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Infarto e Covid. Nella prima fase pandemica nessun aumento della mortalità per infarto in ospedale e calo contenuto dei ricoveri. Lo studio dell’Emilia Romagna

I ricoveri si sono ridotti solo del 20% rispetto a un calo del 50% registrato in altri PaesI Ue. Questi i dati di uno studio dell’Emilia Romagna pubblicato oggi su Lancet Regional Health Europe. In linea con la media nazionale l’aumento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera. Donini: “Gli ospedali rimangono un luogo sicuro e l’unico posto dove patologie che dipendono dal tempo possono ricevere le cure necessarie”

24 FEB - In Emilia-Romagna la Rete per l’assistenza all’infarto ha retto all’urto della prima fase della pandemia e i pazienti con infarto miocardico hanno continuato anche nei mesi più difficili del lockdown a ricevere le migliori cure possibili.
 
Uno studio promosso dalla Regione, condotto in tutte le principali strutture cardiologiche ospedaliere da Piacenza a Rimini e pubblicato oggi su The Lancet Regional Health Europe 2021, ha infatti evidenziato due risultati significativi: rispetto al triennio precedente non è aumentata la mortalità in ospedale dei pazienti infartuati e la riduzione dei ricoveri per infarto è stata decisamente molto più contenuta rispetto ad altri territori, con l’Emilia-Romagna che ha visto un calo del 20% mentre in alcuni Paesi in Europa si è arrivati anche al 50%.
 
Rientra invece nella media nazionale rivelata dall’Istat l’aumento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera, che in Emilia-Romagna è stata del 17%: secondo la ricerca, la responsabilità non è da ricondurre alla riduzione delle prestazioni ospedaliere ma in altri effetti indiretti del Coronavirus, come il timore da parte dei cittadini, di fronte ai primi segnali di un possibile infarto, ad accedere in Pronto soccorso per paura di un contagio.
 
“Questo studio è di enorme importanza per diversi motivi – ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – in primo luogo dimostra che un ‘effetto collaterale’ molto temuto del lockdown, e cioè l’aumento della mortalità per le altre patologie acute, non si è verificato, almeno per l’infarto. Questo era, giustamente, un timore molto presente tra i professionisti della nostra Rete cardiologica, che fortunatamente non si è concretizzato. Certo - continua l’assessore - un calo degli accessi al Pronto soccorso per le emergenze cardiache si è verificato, ma grazie alla fiducia nelle nostre strutture anche in momenti critici e alla preparazione dei nostri operatori e professionisti, questo non si è tradotto in un aumento di mortalità”.
“Rappresenta un ulteriore motivo di soddisfazione – conclude Donini – che una rivista prestigiosa come Lancet l’abbia pubblicata: un riconoscimento per quei professionisti che nei momenti più bui non si sono mai risparmiati. Dobbiamo ribadire ai nostri cittadini che gli ospedali rimangono un luogo sicuro e l’unico posto dove patologie tempo-dipendenti possono ricevere le cure necessarie”.
 
In Emilia-Romagna, la Rete regionale per l’assistenza all’infarto miocardico acuto è uno dei punti di forza del sistema sanitario regionale: avviata nel 2002, una delle prima in Italia, include nella sua organizzazione il servizio emergenza 118, i Pronto soccorso, gli ospedali spoke e gli ospedali hub con laboratorio di emodinamica. E proprio la piena operatività delle Unità coronariche e dei laboratori di emodinamica H24 del territorio regionale ha garantito adeguata assistenza e tempestivo trattamento con angioplastica coronarica ai pazienti con infarto miocardico acuto, assicurando una sopravvivenza del tutto sovrapponibile a quella degli anni precedenti a differenza di quanto avvenuto nella maggioranza delle realtà nazionali e internazionali che hanno registrato un importante incremento della mortalità ospedaliera durante la prima fase della pandemia.

24 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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