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Milillo (Fimmg): “Governo e Regioni sostengano il cambiamento della medicina generale”


Nella sua relazione al 65° Congresso Fimmg-Metis, il segretario nazionale ribadisce la necessità della ri-fondazione dell’assistenza primaria, sottolineando però che senza un sostegno reale di Governo e Regioni i medici sono sempre più in difficoltà. Tra i nodi essenziali c’è l’informatizzazione.

07 OTT - Giacomo Milillo parla al 65° Congresso Fimmg-Metis che si svolge in questi giorni a Villasimius. La relazione è anche il bilancio dei suoi quattro anni di mandato come segretario nazionale, che dovrebbe essere rinnovato con il voto di sabato.

Al centro del ragionamento c’è l’esigenza del cambiamento nell’organizzazione dell’assistenza primaria, riassunto dalla Fimmg con la formula della “ri-fondazione”.
“Questa consapevolezza – ha detto Milillo – che è patrimonio consolidato e caratterizzante la Fimmg fin dalla sua fondazione, ha guidato anche in questo quadriennio le nostre scelte di politica sindacale. Scelte difficili, maturate attraverso un percorso in qualche caso contraddistinto anche da travagli interni, alimentati dalla condizione di ingravescente disagio che la categoria vive e denuncia ormai da diversi anni. Ciò nonostante, la Fimmg è riuscita a mantenere una posizione coerente, tesa a tutelare concretamente la categoria nel presente e a creare le condizioni perché nel prossimo futuro possa realizzarsi un importante sviluppo del settore nell’interesse fondamentale dei cittadini e del Paese”.

Ma cosa vogliono cambiare i medici di medicina generale? Lavoro di squadra, più prevenzione per arginare la diffusione delle malattie croniche, passaggio dalla medicina d’attesa alla medicina d’iniziativa. Tutti elementi che devono trovare un riscontro organizzativo e retributivo. “Perché il medico di medicina generale possa abbandonare l’atteggiamento solista e impegnarsi in un vero lavoro di squadra – ha sintetizzato Milillo – è necessario rimuovere la concorrenza sulle scelte, ristrutturare il compenso in modo da distinguere l’onorario del professionista dal finanziamento dei fattori di produzione, dare piena e continuativa occupazione al medico in tutta la sua vita professionale, eliminando la distinzione in settori e introducendo l’accesso unico alla convenzione, aiutando il medico a sviluppare una adeguata rendicontazione delle attività svolte e facilitando la sua partecipazione alle attività di programmazione e gestione dell’assistenza”.

Un passaggio difficile che non si può affrontare con scorciatoie: “Non si illudano le Regioni che basti raggruppare i medici in ospedali dismessi, collocando nella stessa sede anche altre professionalità per realizzare un’Assistenza Primaria efficace ed efficiente. È necessario riempire questi contenitori di professionisti mettendoli nella condizione di lavorare insieme, di definire e rispettare i ruoli di ciascuno”.

Tra le richieste sul tavolo, la possibilità per i medici di medicina generale di recuperare almeno l’aumento dei costi dei fattori di produzione durante il prossimo triennio, nonostante il blocco del rinnovo di convenzioni e contratti. Ma per fare tutto questo occorre l’impegno (e le risorse) da parte del Governo e delle Regioni.
E gli interventi sono necessari tanto per rispondere ai nuovi bisogni di salute quanto per arginare il disagio della categoria che sta provocando disaffezione e una scarsa affluenza di giovani alla professione. Il segretario della Fimmg è preoccupato della condizione in cui vive la categoria: “Rabbia, indignazione, nostalgia, umiliazione, stanchezza, rassegnazione, sfiducia, frustrazione, insicurezza sono alcune delle emozioni che sempre più spesso nel nostro vissuto professionale prendono il posto di sentimenti positivi quali entusiasmo, sicurezza, orgoglio, soddisfazione”. E ad aggravare le difficoltà ci sono le accresciute richieste, sul versante assistenziale ma anche telematico.

C’è un “aumento progressivo del carico di lavoro che dobbiamo sostenere per l’incremento delle esigenze assistenziali di una popolazione con un sempre maggiore numero di anziani, di malati cronici, di non autosufficienti; carico di lavoro ulteriormente in aumento per la progressiva riduzione dei posti letto e lo spostamento sul territorio, senza una preventiva riorganizzazione, di attività assistenziali prima sostenute dal livello ospedaliero”, ma c’è anche lo “scompiglio determinato dal cosiddetto “decreto Brunetta” che, pur perseguendo obiettivi condivisibili, ha introdotto norme pericolosamente imperfette nella loro formulazione (alcune oggi in fase di correzione) e soprattutto sanzioni sproporzionate” e, ancora, il “decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che attribuisce a tutti i medici convenzionati il compito di rilevare sul sistema informatico del Ministero la condizione di esenzione per reddito e di apporre una ‘biffatura’ sulla prescrizione per attestarla”.

Molti altri i temi affrontati da Milillo nella relazione, dai rapporti con le istituzioni mediche, Fnomceo ed Enpam in particolare, ai rapporti sempre più articolati e collaborativi con alcuni soggetti istituzionali, come Aifa e Agenzia delle Entrate.
 
E.A.
 

07 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

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