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Fondo Non Autosufficienze. Anffas: “Bene la ricostituzione a 500 milioni, ma restano molte criticità da risolvere”


“La ricostituzione del Fondo Non Autosufficienze rappresenta solo l’inizio di un percorso che va completato. Necessario assicurare che la globalità degli interventi disponga di adeguate risorse e sia pertanto resa pienamente esigibile”. Così di Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus, ha commentato la ricostituzione del Fondo.

15 FEB - “La ricostituzione del Fondo Non Autosufficienze a 500 milioni, cifra raggiunta solo grazie all’integrazione da parte delle Regioni a statuto ordinario di 50.000 euro, è positiva ma permangono ancora delle criticità che vanno risolte”. È il commento di Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus, che pur evidenziando alcuni nodi da sciogliere ha sottolineato “gli elementi degni di nota” del Fondo.
 
Tra gli aspetti positivi per Speziale c’è “l’inserimento nel casellario dell’assistenza di voci particolarmente qualificanti di rilevazione delle misure relative all’attuazione della Legge 112/16 e l’aumento dal 40% al 50% della quota destinata alle disabilità gravissime con riferimento specifico alla Sla e all’Alzheimer”. “Ma restano dei nodi da sciogliere: aspettiamo, infatti, ancora il Piano Nazionale Triennale 2017-2019 per le non autosufficienze espressamente previsto dal decreto di riparto del 26 settembre 2016 ma mai esitato: un vuoto, questo, che ha delle conseguenze”.

“In particolare – ha evidenziato ancora Speziale - mancano tutti i principi e i criteri per l'individuazione dei beneficiari, a partire dalla definizione di disabilità gravissima di cui all'art. 3, nelle more della revisione delle procedure di accertamento della disabilità e con l'obiettivo di adottare una nozione di persone con necessità di sostegno intensivo, differenziato sulla base dell'intensità del sostegno necessario, e mancano anche le indicazioni per lo sviluppo degli interventi a valere sulle risorse del Fondo nell'ottica di una progressione graduale, nei limiti delle risorse disponibili, nel raggiungimento di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale”.
 
Questo stato di cose comporta automaticamente sia il permanere di inidoneità degli strumenti utilizzati per definire la platea dei destinatari e l’assenza di efficaci sostegni da assicurare agli stessi ed ai familiari, sia il permanere di una assenza di pianificazione con correlate difficoltà attuative da parte delle Regioni e degli ambiti sociali che non hanno ancora speso e rendicontato le pregresse annualità.
 
“Last but not least - ha detto ancora il presidente - portiamo all’attenzione di tutti i soggetti coinvolti il fatto che attualmente vi è ancora una quota irrisoria destinata al fondo per la vita indipendente e che i progetti a questa collegati sono ancora in una fase di mera sperimentazione”.
 
“Insomma – ha concluso - a nostro avviso la ricostituzione del Fondo rappresenta solo l’inizio di un percorso che va completato attraverso la ricomposizione della correlata spesa socio-assistenziale, socio-sanitaria, indennità di accompagnamento, permessi lavorativi, “dopo di noi”, assegni di cura, servizi e sostegni per l’abitare, ecc., al fine di assicurare che la globalità di tali interventi disponga di adeguate risorse e sia pertanto resa pienamente esigibile. Il tutto con lo scopo di dare compiuta attuazione al progetto di vita delle persona con disabilità (ex art. 14 legge 328/2000) in chiave di miglioramento della sua qualità di vita e delle condizioni e di inclusione attraverso un incremento graduale e strutturale delle risorse fino a 7 miliardi”.

15 febbraio 2018
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