Obesità. Sicob: “La chirurgia bariatrica è un salvavita, incentiviamola”
“L’obesità costa ogni anno 88 miliardi tra costi diretti ed indiretti. L’uso del bisturi porterebbe a benefici di salute anche economici, ma pochi pazienti si operano” dichiara la Società scientifica che lancia un appello per rivedere il sistema del Drg attualmente sottostimato.
05 SET - Gli italiani obesi sono oltre sei milioni e dal 1994 ad oggi il loro numero è cresciuto del 25%. Sono 1,5 milioni i pazienti che potrebbero giovarsi del notevole e duraturo calo di peso ottenuto dal bisturi. Ma troppo pochi affrontano questo percorso: nel nostro Paese, lo scorso anno sono stati sottoposti a intervento chirurgico 7.000 casi di obesità grave contro, per esempio, i 27.000 della Francia. Non solo, nel Sud d’Italia dove il problema dell’obesità è rilevante - Campania e Puglia vantano il primato europeo di obesità infantile - si praticano pochissimi interventi bariatrici.
Eppure, secondo gli esperti della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche, questi sono interventi salvavità.
Inoltre il sistema attuale dei Drg relativi alla chirurgia non riesce a coprire le spese vive per l’intervento e il ricovero. Per questo la Sicob chiede “L’adozione di una remunerazione specifica per ogni intervento, diversificata sulla base dei costi diretti ed indiretti che sono estremamente variabili ma di facile documentazione”.
“Nel nostro Paese i centri specializzati sono solo un centinaio – ha detto Marcello Lucchese, presidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) nel corso di un seminario tra giornalisti e gli specialisti, a Roma– e a differenza del resto d’Europa, il loro numero è costante da almeno 10 anni. Un paziente che richiede un intervento deve quindi aspettare da 6 a 12 mesi, prima di entrare in sala operatoria. Le liste d’attesa diventano così sempre più lunghe e insostenibili. Eppure fin dagli anni ’90, siamo ai vertici mondiali in questa specialità”. Il problema, secondo Lucchese, è che da troppo tempo si sottovalutano i benefici medici ed economici prodotti della chirurgia bariatrica. “Le autorità – ha aggiunto – devono invece incentivare questi interventi salva vita che rappresentano un investimento e non solo un costo. Soprattutto in un periodo come questo di grave crisi economica: ogni anno per l’obesità il nostro Paese spende 88 miliardi tra costi diretti ed indiretti”.
C’è poi l’emergenza Meridione. “Solo un paziente su sette è eseguito nelle regioni meridionali – ha spiegato Luigi Angrisani, presidente dell’International federation for the surgery of obesity and metabolic disorders (Ifso) – un numero in netto contrasto con i dati epidemiologici nazionali che sottolineano come siano proprio gli abitanti del Mezzogiorno con maggiori problemi di grave sovrappeso. Inoltre, con il 36% di bimbi colpiti, Campania e Puglia vantano il primato europeo di obesità infantile”.
Numerosi studi e ricerche internazionali hanno poi dimostrato come la mortalità legata a questi interventi sia inferiore all’1%. “Un obeso non operato invece – ha sottolineato Pietro Forestieri, Presidente emerito Sicob – è maggiormente esposto a numerose e gravi malattie come ipertensione, cancro, diabete, con un rischio di decesso superiore al 6%”.
In Italia operano 270 chirurghi dell’obesità in un centinaio di strutture sanitarie sparse in modo non uniforme sul territorio nazionale.
“È rarissimo riscontrare la creazione di nuovi centri, soprattutto ad elevati volumi di attività – ricorda Forestieri – per la cura di pazienti extralarge si devono adottare misure tali da diffondere, su più larga scala e con maggiore omogeneità, centri interdisciplinari per la terapia chirurgica di questo disturbo. Al tempo stesso, è necessario migliorare dal punto di vista tecnologico le strutture già esistenti. Per ottimizzare tutte le risorse umane ed economiche una possibile soluzione è la creazione di una rete di centri a livello nazionale”.
Un altro problema è rappresentato dai Drg relativi alla chirurgia bariatrica. “Con il sistema attuale – ha aggiunto – spesso non riusciamo nemmeno a coprire le spese vive per l’intervento e il ricovero. La Sicob chiede da diversi anni l’adozione di una remunerazione specifica per ogni intervento, diversificata sulla base dei costi diretti ed indiretti che sono estremamente variabili ma di facile documentazione. Indispensabile è anche la creazione di un nuovo rapporto di fiducia tra medico e paziente, che - assicurano gli esperti – può portare a una migliore collaborazione e alla riduzione del contenzioso medico legale”.
05 settembre 2013
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