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Insufficienza renale cronica. Colpiti ogni anno 2 mila bambini


Bambini con l'obiettivo di un trapianto, anche se solo il 10% lo raggiunge senza sottoporsi a dialisi. Per gli esperti riuniti nel 16° Convegno nazionale del gruppo di dialisi peritoneale è fondamentale evitare l'ospedalizzazione e migliorare l’accesso al trapianto pre-emptive

24 MAR - Sono oltre 2 mila i bambini che in Italia soffrono di insufficienza renale cronica, duecento dei quali costretti alla dialisi. Si stimano ogni anno circa 50 nuovi casi in Italia, che entrano in dialisi con l’obiettivo però di un veloce accesso al trapianto, anche se solo il 10% vi riesce senza essere sottoposto a dialisi. Secondo gli esperti riuniti ad Alba per il 16° Convegno Nazionale del Gruppo di Dialisi Peritoneale va quindi migliorato l’accesso al trapianto senza dialisi (il cosiddetto trapianto pre-emptive). Per questo va promosso il trapianto da vivente, effettuato per lo più da uno dei genitori. Per i bambini costretti ad arrivare comunque all’insufficienza renale avanzata, la dialisi resta l’unica possibilità per gestire la fase pre trapianto. Rispetto agli adulti, inoltre, la lista pediatrica nazionale dei trapianti prevede l’inserimento nella lista anche se di fatto non ha ancora iniziato la dialisi.
 
 
“Per chi è costretto alla dialisi –  ha speigato Enrico Verrina, presidente della Società italiana di nefrologia pediatrica e responsabile della dialisi Istituto Gaslini di Genova – la scelta principale fino a 10-11 anni (e l’unica possibile fino a due anni) è la dialisi peritoneale domiciliare, che consente al bambino di tornare immediatamente a casa e in famiglia. Si insegna alla mamma la facile gestione, viene quasi sempre eseguita di notte, e consente al bambino di essere autonomo per tutto il giorno, di frequentare la scuola o l’asilo. Fino ai 6-7 anni questa è la soluzione migliore per evitare l’ospedalizzazione. Diverso il caso negli adolescenti, ai quali, pur essendo sempre preferibile la dialisi peritoneale, si offre loro comunque la possibilità di scegliere la modalità di dialisi che preferiscono”.
 
“A colpire i più piccoli –  ha precisato Rosanna Coppo, presidente della Società italiana di nefrologia – sono soprattutto le malattie legate a un difetto di sviluppo renale intrauterino. Spesso si tratta di reni malformati, più piccoli, che possono essere individuati precocemente con una ecografia. Una diagnosi prenatale consente anche di tenere sempre controllato lo sviluppo dei reni e di intervenire tempestivamente con le terapie necessarie, talvolta addirittura prima della nascita. Le malattie ereditarie sono rare, ma lo sviluppo della genetica, in particolare con l’analisi dell’intero genoma, consente, verificata la familiarità, di identificarne sempre di nuove, e di avviare una strategia preventiva. Intorno ai 10 anni – continua Coppo – le malattie renali su base immunologica (glomerulonefriti, nefriti interstiziali) sono un’altra causa importante ed hanno una evoluzione molto rapida. Tuttavia esistono terapie molto efficaci alle quali solo una minoranza non risponde completante e solo in questi si arriva all’insufficienza renale”.
 
“Molte volte –  ha aggiunto Giusto Viglino,  Direttore del dipartimento di nefrologia e dialisi, Ospedale S. Lazzaro di Alba – la scelta dialitica dipende anche dalla distanza dal centro dialisi. Nei grandi centri è più semplice da gestire anche l’emodialisi, mentre la dialisi peritoneale domiciliare è una valida opzione sia per chi vive vicino o lontano da un centro dialisi. Soprattutto grazie alle nuove possibilità di videodialisi telematica che si stanno sviluppando sul territorio, la principale proprio grazie al centro di Alba”.
 
In ogni modo, ha suggerito Verrina, è importante che  i genitori prestino attenzione all'aspetto delle urine dei propri bimbi, oppure a piccole infezioni urinarie, all'accumulo di liquidi e conseguenti edemi e all'aumento della pressione arteriosa: “ Sono i sintomi principali che possono aiutare ad identificare una malattia renale in un bambino. A volte i sintomi sono anche più sfumati e insidiosi e consistono soltanto in pallore, stanchezza e inappetenza. Senza allarmismi, è meglio però chiedere sempre al proprio pediatra”.

24 marzo 2012
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