Presidente Zaffini, dopo il varo della manovra da parte di Palazzo Chigi possiamo finalmente sfatare la storia dei tagli alla sanità?
Direi proprio di sì. E aggiungo che trovo molto discutibile questo modo di fare politica, agitando fantasmi che non esistono. Qui poi stiamo parlando della salvaguardia del nostro Sistema sanitario nazionale. La pandemia ha reso evidenti le tante fragilità del Ssn e trovo davvero singolare che a muovere oggi queste polemiche siano quelle opposizioni che ieri al governo hanno reso possibile l'attuale fragilità del sistema sanitario avallando misure quali il blocco turnover, i tetti spesa, il payback per la spesa farmaceutica e quello per i dispositivi medici. Hanno concentrato misure e investimenti unicamente sugli ospedali trascurando il territorio. Alla luce di tutto questo credo sia più dignitoso tacere e non divulgare falsità che possono contribuire a far ulteriormente incrinare il rapporto tra i cittadini e il Ssn.
All'incremento di 3,3 miliardi dell'attuale manovra dobbiamo poi aggiungere i 2 già previsti da quella precedente, giusto?
Sì, in tutto ci saranno 5,6 miliardi per la sanità. A questi verranno poi aggiunti ulteriori 4 fino al 2026. La dotazione su cui potrà contare il Fondo sanitario nazionale è un record assoluto. È la dimostrazione di quanto il governo tenga in grande attenzione questo settore. Una parte di questo importo, ossia per la precisione 2,4 miliardi, saranno destinati al rinnovo dei contratti. Ulteriori risorse contiamo poi di recuperarle attraverso una nuova formula di prelievo sul gioco online, per mezzo della delega fiscale.
Stiamo parlando del ordine del giorno a sua firma approvato al Senato?
Parliamo delle liste d'attesa. I medici obiettano che la defiscalizzazione degli straordinari non è una misura sufficiente a smaltirle visto che si resta ad invarianza di personale. Cosa risponde loro?
È singolare che a contestare oggi questa misura siano gli stessi sindacati che vennero a chiedermela un anno fa, appena mi insediai alla presidenza della commissione Sanità del Senato. Mi rendo conto che la misura non è sufficiente per la risoluzione di un problema che è enorme. Ma non c’è solo la defiscalizzazione degli straordinari. Con il rinnovo del contratto potrà migliorare anche la retribuzione del lavoro ordinario. Sommando le due cose si prospetta già una soluzione interessante per i medici. A questo poi bisogna aggiungere una premialità connessa allo smaltimento delle liste d'attesa, anche questa defiscalizzata. In sostanza possiamo quindi dire che i medici che contribuiranno allo smaltimento delle liste d'attesa, sia con il loro lavoro ordinario che con quello straordinario, potranno beneficiare di un'ulteriore premialità somministrata dalle aziende, anch'essa defiscalizzata.
E le risorse per pagare i medici di medicina generale che dovranno lavorare nelle Case della salute dove si troveranno?
Sulla medicina generale c'è un grande problema. Basta guardare il concorso indetto dalla Regione Lazio. All'ultima selezione si sono presentati circa 200 candidati in meno rispetto ai posti disponibili. Su questo tema interverrà un provvedimento del ministro Schillaci, ormai in dirittura d'arrivo, che conterrà un riordino dell'intera materia anche per quanto attiene l'aspetto contrattuale. Nell'ultimo congresso Fimmg il ministro ha poi annunciato la volontà di riformare anche il sistema di formazione dei medici di medicina generale portandola in parallelo a quella degli altri specialisti. Parliamo quindi di corsi di specializzazione universitari che potrebbero vedere anche il coinvolgimento dei medici di medicina generale più anziani. Credo che queste siano novità molto importanti rispetto ad quadro regolamentare di una categoria che è stata in questi anni drammaticamente falcidiata da provvedimenti incomprensibili. Hanno fatto diventare questi professionisti dei ragionieri, magazzinieri e distributori di farmaci riempiendoli di burocrazia e facendo venire meno il loro ruolo di front office del Ssn.
Nella sua relazione la Corte dei Conti ha ravvisato il rischio di un buco da 6 miliardi per il ripiano del payback dei dispositivi medici 2019-2023. Come si risolverà questa situazione?
Iniziamo a dire che il payback per i dispositivi medici è un provvedimento pessimo ereditato dal precedente governo, una misura incomprensibile. Già in precedenza il governo è intervenuto immettendo risorse per sterilizzare il peso sulle aziende degli anni precedenti. Ora vedremo insieme al ministero dell'Economia come intervenire per superare anche questa situazione. L'obiettivo di medio termine resta quello di eliminare del tutto questo meccanismo senza però abbandonare l'attenzione necessaria sul tema dell'appropriatezza per questi investimenti.
Giovanni Rodriquez