Congresso Sifo. “Con il farmacista di reparto si può risparmiare il 40% ogni anno”
Si è aperto stamani a Bari il 33° Congresso della Società italiana di farmacia ospedaliera. Che ricordando i risultati del progetto pilota sul farmacista di reparto, avviato nel 2010 con il ministero della Salute, propone l’inserimento di questa figura in tutti i centri di oncologia del Paese.
12 OTT - “Con l’introduzione del farmacista di dipartimento in tutti i reparti di oncologia italiani (oltre 300) sarebbe possibile risparmiare fino al 40% delle risorse ogni anno”. A sostenerlo è la Sifo (la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie), in occasione del XXXIII Congresso nazionale aperto stamani a Bari e in programma fino al 14 ottobre con la partecipazione di circa 1.000 delegati.
“La cifra – spiega la Sifo - si ricava dai risultati di un progetto pilota, avviato nel marzo 2010 e terminato nel giugno 2011, condotto dalla Sifo in collaborazione con il Ministero della Salute in 5 ospedali (Torino, Padova, Ancona, Bari, Taormina). Il risultato è eclatante: sono stati risparmiati in media 100mila euro l’anno in ogni centro oncologico, risorse che si potrebbero reinvestire per consentire ai pazienti di accedere ai prodotti (farmaci e dispositivi) innovativi, spesso molto costosi”.
La ricetta anti-sprechi della Sifo si inserisce a pieno nella tematica scelta per il XXXIII Congresso, dedicato al “Governo dell’innovazione”. “Riteniamo sia un tema decisivo da affrontare nel 60° anniversario della nostra società scientifica – ha affermato
Laura Fabrizio, presidente Sifo -. Il farmacista di dipartimento affianca il medico in corsia e porta significativi vantaggi sia ai pazienti, in termini di sicurezza e di maggiore consapevolezza delle cure cui si sottopongono, sia al Servizio sanitario nazionale in termini di risparmio, grazie a un uso più efficiente delle risorse. Fornisce consigli sulla gestione della terapia farmacologica, informazioni sull’effetto dei farmaci e spiega al paziente come proseguire il trattamento a casa dopo la dimissione. Questa figura professionale dovrebbe essere introdotta in tutti i riparti degli ospedali italiani”.
“Inoltre – ha proseguito Fabrizio -, grazie all’allestimento delle preparazioni oncologiche personalizzate possiamo ottenere un risparmio di circa il 30% delle risorse assegnate al reparto”.
Nel 2013 il progetto del farmacista di dipartimento verrà implementato in altri dieci centri. “Vogliamo individuare nuovi modelli organizzativi che permettano di tracciare nel miglior modo possibile il percorso dei farmaci e dei dispositivi medici – ha sottolineato
Maria Grazia Cattaneo, vice presidente Sifo -. In particolare il farmacista di reparto può concorrere a prevenire gli errori in terapia e a minimizzarne gli esiti, intervenendo in ognuna delle fasi che caratterizzano il percorso del farmaco in ospedale: prescrizione, preparazione, trascrizione, distribuzione, somministrazione e monitoraggio. Non possiamo parlare di costi e sprechi dividendo l’ospedale dal territorio, è necessaria una visione globale delle risorse disponibili”.
Nel 2011 il mercato farmaceutico totale è stato pari a 26,3 miliardi di euro, di cui i 3/4 rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. La spesa per i medicinali erogati attraverso le strutture pubbliche nel 2011 è stata di 7,5 miliardi di euro (5,612 miliardi nel 2008), rappresentando oltre un quarto delle uscite complessive per i farmaci nel nostro Paese. E la variabilità regionale della quota di spesa per questi farmaci è compresa tra il 36% di Toscana e Basilicata ed il 26% della Sicilia, legata alle diverse scelte nelle modalità di distribuzione. “Se non si individuano risorse – ha commentato
Piera Polidori, direttore scientifico Sifo –, ad esempio promuovendo l’utilizzo degli equivalenti e dei biosimilari ed intervenendo sulle sacche di inappropriatezza, l’accesso all’innovazione diventa difficile”.
“Per combattere lo spreco di risorse pubbliche – ha proseguito Polidori - e contrastare la crescita della spesa farmaceutica la soluzione, a nostro avviso, non può essere la distribuzione nelle farmacie private di medicinali costosi a carico del sistema sanitario nazionale. È pretestuoso pensare che in questo modo si ridurrebbero gli sprechi. Questi medicinali, infatti, nelle Aziende Sanitarie sono acquistati ad un prezzo scontato rispetto al prezzo al pubblico stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco, la loro gestione è attentamente tracciata e monitorata e l’erogazione ai pazienti non implica costi aggiuntivi perché non c’è nessun margine di guadagno come richiesto, invece, dagli esercizi privati”.
In sanità, tra vincoli di bilancio, tetti di spesa e domanda crescente, diventa sempre più difficile assumere decisioni sui prodotti innovativi, spesso molto costosi e per i quali si dispone di risultati di efficacia non conclusivi o, quantomeno, di benefici aggiuntivi per il paziente solo di lieve entità. “Il farmacista ospedaliero – ha spiegato
Marisa Dell’Aera, Presidente del Comitato scientifico del Congresso - ha strumenti come l’allestimento centralizzato dei medicinali ad alto costo che permette di contenere gli sprechi. Ad esempio, non disperdere nemmeno una minima quantità di una fiala di una terapia oncologica che, in alcuni casi, costa anche 3.000 euro, è fondamentale per garantire un risparmio al servizio sanitario nazionale”.
Il recente Decreto Balduzzi stabilisce l’immediata disponibilità dei farmaci innovativi in tutte le Regioni dopo il giudizio positivo (sul requisito della innovatività terapeutica di particolare rilevanza) da parte della Commissione consultiva tecnico-scientifica dell’Aifa Non si dovrà quindi più attendere l’approvazione delle singole commissioni regionali e provinciali ed il successivo inserimento nei Prontuari Terapeutici Regionali. “Ma è necessario – ha sottolineato Fabrizio - che i metodi adottati per definire la reale innovatività di un prodotto siano appropriati ed in questo senso sarà fondamentale il contributo dell’Aifa. Ricordiamo che i farmaci che veramente hanno cambiato la vita dei pazienti e i protocolli terapeutici negli ultimi cinque anni sono stati meno di dieci. Quando si parla di innovazione in campo farmacologico il concetto più importante è legato al vantaggio terapeutico in termini di costo-efficacia offerto dal trattamento rispetto a quelli già esistenti. Inoltre riteniamo che i nuovi strumenti di rimborso stabiliti per i farmaci oncologici che chiamano in causa anche le aziende produttrici per condividere il rischio di fallimento terapeutico dovrebbero essere applicati a tutti i prodotti innovativi”.
“Se vogliamo lavorare in base alla logica di sistema che ispira il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 – hanno concluso i presidenti del Congresso,
Michele Lattarulo e
Mara Garzone -, la disponibilità dei dati (epidemiologici, di efficacia, di prescrizione, di spesa ecc) diventa fondamentale perché le decisioni sull’innovazione siano informate e consapevoli. L’obiettivo a cui puntare deve essere rappresentato non solo dall’efficacia delle terapie, ma anche dalla loro sostenibilità economica”.
12 ottobre 2012
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