Nei giorni scorsi Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, e Carmela De Rango, Segretaria CIMOP (il sindacato dei medici dell’ospedalità privata accreditata) hanno incontrato il Ministro della Salute Orazio Schillaci che ha fornito importanti rassicurazioni sul rinnovo del contratto dei medici dipendenti delle strutture afferenti all’AIOP, fermo da quasi 20 anni, e all’ARIS, scaduto lo scorso anno.
“È la prima volta che un Ministro della Salute riceve la CIMOP prendendo atto della gravità della situazione in cui versano i medici dipendenti delle strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale – dichiarano Quici e De Rango -. Siamo di fronte ad una vera e propria discriminazione rispetto ai colleghi del pubblico che, pur svolgendo lo stesso lavoro e rispondendo alle stesse richieste di salute dei cittadini, guadagnano più del doppio dei medici dell’ospedalità privata. Una evidente violazione dell’art. 36 della Costituzione, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro”.
“Dinanzi a questo quadro, Schillaci si è impegnato a farsi carico del problema, spiegando come nella bozza di legge di Bilancio sia stato stanziato un miliardo di euro per la valorizzazione dei DRG - e quindi delle prestazioni offerte dalle strutture private accreditate - che comprende anche il rinnovo del contratto dei medici. In ogni caso il Ministero della Salute intende vincolare al rinnovo del contratto l’utilizzo delle risorse stanziate e, auspicabilmente, l’accreditamento stesso delle strutture al Servizio sanitario nazionale”. CIMO-FESMED e CIMOP propongono di prevedere tale eventualità nel documento per lo sviluppo e l’applicazione del sistema di accreditamento nazionale che verrà prodotto da un apposito Tavolo di lavoro e sottoposto alla Conferenza permanente Stato-regioni.
“Ringraziamo il Ministro per averci incontrato e per aver dimostrato importanti aperture nei confronti delle nostre posizioni. Abbiamo deciso di revocare lo sciopero previsto per il prossimo 13 dicembre, ma siamo pronti a riprendere la protesta all’inizio del prossimo anno nel caso in cui le mere promesse non si trasformino in atti più concreti, come la convocazione di un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte”, concludono Quici e De Rango.