Costi standard. Rinviata a settembre la decisione sulle tre regioni benchmark
L’esame della Conferenza Stato Regioni sul documento del ministero della Salute è stato rinviato a settembre. Le regioni chiedono “approfondimenti tecnici”. Molti i malumori sollevati dai criteri scelti dal Governo. Per Maroni, nell'individuazione delle Regioni "migliori" hanno prevalso motivazioni politiche.
01 AGO - È ufficiale, per sapere quali saranno le tre regioni benchmark selezionate tra
le cinque scelte dal decreto del ministero bisognerà aspettare settembre. Una nota delle Regioni parla di necessità di rinvio per “approfondimenti tecnici” avendo preso conoscenza della proposta del Governo il 26 luglio. Vale a dire, tempi troppo stretti per potere ragionare su un passaggio essenziale per la sanità. Di certo i criteri selezionati dal Governo - che hanno portato a individuare tra le cinque migliori regioni Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto - hanno creato non pochi mal di pancia tra i Governatori. Lombardia in testa, tant’è che il governatore Roberto Maroni non ha nascosto il suo malumore nel vedere la sua Regione, nella classifica finale stilata del governo, posizionata dopo Emilia Romagna Marche e Umbria
“I criteri decisi dal ministero sono frutto di scelta politica che penalizza il merito”, ha detto
Roberto Maroni. "È una cosa sbagliata se si esclude l’unica regione che non ha avuto mai avuto piani di rientro - ha dichiarato - la Lombardia risulta quarta. Qualcuno al Governo non sa fare bene i conti, siamo gli unici che non hanno mai chiesto un centesimo allo Stato, questo vuol dire che la virtuosità non è un benchmark, mentre le tre regioni hanno un passato di piano di rientro alle spalle. Sono state penalizzate le realtà virtuose per mettere dentro quelle di centrosinistra. Questa o è una svista del ministero o è una scelta politica. Io credo alla seconda. I requisiti sono tutti da cambiare”.
Parla di “errore di calcolo” il governatore del Piemonte,
Roberto Cota: “La Lombardia e il Veneto solo le regioni più virtuose in assoluto – ha detto - e lo sanno tutti. Quindi è stato fatto un evidente errore, che peraltro è stato riconosciuto. Anche il Piemonte nonostante le alte performance è stato escluso dalla rosa delle cinque migliori regioni, in quanto è in Piano di rientro, una situazione che abbiamo ereditato”.
Rincara la dose il Presidente della Regione Veneto,
Luca Zaia: “Aver inserito soltanto al quarto e al quinto posto Lombardia e Veneto non è soltanto una bieca manovra politica, ma puzza lontano un miglio di voglia o di necessità di non chiudere i rubinetti della spesa agli spreconi”. Per Zaia è universalmente noto che il Veneto costituisce una eccellenza sanitaria a livello europeo per non dire mondiale, e trovarsi con la Lombardia in coda alla classifica dei più virtuosi è “un modo poco elegante per evitare che i fabbisogni standard vengano studiati qui dove una siringa costa 6 centesimi contro i 25 di altre zone, dove un pasto costa 7-8 euro mentre in altre zone arriva fino a 50-60, dove il letto di un ospedale in un mese viene occupato da ben quattro malati contro uno soltanto in altre regioni, e così via”. “Ho un sospetto che credo fondato: che nessuno abbia in realtà molta voglia di prendere esempio dalle regioni virtuose, per consentire a chi non sa amministrare di continuare a sprecare soldi pubblici portando interi sistemi sanitari al collasso. E magari per continuare a tagliare la spesa anche a chi, come il Veneto, non se lo merita. Avevo confidato che il Ministro Lorenzin volesse finalmente attivare un meccanismo di equità, anche verso gli assistiti: faccio appello a lei perché a settembre riporti le questione sui giusti binari”.
Ma altra grande esclusa dalla rosa delle magnifiche cinque è stata anche la regione Toscana. Un boccone amaro per una Regione che da sempre ha collezionato alte performance in sanità e sfodera bilanci certificati. “La Toscana e la Lombardia – ha commentato il presidente della regione Toscana,
Enrico Rossi – hanno i conti migliori d’Italia e in più la Toscana ha anche i bilanci delle Asl certificati. Quanto al Pdl che parla della fine di un mito, mi sa che l’incubo-Rossi sui temi della sanità continuerà un altro po’. In Toscana la qualità dei servizi è al top e i conti sono a posto. Chi parla di una sanità con i conti in rosso o non è informato o, peggio ancora, vuole solo strumentalizzare il tema a fini politici”.
Frasi, quest'ultime, sulle quali è intervenuta il ministro
Beatrice Lorenzin, che ha precisato di
non aver mai fatto alcun riferimento ai “conti in rosso della Toscana” né di avere mai espresso valutazioni sul bilancio della Regione. Il Ministro infine confermato la bontà e l’apprezzamento per il modello sanitario toscano.
Rispedite al mittente le dichiarazioni di Maroni. Le dichiarazioni di Maroni non sono piaciute a Emilia Romagna, Umbria e Marche che hanno ricordato al Governatore di non essere mai state sottoposte a Piano di rientro.
Il governatore lombardo è incorso in una “svista clamorosa” ha dichiarato
Carlo Lusenti, assessore alla sanità delle regione Emilia Romagna. “Maroni dicesse in quale anno le prime tre regioni sono state sottoposte a Piani di rientro – ha aggiunto - se dobbiamo fare approfondimenti tecnici, e io sono per farli, ma questi partono da un pregiudizio e da un dato falso allora è meglio se non li facciamo. Questo non è il campionato di calcio”.
“Sorprendono le dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni in merito alle regioni ‘benchmark’ per la futura definizione dei costi standard in sanità. La mia Regione, infatti, non ha mai avuto piani di rientro, poiché ha sempre registrato bilanci in sanità in equilibrio” ha replicato a presidente della Regione Umbria,
Catiuscia Marini.
“L’Umbria è assolutamente serena e mi sembrano sorprendenti le riflessioni di Maroni. Non siamo infatti in presenza di una classifica da campionato di calcio – aggiunge la presidente Marini - bensì si tratta del risultato di una attenta ed approfondita valutazione sulla base di numerosi criteri che sono stati definiti dal Ministero della Salute con la collaborazione della Conferenza delle Regioni e dei rispettivi tecnici, tra i quali vi sono anche quelli della Regione Lombardia. In ogni caso – prosegue la presidente – mai la mia Regione ha dovuto ricorrere a piani di rientro per deficit in sanità, anche perché da anni la nostra azione di governo del settore è stata caratterizzata dall’obbligatorietà di garanzia dell’erogazione di prestazioni sanitarie di qualità e di politiche di controllo della spesa rigorose, che ci hanno consentito di offrire ai nostri cittadini una sanità di qualità e con i conti in ordine. Siamo quindi assolutamente sereni – conclude - rispetto a tutti gli approfondimenti tecnici che si vorranno effettuare”.
Sulla stessa linea il presidente della Regione Marche,
Gian Mario Spacca: “Le affermazioni del presidente della Regione Lombardia Maroni sono destituite di ogni fondamento. Le Marche, infatti, non sono mai state oggetto di alcun provvedimento da parte del Ministero della Salute, tantomeno di piani di rientro. Anzi, ormai sono cinque anni che a ogni verifica degli Osservatori nazionali presentano costantemente un quadro di equilibrio finanziario e di efficienza nell’erogazione dei servizi. Quelle di Maroni sono probabilmente dichiarazioni unicamente dovute alla fretta di intervenire sull’argomento e a grave carenza di conoscenza”.
01 agosto 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento