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Fumo. I giovani non smettono: quasi 1 su 4 fuma. Il ministero in campo con Nino Frassica 


“Ma che sei scemo???”, parte la nuova campagna anti fumo di Lorenzin. Nonostante il divieto di vendita ai minori nel 2014 il 38,2% degli under18 ha acquistato le sigarette al distributore automatico (era il 10,7% nel 2010) e il 63,9% di questi ultimi non si è visto rifiutare la vendita del pacchetto di bionde. IL REPORT DEL MINISTEROSPOT  BACKSTAGE DELLO SPOT DI NINO FRASSICA

16 SET - Il tabacco uccide più di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme.
Un “killer” da record che, dati Oms alla mano, miete ogni anno quasi 6 milioni di vittime in tutto il mondo, 700mila solo in Europa. In Italia? Bionde&co sono la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile. Tradotto in numeri secchi, ogni anno decimano tra le 70mila e le 83mila persone. Di questi circa 17mila hanno tra i 35 ed i 65 anni.
 
Eppure l’appeal del fumo non si appanna, nonostante la legge Sirchia, dal 2003 in poi, abbia contribuito a contrarre in maniera significativa il numero dei fumatori (il dato di prevalenza è passato dal 23,8% al 18,1%). Secondo la Global Youth Tobacco Survey - condotta dal 2010 al 2014 in collaborazione con l’Università di Torino, tra gli studenti del terzo anno delle medie e del primo e secondo anno della scuola secondaria - il 23,4% degli studenti fuma sigarette. Con una percentuale in lieve incremento: erano il 20,7% nel 2010. E il 7,6% lo fa ogni giorno. Il 47% è comunque cosciente che il fumo passivo è dannoso e circa 4 fumatori su 10 vorrebbero smettere immediatamente. Soprattutto, nonostante divieto di vendita ai minori, il 38,2% degli studenti ha acquistato le sigarette al distributore automatico (era il 10,7% nel 2010) e il 63,9% di questi ultimi non si è visto rifiutare la vendita del pacchetto di bionde.
 
Sono questi alcuni dei numeri presentati nel corso della conferenza stampa di presentazione della campagna contro il fumo “Ma che sei scemo???” del Ministero della Salute che ha come protagonista l'attore Nino Frassica.
Quattro gli spot realizzati che verranno trasmessi, in internet, radio e televisioni. Spot, come ha detto Nino Frassica che “prendono due piccioni con una fava”. Infatti, oltre a ricordare che il fumo fa male perché accorcia la vita di quasi 10 anni, nuoce al feto e alla salute delle donne, lancia anche messaggi per evitare comportamenti dannosi, come guidare senza casco, fare selfie mentre guidi e non rispettare gli animali.
 
“Sono spot ironici, delicati, ma comunque diretti – ha spiegato il ministro della salute, Beatrice Lorenzin – sicuramente in contrasto con gli spot aggressivi che vengono trasmessi nel resto di Europa. Abbiamo scelto un’altra strada rispetto a quella del resto d’Europa che sta privilegiano spot aggressivo. Un messaggio in contrasto che predilige la “delicatezza” e l’ironia, associati a messaggi che incentivano a comportamento corretti verso quanti ci sono vicini. Il fumo è il principale problema di salute a livello mondiale, la prima causa di morte nel nostro Paese. È essenziale quindi fare campagne continue di sensibilizzazione. Dalla legge Sirchia in poi c’è stata una diminuzione dei fumatori, ma come sono cessate abbiamo assistito a una ripresa del consumo. Si accende la prima sigaretta a 11 anni con conseguenze enormi. Per questo devono passare questi messaggi sia fin dalla tenera età sia alle famiglie”.
 
Oltre alla presentazione della campagna di comunicazione il ministero ha presentato dati sul fumo. Dati che confermano una graduale diminuzione dei fumatori, un trend degli ultimi 50 anni ormai acclarato sia in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ma anche un aumento, tra il 1993 ed il 2005, del numero delle donne fumatrici e una diminuzione di quello degli uomini. Tant’è la mortalità e l’incidenza del carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo correlate, è in aumento tra le donne, per le quali questa patologia ha superato abbondantemente il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto. Si fuma di più nelle Isole (19,9%), mentre il valore più basso si ha nel Nord-Est (18,3%).
 
