nuovo orgogliosi di essere medici”.

30 NOV - Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo dell’Ordine dei Medici di Roma, Pier Luigi Bartoletti, medico di medicina generale, vice segretario vicario nazionale della Fimmg e candidato con la lista “Medici Uniti”, risponde all’accusa di avere creato una “lista dei sindacati” e, in questa intervista esclusiva, illustra i progetti della squadra in caso di vittoria. Primo tra tutti, “smettere di fare polemica e cercare di dividere la categoria, come se non fossimo tutti medici. Il nostro impegno è quello di rappresentare tutta la categoria, di farla convergere su una visione unica e condivisa della professione. Vogliamo guardare al camice bianco, simbolo della professione, ai valori che rappresenta. E fare in modo che tutti i medici si riconoscano in quel camice e ne difendano l’integrità”. Come? “Valorizzando il ruolo del medico, facendo emergere le eccellenze, portando la vita ordinistica in ogni parte di Roma e provincia, denunciando le irregolarità, facendo squadra e rendendo i medici di nuovo orgogliosi di essere medici”.

Dottor Bartoletti, siamo alla vigilia delle elezioni. La competizione è viva e la vostra lista, Medici Uniti, è stata accusata di essere “la lista dei sindacati”. Come risponde a questa accusa e in cosa “Medici Uniti” intende distinguersi rispetto all’attività sindacale svolta da molti dei suoi candidati?
L’accusa di essere “la lista dei sindacati” è ingiusta e ci viene mossa, peraltro, da una delle persone con il più lungo passato da sindacalista che la storia dei medici di Roma ricordi. Mi riferisco al presidente uscente dell’Ordine.
Ciò che caratterizza “Medici Uniti” e che ci differenzia dal presidente uscente Omceo è proprio questo: noi vogliamo unire i medici, non dividerli alimentando polemiche, come se non fossimo tutti medici. L’Ordine dei Medici rappresenta la categoria, tutta. Che deve avere in una visione unica, che è quella della professione medica e i suoi valori portanti, al di là delle sfaccettature sindacali.
 
Chi guida un Ordine di medici non deve guardare se sotto il camice il medico indossa una maglietta verde o blu; deve guardare al camice bianco, simbolo della professione, e ai valori che rappresenta. Deve fare in modo che tutti i medici si riconoscano in quel camice e ne difendano l’integrità e la dignità.

È evidente che Lavra è concentrato sulle magliette che indossano i medici. La nostra lista, invece, guarda al camice, alla professione, che è unica e comune. E sia chiaro, il nostro camice non serve a nascondere nulla. Serve ad unire tutti i medici in nome della professione.
 
Come è nata la lista “Medici Uniti”?
È nata da medici e colleghi che, al di là delle logiche di appartenenza, si sono riconosciuti in questa unica visione. E hanno condiviso la necessità di un Ordine che sappia riunire e valorizzare tutte le menti e le eccellenze che abbiamo a Roma e provincia. Cosa che i passati vertici dell’Ordine non hanno fatto.

Quali sono i principali aspetti di questa visione unica nella quale vi siete riconosciuti?
Anzitutto abbiamo rilevato la necessità di promuovere l’immagine del ruolo del medico. Tra la popolazione e tra le istituzioni. E per farlo bisogna, come dicevo, valorizzare i medici e le migliori esperienze del nostro territorio, che nel panorama nazionale e internazionale non sono secondi a nessuno.
Questo è un traguardo che si può raggiungere solo se avremo un Ordine formato da persone che si rimboccano le maniche e, invece di fare polemiche, scendono in campo e vanno a conoscere i medici, le loro esperienze e le mille realtà che caratterizzano le diverse aree di una grande città come Roma e di un grande territorio come la sua provincia.

Questa, d’altra parte, è la missione di un Ordine. È quella istituzione pubblica che, promuovendo l’attività della professione medica e aumentandone la qualità, garantisce al cittadino un servizio migliore, che in questo caso è l’assistenza sanitaria. A Roma se ne sente l’urgenza, perché ci sono situazioni e quartieri in cui le condizioni di salute e dei servizi sono davvero preoccupanti.
Parlo di Roma, ma il nostro impegno è mantenere alta l’attenzione su tutta la provincia, che in passato è stata spesso dimenticata.

