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Vaccinazione antinfluenzale: in Emilia Romagna la copertura aumenta con medicina di iniziativa. Da Regione indicazioni chiare agli operatori e probabile addio a "Split"

La copertura è passata dal 51 al 53% tra gli ultra65enni, e si è osservato anche un discreto aumento della vaccinazione tra gli operatori sanitari. Cresce la copertura anche tra i malati cronici e soprattutto nelle donne incinte. Un problema riguarda però gli over 65, una popolazione che oggi si sente tutt'altro che anziana, spesso in buona salute, e che senza un'informazione corretta tende a rimandare la vaccinazione. Questi alcuni dei punti sollevati nel workshop di Bologna, il quarto appuntamento promosso da Quotidiano Sanità nelle regioni.

14 GIU - Anche in Emilia Romagna si sta registrando un lieve segno di crescita nella copertura vaccinale antinfluenzale (dal 51 al 53% tra gli ultra65enni) e anche un discreto aumento della vaccinazione tra gli operatori sanitari (dal 17 al 23%, in un solo anno). Aumenta la copertura anche tra i malati cronici e soprattutto nelle donne incinte il cui numero è sostanzialmente raddoppiato.
 
E' abbastanza comune la convinzione che il tema dell’importanza delle vaccinazioni sia un elemento positivo su cui fare leva, perché il cittadino ha bisogno di assorbire, culturalmente, il concetto generale sull'importanza delle vaccinazioni. Peraltro, i temi della cultura (ma anche della formazione) sono importanti per gli stessi operatori sanitari, soprattutto per i clinici che devono mettere le vaccinazioni allo stesso livello di qualsiasi altro presidio terapeutico, in particolare nel corso della presa in carico dei pazienti cronici.
 
Negli ultimi anni, infatti, in Emilia Romagna come in altre Regioni, la popolazione di ultra 65enni è sostanzialmente diversa rispetto ad anni fa. Persone che oggi si sentono tutt'altro che anziani, spesso sono sani, e che senza un'informazione corretta sui vantaggi della vaccinazione, tendono a rimandarla nel tempo. Un problema che bisogna porsi anche in termini di comunicazione.
 
Sono questi alcuni dei punti su cui lavorare per il futuro che si sono condivisi nel corso dell'incontro che ha visto discutere sul tema, la scorsa settimana a Bologna, Adriana Giannini (Direttore del Servizio di prevenzione della Regione Emilia Romagna), Carlo Signorelli (Ordinario di Igiene a Parma e Past president della Società italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità Pubblica), Giovanna Mattei (Responsabile del Dipartimento di Sanità Pubblica della Asl di Reggio Emilia) e ripresi il giorno successivo dall'Assessore alla Sanità regionale, Sergio Venturi e dal Segretario regionale della Fimmg, Renzo Le Pera nel corso di due interviste rilasciate a Quotidiano Sanità.
 
Il workshop di Bologna è stato il quarto appuntamento promosso da Quotidiano Sanità nelle regioni italiane organizzato da Sics (Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria) e sostenuto incondizionatamente da Sanofi Pasteur, nell'ambito del progetto "Influenziamoci, la prevenzione è contagiosa".
 
Alla luce dei dati estremamente bassi di copertura nazionale, il progetto ha lo scopo di approfondire le problematiche della vaccinazione antinfluenzale negli ultra 65enni e negli operatori sanitari intendendo anche offrire spunti programmatici concreti per il miglioramento della governance di questa importante azione di sanità pubblica che ogni anno vede impegnati migliaia di operatori su tutto il territorio nazionale.
 
All'incontro di Bologna Carlo Signorelli ha presentato in anteprima la versione conclusiva della cosiddetta "Carta di Pisa" proposta nel Convegno del marzo scorso organizzato dalla Simpios, la Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie. Nel documento, sottoscritto anche da sette società scientifiche, si afferma che la protezione non è in prima battuta per sé stessi ma soprattutto per i soggetti fragili. "La percentuale italiana di operatori che si vaccinano è intorno al 15%" ha sottolineato Signorelli, ed è evidente che questo rappresenti un settore dove c’è ancora molto da lavorare con ampi margini di miglioramento". La Carta di Pisa conclude ipotizzando forme di incentivo ma anche di obbligo se, nonostante tutti i tentativi, non si ottengono risultati nella vaccinazione degli operatori. "Per anni noi abbiamo sostenuto la "moral suasion" ha quindi aggiunto il Past President della Siti "ma forse oggi c’è bisogno anche di un intervento più energico per riequilibrare una situazione che rischia di essere fuori controllo".