I numeri del tabagismo nel mondo e nella Ue.
Il fumo rappresenta un grave problema per la salute nell'UE e nel mondo, con circa un miliardo di fumatori, di cui circa l’80% vive in paesi a basso e medio reddito. Il 70% dei consumatori inizia i a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% prima dei 25 anni. 
L’Oms stima che a livello mondiale il consumo di tabacco uccida attualmente quasi 6 milioni di persone ogni anno. Numeri destinati a crescere: potrebbero raggiungere gli otto milioni entro il 2030 se non si prendono provvedimenti volti a invertire questa preoccupante tendenza.
 
In Europa, il fumo uccide, ogni anno circa 700mila persone (equivalenti alla popolazione della città di Francoforte). Milioni di cittadini dell'Ue soffrono di malattie correlate al fumo, tra cui cancro, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie. Circa il 50% dei fumatori muore in media 14 anni prima e chi fuma è affetto per più anni da condizioni precarie di salute nel corso della vita.
 
Si stima che il fumo passivo, nel mondo, provochi 603mila morti premature (28% bambini, 26% uomini e 47% donne) e la perdita di 10,9 milioni (61% per i bambini, 16% per gli uomini e 24% per le donne) di anni di vita in buona salute (DALYs). Il maggior numero di morti attribuite al fumo passivo sono causate infarti, infezioni respiratorie minori tra i bambini e asma tra gli adulti.
Secondo i dati dell’indagine Eurobarometro 2012, ogni anno, 19mila europei non fumatori muoiono per effetto dell’esposizione al fumo passivo, a casa o sul luogo di lavoro.
 
Mortalità da “fumo” in Italia
Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ad una graduale diminuzione dei fumatori, nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile. Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco in Italia dalle 70mila alle 83mila  morti l’anno. Oltre il 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età.
 
Secondo i dati Istat, nel 2014, su 52,3 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni, i fumatori sono circa 10,3 milioni (19.5%) di cui 6.2 milioni di uomini (24.5%) e 4,1 milioni di donne (14.8%). Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8% (31% uomini e 17,4% donne) con un calo complessivo dell’ 18,1% (- 21% gli uomini e - 14,9% le donne); è la prima volta che la percentuale dei fumatori è scesa sotto la soglia del 20%.
I valori più alti per gli uomini si hanno tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con una percentuale del 26,4%; per le donne la classe con una prevalenza più alta è diventata quella delle giovani tra i 20 e i 24 anni, con una percentuale del 20,5%. La prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, con un valore di 18,7% (22,4% i maschi e 14,7% le femmine) è in calo rispetto al 20,4% del 2013 ma solo tra i maschi (25,9% i maschi e 14,7% le femmine).
 
Fumo e minori
I dati forniti fra gli studenti del terzo anno della scuola secondaria di primo grado e del primo e secondo anno della scuola secondaria di secondo grado,
L’indagine condotta dalla Global Youth Tobacco Survey (GYTS), in collaborazione con l’Università di Torino dal 2010 al 2014 tra gli studenti tra i 14 e i 16 anni, oltre a fornire dati sulla prevalenza del fumo di sigaretta e di altri prodotti del tabacco ha esplorato cinque determinanti dell’abitudine al fumo: accessibilità/disponibilità e prezzo, esposizione a fumo passivo, cessazione, media e pubblicità, curriculum scolastico.
I risultati più rilevanti evidenziano che il 23,4% degli studenti intervistati fuma sigarette (erano il 20,7% nel 2010)  e il 7,6% lo fa ogni giorno; il 47% è cosciente che il fumo passivo è dannoso e circa 4 fumatori su 10 vorrebbero smettere immediatamente.
Per quello che riguarda l’accessibilità ai prodotti del tabacco, nonostante l’esistenza del divieto di vendita, risulta che il 38,2% degli studenti fumatori ha acquistato le sigarette al distributore automatico (era il 10,7% nel 2010) e il 63,9% di questi ultimi non ha ricevuto un rifiuto alla vendita dall’esercente per via dell’età.
La metà degli intervistati vive insieme a familiari che fumano, il  35% ha visto gli insegnanti fumare all’interno della scuola durante l’orario scolastico e il 56% ha visto altri studenti fumare all’interno della scuola durante l’orario scolastico.
 