Dunque promuovere la salute promuovendo la professione. E per raggiungere questo obiettivo, avere una lista di candidati provenienti da mondi professionali molto diversificati può essere un valore aggiunto?
Sicuramente, ma la vera condizione necessaria è la partecipazione dei medici. L’Ordine che ci impegniamo a realizzare non è quello guidato da un leader (se non per motivi di Statuto), ma formato da una grande squadra, a sua volta impegnata a garantire la partecipazione di tutti i medici del territorio. È un grande cambiamento, quello che proponiamo.

In caso di vittoria, quali sono le prime azioni che intendete realizzare, anche per far percepire il cambiamento di cui parlava?
Come detto, puntiamo a una partecipazione collettiva. A un Ordine più vicino ai medici. A questo scopo verranno nominati dei delegati su tutto il territorio e anche a livello aziendale. Il Consiglio dell’Ordine sarà una regia, il punto di riferimento per tutti i delegati e per tutti i medici della città e della provincia.
 
I delegati porteranno sul territorio l’attività ordinistica, raccoglieranno le segnalazioni e svolgeranno attività di conciliazione. Avranno il compito di cercare di risolvere le problematiche che si dovessero presentare. Puntiamo a non lasciare solo nessuno. Perché i problemi si affacciano ogni giorno, e un Ordine non può limitarsi a visite spot o dimenticarsi di alcuni territori.

Una organizzazione, dunque, a raggiera, con un centro ma che si dirama in modo capillare in tutte le direzioni. Andremo a conoscere nel dettaglio cosa succede nelle aziende e negli ambulatori. Monitoreremo quel che accade ogni giorno. Superando la logica delle divisioni, di ogni tipo (medici ospedalieri, medici del territorio, privati, pubblici, dipendenti, convenzionati…), e la logica di un Ordine guidato da un leader e che non guarda oltre stretti confini.

Che rapporto avrete con i sindacati?
Ognuno si occuperà delle cose che lo riguardano. Il sindacato penserà al contratto, noi ci occuperemo della professione e degli aspetti che la caratterizzano: deontologia, autonomia e così via. Ci saranno ambiti e vicende su cui interverranno sia i sindacati che l’Ordine, ma non ci sarà nessuna confusione di ambiti e ruoli. Di certo non trasformeremo l’Ordine in un mega sindacato.

In caso di vittoria, che rapporto puntate ad avere, invece, con la Regione?
Vogliamo tornare ad essere protagonisti del rapporto con le istituzioni e della politica professionale, certi dell’importanza della collaborazione che può nascere con la Regione Lazio - o i Comuni - se questa ha davanti un interlocutore autorevole, dalla visione ampia e ben consapevole delle eccellenze e dei punti deboli della sanità del territorio.

Altre priorità di cui vi occuperete?
Delle situazioni in cui i medici sono sottopagati e sottoccupati. Situazioni che oggi vengono denunciate con difficoltà, per paura di rappresaglie, ma che puntiamo a far emergere e risolvere attraverso i nostri delegati e anche grazie alla nuova Legge sul whistleblowing, recentemente approvata in Parlamento, che tutela i dipendenti che denunciano gli illeciti.

Vogliamo inoltre puntare su nuovi servizi informatici ed app che facilitino la larga partecipazione dei medici alla vita ordinistica.
Non possiamo fare promesse, ma ci prendiamo l’impegno a fare tutto il possibile per rendere i medici di nuovo orgogliosi di essere medici.

Che partecipazione vi aspettate al voto?
Considerato l’umore della popolazione in generale e gli ultimi dati di affluenza alle elezioni politiche e amministrative, non vi è da essere ottimisti. Tuttavia ho ascoltato molti colleghi che hanno manifestato la volontà di venire a votare, perché sentono il bisogno di cambiamento e di vedere la professione valorizzata. Forse la nostra voglia di cambiamento porterà alle urne qualche medico in più del previsto.

Se la lista “Medici Uniti” dovesse vincere e portarle, dunque, un nuovo impegno, continuerà a fare il medico?
Certo. Credo che avere un Ordine formato da medici che esercitano sia un valore aggiunto. Troppo spesso gli Ordini sono stati il rifugio dei pensionati o un’alternativa al lavoro. Sia chiaro, non voglio togliere il merito a nessuno, ma il mondo cambia e chi è a capo delle istituzioni, come di un Ordine, deve conoscere bene i cambiamenti per affrontarli nel modo più efficace. È evidente che le situazioni si comprendono meglio e si conoscono più a fondo se si toccano con mano e si resta sul campo.

30 novembre 2017
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