Veneto. Tagli lineari per tutti. Ma soprattutto per la veterinaria pubblica
di Roberto Poggiani
Sempre meno risorse economiche e umane. Una devastante politica di tagli lineari, lo smantellamento di strutture epidemiologiche importanti, le profilassi di Stato definanziate, servizi veterinari sempre più penalizzati. Il grido d’allarme del segretario regionale della Federazione veterinari e medici
19 AGO - Quella veterinaria oggi in Veneto sembra essere una professione ‘discriminata’. Mentre le emergenze continuano a ripresentarsi con allarmante puntualità. Quali rischi si corrono con una ‘politica’ di tagli lineari accompagnata allo smantellamento di strutture epidemiologiche importanti? E quali potranno essere le conseguenze per la salute pubblica?
In questi giorni alcuni articoli usciti sui quotidiani della provincia di Treviso hanno descritto in modo particolareggiato le attività svolte dai servizi veterinari dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo. Un’operazione di comunicazione encomiabile, visto che troppo spesso della grande mole di lavoro specialistico a tutela della sanità, del benessere animale e della sicurezza alimentare l’opinione pubblica non viene adeguatamente informata.
Ma l’urgenza del momento ci suggerisce anche alcune altre considerazioni. Innanzitutto vogliamo sottolineare come quella descritta sia l’attività che tutti i servizi veterinari delle aziende sanitarie venete svolgono costantemente ogni giorno. Mille compiti tra i più diversificati portati a termine puntigliosamente su un vasto territorio, e non in tranquilli e asettici ambulatori, a dispetto delle difficoltà crescenti: una normativa complessa in continuo cambiamento, una burocrazia imponente, emergenze che continuano a riproporsi, dalla West Nile all’influenza aviaria, dalle intossicazioni alimentari alle micotossine cancerogene e a mille altri fattori di rischio.
Senza contare il supporto costante assicurato all’agroalimentare veneto, con i continui controlli degli alimenti. Sono i veterinari pubblici, ricordiamolo, a compiere le profilassi di Stato per il controllo delle malattie infettive e delle zoonosi. Ad eseguire le verifiche sul benessere animale e di conseguenza ad assicurare il rispetto della normativa in materia di condizionalità, che permette alle aziende di ottenere gli aiuti economici comunitari.
Oggi dobbiamo denunciare la sempre maggiore carenza di risorse economiche e umane in cui sono costretti ad operare i servizi veterinari. Noi resistiamo e stiamo lavorando all’osso per assicurare quegli standard che sono imprescindibili per la salute pubblica. Ma guardiamo con inquietudine alla miopia di certe scelte, ai tagli orizzontali applicati indiscriminatamente a tutta la sanità pubblica, ma con particolare accanimento a qualsiasi attività di sanità veterinaria.
Tagli che vanno a castigare una Regione come il Veneto tradizionalmente virtuosa in questo settore. Ma Venezia non sembra avere l’esatta percezione e la consapevolezza di tutto questo.
E capiamo, nostro malgrado e con apprensione, di essere diventati dei discriminati. C’è chi è discriminato per questioni di razza, sesso o religione. I veterinari veneti lo sono per il senso di malcelata sufficienza con cui si guarda alla loro attività e si decide della loro professione. E ogni giorno questa situazione diventa più grave, con un Unità di progetto veterinaria regionale perennemente ‘precaria’, con lo smantellamento di un centro di epidemiologia di eccellenza, con i problemi crescenti per i veterinari convenzionati (uno dei punti cardine dei controlli), con il rischio di ritrovarsi servizi veterinari delle Ulss decapitati e a funzionalità ridotta.
Chi ci governa si rende conto delle conseguenze drammatiche di certe scelte? Delle responsabilità gravissime che si assume? Permetteteci di dubitarne.
Roberto Poggiani
Segretario regionale Fvm-Sivemp Veneto
19 agosto 2013
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