Il bilancio della legge anti fumo 3/2003. 
A dieci anni dall’entrata in vigore della legge, il bilancio può essere considerato complessivamente positivo, anche se occorre continuare ad impegnarsi per mantenere e migliorare i risultati conseguiti. Questi i dati emersi dall’attività di monitoraggio
 
Vendita di sigarette e altri prodotti del tabacco
Dall’elaborazione dei dati dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), nel corso del 2014 le vendite dei prodotti del tabacco si sono ridotte del 5,4%, rispetto al 2011. In particolare le vendite di sigarette si sono ridotte dell’5,7% (quasi 2 pacchetti in meno al mese acquistati da ciascun fumatore). La diminuzione delle vendite di sigarette negli ultimi 10 anni (2004-2013) è pari a circa il 25,1%.          
Anche se diminuisce per la prima volta in 10 anni la vendite del tabacco trinciato (-0,7%) unque dal 2004 le vendite sono più che quintuplicate. Questo tipo di tabacco è arrivato a rappresentare il 5,1% del mercato (le sigarette il 92.8%), ha un costo inferiore rispetto alle sigarette ed è, quindi, particolarmente “appetibile” per i giovani consumatori.
 
Effetti del divieto di fumo sulla salute
In Italia sono stati condotti diversi studi che mostrano una riduzione degli eventi coronarici acuti tra il 2004 e gli anni successivi all’introduzione della legge con valori che vanno dal -4% al -13% dei ricoveri per Infarto tra le persone in età lavorativa (inferiore ai 70 anni). Questi risultati sono coerenti anche con quanto rilevato in altre parti del mondo (ad esempio: Irlanda -14% e New York - 8%).
 
Controlli dei Nas. Dal 2002 al 2013 i Nas hanno compiuto quasi 32mila controlli in tutta Italia, presso stazioni ferroviarie, ospedali, ambulatori, musei e biblioteche, aeroporti, uffici postali, e sale scommesse, discoteche, pub e pizzerie e hanno evidenziato il sostanziale rispetto della norma.
Le multe contestate ai fumatori sono state inferiori a quelle elevate nel 2005, negli ultimi due anni la percentuale delle sanzioni sembra essersi stabilizzata intorno al 4,5%.
Nel 2013, i NAS hanno eseguito 5.642 ispezioni (+12%) (1.283 controlli ai distributori automatici di sigarette e rivendite di tabacchi e sigarette elettroniche e controlli ripetuti in discoteche, sale scommesse ed ospedali). Sono state contestate 217 infrazioni (il 4,6% del totale): 72 (1,5%) a persone che fumavano dove vietato, 145 (3,1%) per mancata o errata affissione del cartello di divieto o per presenza di locali per fumatori non a norma e 9 (0,9%) per distributori automatici non correttamente funzionanti.
In totale sono state ispezionate 202 sale fumatori (principalmente nelle sale giochi e sale scommesse ma anche nelle discoteche, nelle stazioni ferroviarie e addirittura in alcuni ospedali) di queste 16 (l’8%) risultavano irregolari. 
 
Opinioni della popolazione 
Sono state effettuate diverse indagini per conoscere le opinioni dei cittadini sull’applicazione della legge Sirchia e sono stati rilevati valori molto alti riguardo l’utilità della legge (tra il 76% e il 95,2%) e il rispetto del divieto nei locali pubblici (tra l’81,5%  e il 92%); valori leggermente più bassi (tra il 69% e il 92%)  per quello che riguarda il rispetto del divieto nei luoghi di lavoro.
 
Tentativi di smettere  
Gli ex fumatori, secondo i dati Istat, sono circa 12,5 milioni (il 23,3%); di questi 7,9 milioni sono uomini (il 30,8%) e 4,5 milioni sono donne (il 16,3%). Dai dati delle indagini annuali DOXA/ISS-OFAD, nel 2013 sono aumentati i tentativi per smettere di fumare (30,2% vs 23% dell’anno precedente). I dati del sistema di sorveglianza PASSI relativi al 2012 mostrano che il 38% dei fumatori ha tentato di smettere, il 94% ha tentato da solo (il 3% con farmaci e NRT, l’1% rivolgendosi ai servizi o ai corsi offerti dalle Asl. L’80% di chi ha tentato di smettere ha fallito.
Nel 2008-2012 si osserva una riduzione statisticamente significativa della percentuale di fumatori che tentano di smettere di fumare: a livello nazionale la riduzione è del 5,2%, al Nord del 2,4%, al Centro del 10,9% e al Sud dell’8,1%

16 settembre 2015
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