Carenza medici. Il Sigm: “Perplessità su analisi Anaao circolate in questi giorni. Prudenza su stime fabbisogno”
Per i Giovani medici “non si può e non si deve continuare a commettere l’errore di fare stime a partire dal dato storico ma, avendo come riferimento i dati epidemiologici e demografici, occorre guardare in prospettiva ai nuovi bisogni di salute, che richiedono un sistema di cure integrate tra ospedale e territorio”.
19 MAR - “Non si può e non si deve continuare a commettere l’errore di fare stime a partire dal dato storico (ruoli in uscita da un SSN ancora troppo ospedalo-centrico) ma, avendo come riferimento i dati epidemiologici e demografici, occorre guardare in prospettiva ai nuovi bisogni di salute, che richiedono un sistema di cure integrate tra ospedale e territorio”, Così in una nota i Giovani medici Sigm commentano alcune previsioni sul fabbisogno uscite in questi giorni (
ndr. il riferimento, ci hanno sottolineato dalla Sigm, è allo studio effettuato dall'Anaao nei giorni scorsi) .
“Il Paese – si legge nella nota - si doti con urgenza di strumenti intellegibili a livello centrale e periferico e di un’appropriata metodologia per la programmazione del fabbisogno di risorse umane in Sanità. In tema di formazione specialistica e generalista si superino le sterili contrapposizioni tra comparti e si crei una reale integrazione delle reti formative universitarie con tutte le articolazioni del SSN, senza sacrificare le prospettive di una stabilità occupazionale dei giovani medici ad improbabili chimere”.
“Su un punto registriamo una convergenza diffusa: nel nostro Paese in atto non viene effettuata una corretta programmazione del fabbisogno di professionalità mediche e, spesso, si ha la sensazione che si navighi a vista; e tale criticità ha delle dirette ripercussioni sul presente e sul futuro delle giovani generazioni di medici. – dichiara l’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) - Occorre prudenza, però, nell’esporsi in tentativi di stimare il fabbisogno di professionalità mediche: la programmazione va effettuata con una visione prospettica, a partire dal dato epidemiologico, che documenta differenti scenari di salute rispetto al passato, con una maggior prevalenza delle cronicità, che sono in costante incremento unitamente all’invecchiamento della popolazione”.
Dai dati Istat si stima, infatti, che nel 2030 la proporzione di soggetti over 65, oggi pari a circa il 21% della popolazione, incrementerà a circa il 30%. E l’impatto delle cronicità e delle comorbilità non potrà che essere assorbito dalla primary health care, pena l’inevitabile default del SSN pubblico nel giro di pochi anni. Su questi presupposti si fondano le politiche sanitarie assunte da tutti i Paesi occidentali, che, correttamente, da un assetto ospedalo-centrico si sono evoluti, o si stanno sforzando di evolvere, verso un sistema di cure integrate tra ospedale e territorio.
“Pertanto, è metodologicamente scorretto ostinarsi nel basare la programmazione esclusivamente in funzione dei ruoli in uscita dal SSN (e quindi sul dato storico), laddove peraltro in larga parte del Paese la sanità continua a reggersi prevalentemente sulle strutture ospedaliere. - continuano i Giovani Medici (SIGM) - La programmazione andrebbe orientata, invece, implementando la formazione di quei profili specialistici maggiormente vocati all’assistenza nel territorio, oltre che dei profili generalisti, tenendo anche in debito conto il tema del task-shifting, ovvero della condivisione di competenze con altri profili non medici, col quale non si potrà fare a meno di confrontarsi”.
Inoltre, in un mercato del lavoro estremamente depresso, andrebbe anche messo nel bilancio complessivo l’apporto del comparto della libera professione, che fa registrare sempre meno spazi per le giovani professionalità. Peraltro, l’Italia è tra gli Stati Membri quello con il rapporto medici in attività per abitante più alto (3,9 per 1.000 vs una media UE 3,2 per 1.000). I Giovani Medici (SIGM) pertanto esprimono perplessità in merito ai tentativi di stimare i fabbisogni in assenza di strumenti e di una metodologia rigorosa ed invitano alla prudenza nel veicolare analisi che si fondano su una visione parziale del problema. Attraversiamo, infatti, un momento storico nel quale è documentato un grave disallineamento tra accessi a medicina e disponibilità di finanziamenti per garantire la formazione post laurea - frutto di non adeguate politiche programmatorie - ed occorre orientare correttamente i giovani nelle scelte future, altrimenti si potrebbe incorrere nel rischio di creare falseaspettative in migliaia di giovani medici e di studenti in medicina.
“Per tale ragione – continuano i Giovani Medici (SIGM) - affinché riteniamo di strategica importanza che i Ministeri competenti (Salute e MIUR) e le Regioni, si dotino con urgenza di strumenti intellegibili e di un’appropriata metodologia per la programmazione del fabbisogno di risorse umane in Sanità”.
Infine, in merito all’ipotesi di creare un allineamento tra formazione e lavoro attraverso l’immissione degli specializzandi degli ultimi anni direttamente nel SSR, sorgono profonde perplessità innanzitutto in quanto si ridurrebbero gli sbocchi occupazionali per i giovani medici. Infatti, in ragione dello stato di sofferenza in cui vertono le casse delle Regioni, la proposta del sindacato ospedaliero di “trasformazione del contratto di formazione-lavoro in contratto a tempo determinato con oneri previdenziali e accessori a carico delle Regioni”, essendo il ricambio di specializzandi ad elevato turn over, rischierebbe di ingenerare la contrazione permanente delle piante organiche degli ospedali, con delle ripercussioni tanto ai danni dei giovani precari, quanto dei più giovani formandi, che si vedrebbero sempre più ridurre gli spazi di occupazione e di stabilizzazione. Peraltro, a fronte della fisiologica contrazione prospettica dell’offerta assistenziale ospedaliera, la soluzione chimerica paventata appare ancora più illogica. Di contro, è venuto il momento di creare una reale integrazione delle reti formative delle scuole di specializzazione, ma anche dei corsi di laurea di medicina, attraverso l’apertura a tutte le articolazioni del SSN (ospedali non universitari ed assistenza primaria).
“Chiediamo che MIUR e Ministero della Salute convochino allo stesso tavolo le rappresentanze delle Università e del SSN, in modo da trovare convergenze e mettere a sistema le eccellenze che ciascun ambito possa esprimere al fine di garantire i più elevati standard formativi per tutti i medici in formazione, ivi inclusi gli iscritti al corso di formazione specifica di medicina generale” - concludono i Giovani Medici (SIGM).
19 marzo 2014
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