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Prevenzione. Le priorità di Fazio. Medici in prima linea e più evidenze scientifiche


In Gazzetta il decreto del ministero della Salute che fissa le priorità, concordate con le Regioni, del Piano nazionale di prevenzione 2010-2012. Le nuove convenzioni dovranno prevedere un maggiore coinvolgimento dei mmg e dei pediatri. Un network italiano per l'Evidence Based Prevention.

02 NOV - Il Piano nazionale per la prevenzione 2010-2012 (approvato con intesa Stato Regioni il 29 aprile 2010) potrebbe finalmente partire. E’ stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro della Salute con il quale vengono fissate le azioni centrali di prevenzione ritenute prioritarie per poter avviare pienamente le politiche di prevenzione a livello regionale.
Questo decreto si è reso necessario in considerazione del nuovo assetto federale della sanità che, anche per quanto riguarda la prevenzione, delega alle Regioni l’attuazione ma anche la programmazione degli interventi. Da qui la necessità di muoversi su alcune linee condivise per concentrare gli sforzi e utilizzare al meglio le risorse senza dispersione di iniziative o progetti tra le varie realtà locali.
Il decreto del ministro Fazio individua diverse linee di intervento delle istituzioni nazionali per supportare in modo coordinato i piani regionali. Tra questi spiccano gli impegni per implementare i registri e i sistemi informativi di sorveglianza epidemiologica che si rivelino di importanza strategica per il buon esito del piano; per favorire il pieno coinvolgimento dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta, attraverso il recepimento nelle rispettive convenzioni di un impegno più definito e stringente nei piani di prevenzione; per utilizzare al meglio la medicina predittiva, evitando sprechi di risorse non giustificate dai risultati, attraverso l’adozione di un protocollo di utilizzo della Public Health Genomics (in inglese nel testo del decreto) basato sulle evidenze disponibili.

Compito delle istituzioni centrali sarà anche quello di supportare le iniziative regionali con formazione metodologica e il monitoraggio congiunto delle azioni, anche basandosi su una maggiore e rapida diffusione delle evidenze scientifiche disponibili sugli effetti della prevenzione  a partire dagli screening periodici dei tumori della prostata e dei polmoni per i quali già esistono studi appositi. Quello del costo beneficio appare comunque uno dei criteri guida delle nuove politiche di prevenzione, tant’è che nel decreto si prevede un forte supporto centrale alla creazione di un vero e proprio network italiano per la Evidence Based Prevention tra i centri di eccellenza accreditati alla valutazione di efficacia in sanità pubblica, con i quali il Ccm ha già avviato contatti.

In questo quadro diventa importante rivedere l’assetto istituzionale dell’Osservatorio nazionale screening, come del resto previsto dal Piano nazionale di prevenzione, per farne uno strumento fondamentale di gestione coordinata delle politiche di screening tra le diverse regioni.
Insomma il concetto forte è quello di rete e in rete si vuole mettere anche l’opportunità crescente di coinvolgere altri soggetti (pubblici e privati) che negli anni hanno mostrato interesse alle politiche di prevenzione, avviando una sorta di alleanza strategica con le società scientifiche e le associazioni di pazienti.
Una parte a sé è poi dedicata alla comunicazione, giudicata “parte essenziale” della promozione di stili di vita salutari e di un appropriato uso degli interventi di prevenzione. Per questo il decreto propone l’adozione di un “Codice di comportamento per la comunicazione in prevenzione basato sulle evidenze scientifiche” che sia di riferimento nella realizzazione delle campagne informative.
Ultimi due interventi, quelli per avviare due indagini conoscitive: una sull’assetto e le attività delle strutture già deputate alla prevenzione e l’altra sui bisogni e sulle migliori pratiche di integrazione socio sanitaria nell’ambito della prevenzione.
 

02 novembre 2011
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