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Farmacista di famiglia. Schito (Assofarm): “Le farmacie comunali sono pronte. I risvolti economici potrebbero essere risolutori”

di Francesco Schito

Questo nuovo concetto riconduce direttamente al più ampio tema della cosiddetta presa in carico del paziente: quel complesso di pratiche attraverso le quali il farmacista entra nei processi di deospedalizzazione dei malati cronici e partecipa attivamente alla terapia medica. Le farmacie italiane sono pronte, lo dimostra la forza propositiva della nostra federazione, la qualità dei nostri programmi formativi, i livelli di soddisfazione dei nostri utenti 

13 GIU - Il titolo di questo articolo non è una provocazione, non può esserlo perché le provocazioni contengono sempre un messaggio estremo, qualcosa lontano dall’essere realizzabile. Ciò di cui parliamo sta invece prendendo forma concreta in altri paesi europei e porta in sé una rivoluzione copernicana dei rapporti tra farmacista e sistema sanitario, tra farmacista e paziente. I risvolti economici della partita potrebbero essere risolutori.

Questo nuovo concetto che introduciamo nel dibattito italiano riconduce direttamente al più ampio tema della cosiddetta presa in carico del paziente: quel complesso di pratiche attraverso le quali il farmacista entra nei processi di deospedalizzazione dei malati cronici e partecipa attivamente alla terapia medica. Una sfida, questa, che se da un lato cerca di raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa sanitaria e di assicurare una migliore qualità della vita ai pazienti, dall’altro deve anche garantire alti livelli di aderenza alla terapia ed efficacia della cura.

Assofarm parla di tutto ciò da anni attraverso un rilevante susseguirsi di proposte: strumenti come il Registro Farmaceutico del Paziente, pratiche come la Mediction Review, sono solo due tra i tanti esempi di quanto abbiamo fatto per vivacizzare il dibattito e rinnovare un settore che in questi anni ben poco ha fatto.

Oggi però stiamo iniziando qualcosa di importante. Nei giorni scorsi abbiamo finalmente incontrato una controparte istituzionale dichiaratasi immediatamente disponibile a sperimentare sul proprio territorio le frontiere più avanzate di pharmaceutical care. È questo quanto avvenuto in un incontro tra i vertici nazionali di Assofarm, il nostro delegato toscano Alessio Poli e il direttore generale della Usl Toscana Sud Est Enrico Desideri: il 16 giugno prossimo ci incontreremo di nuovo per definire su quali indicatori lavorare per sperimentare un nuovo sistema di integrazione della farmacia nel lavoro delle Case della Salute.

L’obiettivo di questa sperimentazione sarà quello di verificare l’applicabilità nel contesto italiano di modelli già di successo in altri paesi europei. Modelli che superano l’approccio italiano della remunerazione mista (sui quali in cinque anni l’unica  cosa che è realmente emersa è il sostanziale disinteresse delle Regioni ad applicarlo) e che realizzano un nuovo rapporto tra farmacista e paziente.

Il caso del Belgio è il nostro modello perché più di ogni altro emancipa il farmacista dal ruolo di venditore di prodotto-farmaco e sempre più incentra il suo ruolo nel rapporto consulenziale al paziente. Sta così nascendo la figura del Farmacista di Riferimento: ai pazienti affetti da malattie croniche viene assicurato il diritto di scegliere liberamente il professionista che prenderà in carico la loro terapia farmacologica e gestirà, in partnership col medico curante, il loro Dossier Medico Globale.

Si crea insomma una relazione virtuosa tra remunerazione e rapporto farmacista-paziente: ognuno di queste due elementi sostiene e realizza l’altro. È solo grazie ad un sistema di remunerazione incentrato sulla relazione che è possibile realizzare un rapporto paziente-farmacista (da notare il fatto che la riforma belga parla di farmacista e non di farmacia) molto simile a quello che in Italia esiste tra cittadino e medico di medicina generale. Come del resto è solo a partire dalla libertà di scelta del paziente che ha senso immaginare un sistema remunerativo calcolato in ragione del numero dei pazienti seguiti da ogni professionista. Difficile quindi immaginare un sistema che più di questo possa realizzare la presa in carico del paziente. Il tutto sostenuto da elementi di efficienza economica (coincidenza tra volumi di farmaci distribuiti e volumi prescritti) e di sicurezza sanitaria (orientamento al risultato e collaborazione tra medico e farmacista).

Vorremmo realizzare qualcosa di simile a tutto ciò anche nel nostro paese. Farmacista di famiglia è il termine che ci appare più appropriato. La ragione è ovvia: le similitudini tra la nuova figura del farmacista così come sopra descritta e il medico di famiglia del nostro SSN sono evidenti. Riforme di questo tipo, unitamente ad altri casi di medication review in Olanda di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, rendono non più “nuovo” il modello di remunerazione così come impostato in Italia nell’ormai lontano 2012. Non possiamo disperdere tempo ed energie nel tentativo di realizzare una riforma già obsoleta.

E non possiamo nemmeno affaticarci troppo nel considerare questa sfida alla portata di tutte le farmacie italiane. È evidente infatti che un farmacista di famiglia così immaginato avrà bisogno di maggiore formazione, di infrastrutture tecnologiche, di spazi e organizzazioni adeguate. Non sarà mai un modello alla portata di tutte le farmacie italiane. Riteniamo che quelle farmacie che intendono seguire una strada più commerciale siano libere di farlo non per questo saranno meno farmacie di altre. Ma non si può ostacolare un modello di sviluppo e di efficientamento dei rapporti SSN-farmacie per il solo fatto di rimanere incagliati in visioni unitarie e monolitiche del modo di essere farmacie.

Le farmacie comunali italiane sono pronte ad iniziare questo cammino, lo dimostra la forza propositiva della nostra federazione, la qualità dei nostri programmi formativi, i livelli di soddisfazione dei nostri utenti. La redditività delle nostre aziende, come riportato in diversi articoli di questa newsletter, documentano la competenza dei nostri manager. Il paese non può più permettersi di non sfruttare appieno le potenzialità sociali di tutto ciò.

Francesco Schito
Segretario Generale Assofarm

 
Fonte: editoriale notiziario Assofarm

13 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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