Formazione in Medicina. Oggi confronto Miur-Salute-Giovani medici su decreti di riforma
I giovani medici chiedono meno anni di Specializzazione e riduzione dei tempi tra tesi di Laurea ed esame di abilitazione. Mazzucco (Sigm): “La formazione è questione di qualità, non di quantità di anni”. Fazio: “Futuri governi non interrompano le importanti riforme”.
09 NOV - “L’attuale sistema formativo in Medicina è incivile. Lo è per i giovani medici e per il Ssn, quindi per i cittadini”. Ad affermarlo è Walter Mazzucco, presidente del Segretariato dei Giovani Medici (Sigm), a margine di un incontro su medicina generale e formazione organizzato stamani al ministero della Salute. Un confronto che proseguirà nel pomeriggio con un workshop al Policlinico Umberto I di Roma nel corso del quale i giovani medici si confronteranno con i tecnici del ministero della Salute e del Miur sulle bozze di decreti per riformare il percorso formativo dei medici e ridurne i tempi. Perché, sottolinea Mazzucco, “la formazione è questione di qualità, non di quantità”.
Un tema, quello della formazione, che il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha detto di avere “particolarmente a cuore, perché la formazione è il cuore del sistema”. Ma che secondo il Sigm, oggi, è “inadeguata” e “ingiustificatamente lunga”.
Tra corso di Laurea, tirocinio ed esame di abilitazione, e Specializzazione si tratta di almeno 11 anni. Come stabilito, secondo Mazzucco, “da vecchie leggi che forse, in un periodo di sovraccarico di professionalità mediche, cercavano di ritardare l’accesso al mondo del lavoro”.
Come deve essere, allora, una formazione di qualità secondo il Sigm? “Di qualità è una formazione incardinata in una rete formativa legata all’ospedale ma anche al territorio fin dal corso di Laurea in Medicina. Una formazione che – ha aggiunto Mazzucco - metta il giovane medico in contatto con tutte le articolazioni del sistema sanitario, garantendo un’attività professionalizzante di elevata qualità”.
Tutto questo dovrebbe essere contenuto nei decreti a cui il Miur sta lavorando e che, “da quanto ci è stato annunciato, recepiscono le nostre proposte” che consistono nella riqualificazione ma anche nella contrazione degli anni di formazione attraverso l’eliminazione di tempi morti e disservizi”, afferma Mazzucco. Tra le proposte della Sigm, la riduzione della durata dei corsi di specializzazione e il conseguente accantonamento di risorse da utilizzare per finanziare contratti aggiuntivi, ma anche la riduzione del periodo che intercorre tra la discussione della tesi di Laurea e l’esame di abilitazione. “Il tirocinio professionalizzante – spiega Mazzucco – dovrebbe essere svolto durante il corso di Laurea e l’esame di abilitazione essere contestuale alla discussione della tesi o previsto dopo pochi giorni”. Questo, secondo il presidente del Sigm, “permetterebbe anche di dare allo studente di medicina una visione ampia della medicina e delle sue articolazioni, compresa la medicina generale”.
Sulla medicina generale, infatti, si è concentrata la mattinata di lavori presso il ministero della Salute, nel corso della quale è stata lanciata la prima Survey sulle condizioni dei giovani medici di Medicina generale, promossa dalla Sigm e dal Movimento Giotto, che raccoglie i medici di medicina generale in attesa di convenzione con il Ssn. Il questionario sarà proposto via web ai giovani camici bianchi in formazione o già in possesso di diploma. I risultati dovrebbero fare emergere forti criticità e poco ottimismo da parte dei giovani medici, come già emerso d'altra parte in mattinata nel corso degli interventi di Walter Mazzucco e di Antonia Colicchio, presidente del Movimento Giotto.
Il ministro Fazio, però, si è detto ottimista sul futuro della medicina generale. “Importanti esempi di come si stia sviluppando arrivano già dalla Lombardia e dalla Toscana”, ha detto il ministro citando i progetti sperimentali avviati nelle due Regioni per la presa a carico dei pazienti affetti da alcune specifiche patologie croniche, ad esempio il diabete. “Si è inoltre chiuso il tavolo di lavoro sulla riforma del sistema di emergenza-urgenza che presto porteremo in Stato-Regioni e che prevede lo spostamento di codici bianchi e verdi dal Pronto Soccorso al territorio”. Una divisione “non solo spaziale, ma anche di gestione professionale”, ha sottolineato Fazio. Saranno i medici di medicina generale a dover assistere i codici bianchi e verdi, secondo quanto previsto dalla riforma.
Il ministro ha quindi auspicato che da parte dei futuri governi ci sia la responsabilità a portare avanti i gli importanti progetti avviati per la riorganizzazione del sistema sanitario, a partire proprio dal potenziamento della “medicina territoriale”. Area del Ssn che, secondo la Sigm, il Movimento Giotto e il presidente dell’Ordine di Roma, Mario Falconi, presente ai lavori, resta ancora la cenerentola del Ssn e della formazione in Medicina.
Secondo Fazio i tempi sono maturi e il pensionamento di un gran numero di medici, in questa fase di trasformazione, “non è una cattiva notizia”. “La disaffezione nei confronti della medicina generale – ha detto il ministro – è legata anche all’immagine di un medico che lavora alla vecchia maniera. Una maniera che non è più sufficiente né congrua alle esigenze del sistema, che ha bisogno di integrazione ospedale-territorio, di spostare sul territorio alcune tecnologie, e che chiede al medico di medicina generale di farsi carico delle diagnosi di I livello ma sapere interpretare anche quelle di II livello. Di avere dimestichezza con la telemedicina, di sapere costruire i percorsi terapeutici e garantire la continuità assistenziale”. Una nuova medicina territoriale che, secondo il ministro, saprà essere anche più appetibile alle nuove generazioni di studenti in Medicina.
09 novembre 2011
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