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Blangiardi: “Ancora molte ombre sul sistema di prevenzione”


“Alla politica chiediamo di prestare maggiore attenzione ai temi della prevenzione cominciando non solo a garantire i finanziamenti, ma ampliandoli per progetti che assicurino con equità il diritto di crescita di salute a tutta la popolazione”. In un’intervista a Quotidiano sanità, Francesco Blangiardi presidente della Siti, la società italiana di igiene e medicina preventiva, riunita dal 3 al 6 ottobre in Congresso a Venezia, fa il punto della situazione sul sistema di prevenzione.

04 OTT - Intervista a Francesco Blangiardi presidente della Siti, la società italiana di igiene e medicina preventiva.
Dottor Blangiardi, partiamo da uno dei punti più caldo del dibattito politico, il federalismo. Come si declina questa nuova visione nel campo della prevenzione?
Nell’ intensificare ancora di più il nostro impegno per cercare di portare le istituzioni, soprattutto quelle che operano a livello regionale, verso una visione equa e solidale. Vuol dire lottare ancora di più per avere un unico sistema, anche perché le malattie sulle quali facciamo un grande lavoro di prevenzione non conoscono confini regionali, per cui un intervento attuato in una Regione può risultare inefficace il momento in cui quella limitrofa non adotta gli stessi sistemi.
Quali sono i rischi maggiori che intravedete?
Grosse sperequazioni tra Regioni. Soprattutto i rischi maggiori li corrono, e li correranno, i cittadini di quelle Regioni, in particolare del Sud, sottoposte a Piani di rientro. Le risorse sono molto limitate e i tagli investono anche quella parte riservata alla prevenzione anche se (purtroppo) incide marginalmente sui bilanci regionali. Questo acuisce ancora di più le differenze esistenti. Bisogna anche dire che noi partiamo con un handicap: non abbiamo un sistema che opera in maniera sinergica per tutelare i cittadini. Tradotto, salute non è solo sanità, è il frutto di una combinazione di fattorisociali, economici, infrastrutturali, ambientali che operano in sinergia per tutelarla. E questo nel nostro Paese ancora non avviene.
Da un punto di vista strettamente organizzativo, per quanto riguarda il sistema di prevenzione quali sono le falle che più vi preoccupano?
La mancanza di personale.Lo ripetiamo da anni: il blocco delle assunzioni sta mettendo in ginocchio i dipartimenti di prevenzione. Non si fanno più concorsi e siamo arrivati al punto che i soggetti più giovani sono i cinquantenni. Questo si traduce in una perdita di entusiasmo e in un aumento preoccupante del carico lavorativo in quanto chi va in pensione non viene sostituito. Molto viene fatto grazie alla buona volontà e all’abnegazione del personale. E non parlo solo dei medici, ma anche degli infermieri, dei tecnici della prevenzione che lavorano nel sistema della sanità pubblica. Non so quanto ancora resisteremo anche perché ora siamo impegnati anche sul fronte della malattie cronico degenerative.
Parliamo invece delle criticità sul fronte della sanità pubblica
Il panorama è vasto. Fortunatamente siamo riusciti con l’immunoprofilassi attiva e quindi con le vaccinazioni ad arginare le malattie infettive più pericolose. La poliomelite è un esempio significativo: è quasi scomparsa nel nostro Paese. Ma ci sono problematiche enormi per le quali la prevenzione potrebbe fare molto, penso agli incidenti sul lavoro, agli incidenti stradali e a quelli domestici. Per arginarli ci vorrebbe un lavoro sinergico che chiama in causa, come ho già detto, anche gli altri sistemi che concorrono con bilanci diversi da quelli della sanità
E sul  Piano nazionale di prevenzione?
Ci sembra per alcuni aspetti un libro dei sogni. Avremmo preferito che l’attenzione fosse focalizzata su alcune patologie specifiche di interesse nazionale. Questo avrebbe consentito di concentrare le risorse sulla loro risoluzione.
Quali?
Prime fra tutte le malattie cardiocircolatorie e i tumori. Con questo non vogliamo distogliere l’attenzione dalle malattie infettive per le quali abbiamo ottenuto grandi successi.
Mi scusi, ma patologie cardiocircolatorie e i tumori figurano ai primi posti nell’agenda del ministero …
Certamente, peccato che alle dichiarazioni di intenti non seguono fatti concreti soprattutto per quanto riguarda l’impiego di risorse adeguate. Le faccio un esempio concreto, nella mia regione, la Sicilia sono stati stanziati fondi per gli screening oncologici, ma ci hanno anche comunicato che questi fondi saranno a disposizione solo per due anni. Come possiamo fare una programmazione seria con queste premesse? Che facciamo per gli anni successivi diciamo ai cittadini “mi dispiace sono finite le risorse per voi?”.
Piano vaccinale, com’è la situazione?
Dallo scorso anno la nostra società ha attivato una collaborazione con le società di pediatria, la Sip e la Fimp, e abbiamo stilato un calendario congiunto che abbiamo presentato alle istituzioni. Sembra che il ministero abbia adottato la nostra proposta. E in qualche Regione, come Puglia e Sicilia è già stato adottato. Siamo tuttavia ancora in attesa che il Ministero ufficializzi il nuovo testo.
Quale messaggio vuole mandare alle istituzioni?
I politici prestano ancora scarsa attenzione alla prevenzione e al contributo che le società scientifiche sono in grado di offrire. Possiamo dare suggerimenti che vanno anche nella direzione di un risparmio delle risorse. O meglio di una giusta allocazione delle stesse. Chiediamo di essere ascoltati, indipendentemente dai voti che possiamo portare. 
(E.M.)

04 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

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