Di contro le vaccinazioni, sempre secondo Signorelli, sono sempre state largamente “sottoinsegnate”. Nel nuovo Piano di Prevenzione vaccinale questo fenomeno viene affrontato ed anche se la Regione Emilia Romagna ha una tradizione molto solida in questo campo, le sacche antivax non mancano. Di qui il plauso all’operazione condotta dall’assessore Venturi (obbligo vaccinale per asili e scuole dell'infanzia ben prima del decreto Lorenzin) ritenuta "coraggiosa ed emblematica" di come la politica di fronte ad un problema sanitario possa combattere con le armi, democratiche, della politica.
 
Certamente anche in Emilia Romagna, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione regionale per la diffusione e somministrazione del vaccino antinfluenzale, i percorsi sono migliorabili anche se da anni la regione invia ai medici di medicina generale l’elenco dei pazienti con patologie croniche da inserire nella pratica vaccinale. Lo sforzo è dunque soprattutto culturale, in particolare verso gli operatori sanitari che sono un punto ancora debole nel dare un messaggio, una testimonianza, non corretta. Fondamentale in tal senso, secondo Adriana Giannini, è la comunicazione dei medici con i pazienti in particolare sul tema delle possibili dovute alla mancata vaccinazione.

In Emilia Romagna, peraltro, il fenomeno delle possibili incertezze o difficoltà di somministrazione dovute alla molteplicità di prodotti non è affatto sentito come in altre regioni. La richiesta dei medici di famiglia sul territorio, semmai, è quella di avere indicazioni sempre più chiare che facilitino il loro lavoro. La Regione al momento non ha ancora dato indicazioni sulla prossima campagna antinfluenzale ma è molto probabile, proprio per ottimizzare e facilitare il lavoro, che per esempio non verrà più distribuito il vaccino "Split" considerato anche in letteratura di minore immunogenicità e, dunque efficacia, anche per l'arrivo sul mercato di prodotti quadrivalenti di più ampia copertura.
 
Le vaccinazioni, ha sottolineato dal canto suo l'Assessore alla Sanità Sergio Venturi "rappresentano un tema importante di prevenzione. In particolare quella antinfluenzale che è strategica per la popolazione anziana soggetta spesso, se non vaccinata, a gravi complicanze. In tal senso è importante potenziare la cosiddetta medicina d'iniziativa cui nella nostra regione non mancano esempi virtuosi. Abbiamo pertanto deciso di studiare con attenzione cosa viene fatto in quelle zone dove la vaccinazione antinfluenzale registra ottimi dati di copertura e abbiamo constatato che, appunto, i migliori risultati si ottengono con un'iniziativa diretta degli operatori e delle Aziende che vanno verso i cittadini piuttosto che chiamarli semplicemente a raccolta. Quindi promuovere iniziative pubbliche, anche avvalendoci della collaborazione del volontariato già attivo nel campo della prevenzione sanitaria, e da lì partire per ottenere coperture vaccinali sempre più performanti".
 
Nella nostra Regione, ha quindi osservato Renzo Le Pera, Segretario regionale Fimmg, "la vaccinazione antinfluenzale possiamo dire che è in una fase di ri-crescita. Anche se per fortuna in Emilia Romagna il calo registrato è stato minore rispetto ad altre regioni. negli ultimi anni la copertura è in costante aumento e probabilmente anche grazie al ruolo di consigliere del medico di famiglia. Non è tanto un problema di autorevolezza di chi propone qualcosa quanto di fiducia professionale che si ripone in colui il quale ci sta consigliando una determinata pratica sanitaria. Non credo che certe azioni, come la sensibilizzazione alla vaccinazione, possa essere esclusivamente delegata all'istituzione. Essendo un qualcosa di molto personale deve essere sostenuta e affiancata da un'azione diretta del proprio medico di fiducia. Negli ultimi anni il dialogo forte con la regione è un po' venuto a mancare e, soltanto oggi, possiamo dire che stiamo registrando una qualche apertura poiché probabilmente le istituzioni stesse hanno compreso che i migliori risultati si ottengono con la condivisione piuttosto che con atteggiamenti autoritari.  

14 giugno 2017
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