La riforma degli Ordini di Lorenzin va nella direzione giusta
di Saverio Proia
Il riordino proposto coglie le peculiarità presenti nelle 800mila figure professionali della sanità. Non più tanti ordini, più o meno piccoli, ma una nuova istituzione professionale plurale, con le garanzie interne per ogni professione
27 LUG - Ottima la notizia dell’approvazione nel Consiglio dei Ministri di ieri
nel ddl proposto dal ministro Lorenzin delle norma che riordina, ma è meglio dire riforma, l’impianto ordinistico in sanità: un assetto nato oltre 100 anni inizialmente per la pressione di medici spinti da ideali progressisti di tutela della parte meno garantita della categoria e dei diritti dei pazienti, ricostituito subito dopo la Liberazione con uno degli ultimi atti della Monarchia e prima del varo della nostra Costituzione Repubblicana, allora le professioni sanitarie erano poco più di cinque ora sono poco meno di trenta, prima si parlava di sanità, di cura dalla malattia o dall’infortunio ora si parla di diritto alla salute, di primato della prevenzione rispetto alla cura ed alla riabilitazione, prima un sistema di protezione sanitaria categoriale ora un sistema universale e solidaristico: motivazioni più che sufficienti per varare un provvedimento di tale portata.
E’ altrettanto positivo che tra i primi a commentare il provvedimento siano state le segreterie nazionali di CGIL - CISL- UIL del comparto sanità che lo hanno giustamente collocato nello scenario giusto di valorizzazione delle professioni e di tutela dei cittadini, garantendo un sostegno convinto al suo proseguimento nel Parlamento.
Del quale sostegno ce ne sarà quanto mai bisogno, come insegna la storia recente e quella passata di provvedimenti analoghi; mi piace ricordare sempre che gli ultimi due ordini, istituiti negli anni 80/90, quello dei psicologi e quello degli assistenti sociali, hanno avuto come convinti e determinanti sostenitori proprio le organizzazioni sindacali ed in particolare quelle confederali.
Infatti quella ordinistica in sanità si è sempre rivelata l’eterna riforma che tutti volevano e poi, misteriosamente non si mai riusciti a completare, vera e proprio tela di Penelope: forse, ora i tempi e gli attori sono profondamente cambiati e i presupposti per essere maggiormente ottimisti sull’auspicabile esito positivo del provvedimento ci sono, ma senza abbassare la guardia, come insegnano le precedenti esperienze negative che hanno ancora lasciato il sale sulle ferite.
E’ positivo che un Governo dalla maggioranza vasta, speciale ed a prima vista, anomala quale quello presieduto dall’on. Letta abbia varato questo disegno di legge, proposto dal Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, che nella precedente legislatura, in più provvedimenti, aveva già tenacemente e con convinzione proposto emendamenti analoghi all’attuale testo e ne va dato atto della sua coerenza e competenza, come è altrettanto positivo che le forze politiche che sostengono questa maggioranza abbiano presentato disegni di legge, nei contenuti simili o analoghi a quello governativo: si parte, quindi, da un sostegno politico alla proposta ampio e convinto.
E’ evidente, perciò, che l’impianto ordinistico in sanità abbia bisogno di un profondo adeguamento normativo nei contenuti , nelle modalità di partecipazione al voto degli iscritti, nelle modalità di funzionamento interno, nelle sue articolazioni che tenga conto della dimensione regionale e dell’eventuale superamento o ridimensionamento di quella provinciale e, soprattutto, di un diverso rapporto con i cittadini in particolare nella gestione attraverso la mediazione del contenzioso.
La proposta di legge coglie la centralità e la peculiarità della questione dell’assetto professionale in sanità caratterizzata dal fatto che la stragrande maggioranza degli addetti (oltre 800.000 operatrici ed operatori) appartengano a 11 professioni della salute regolamentate con albi, ordini e collegi (medici, odontoiatri, farmacisti, veterinari, infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, ostetriche e tecnici sanitari di radiologia medica e le new entry degli psicologi e dei biologi), mentre una minoranza di circa 140.000 addetti appartenente a ben 17 professioni sanitarie pur regolamentate e disciplinate nell’esercizio professionale, siano prive di albo ed ordine professionale (fisioterapisti, tecnici di laboratorio, tecnici della prevenzione, dietiste, podologi, tecnici ortopedici, educatori professionali…).
Questa peculiarità è ben colta dal provvedimento legislativo in quanto:
· affronta in un testo complessivo ed unitario tutte le professioni sanitarie previste dal Testo Unico, dal medico al tecnico della prevenzione, archiviando il ricorso a leggi speciali e di settore per le professioni infermieristiche, di ostetrica, tecnico-sanitarie, della prevenzione e della riabilitazione, così come per le professioni di biologo e di psicologo.
· eleva i collegi in ordini a completamento della riforma formativa ed ordinamentale di tali professioni: nell’immaginario collettivo il collegio è per i diplomati, l’ordine è per i laureati;
·non istituisce altri ordini, bensì istituisce gli albi per le 17 professioni attualmente sprovviste di tutela ordinistica, che saranno tenuti dal nuovo Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (comprendendo in quest’ordine anche l’albo degli assistenti sanitari.
Quindi non più tanti ordini, più o meno piccoli, ma si darebbe vita ad una nuova istituzione professionale plurale, con le garanzie interne per ogni professione, in grado non solo di semplificare il quadro ordinistico ma di arricchirlo con un nuovo soggetto che possa realmente essere autorevole e rappresentativo: della potenziale realizzazione di ciò va dato atto alla disponibilità generosa manifestata dal Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale dei Collegi dei tecnici di radiologia medica che ha votato l’assenso convinto a questa trasformazione e dall’altrettanto positivo assenso del Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Professioni Sanitarie…alla faccia del presunto corporativismo!.
Perciò è necessario e giusto raggiungere tale obiettivo attraverso una norma semplificata che non preveda l’istituzioni di ulteriori ordini professionali bensì l’attivazione di albi per le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione che ne siano sprovviste e la loro confluenza nell’ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica, che assumerebbe una nuova denominazione di “Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione”.
La proposta, infine, coglie l’evoluzione in corso nell’organizzazione del lavoro e dell’ordinamento professionale in sanità comprendendo nel testo anche le professioni di psicologo e biologo, sarebbe auspicabile che l’iter parlamentare faccia inserire anche i chimici ed i fisici, non solo per unificare sotto la vigilanza del Ministero della Salute tutte le professioni laureate del ruolo sanitario, ma soprattutto per offrire una risposta organica, unitaria,e complessiva e di sistema.
Considerato che questo provvedimento è atteso dagli operatori ma anche dai cittadini da decenni, è quanto mai auspicabile che l’iter di discussione e di approvazione sia il più celere possibile per permettere di mettere a frutto i benefici le nuove positività che la legge potrà mettere in essere per la collettività e per i professionisti.
Saverio Proia
27 luglio 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento