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Rianimazione cardiopolmonare. Irc: “Insegnarla a chi prende la patente”  


“I neo patentati sono oltre 1 milione ogni anno”, ricorda l’Irc a sottolineare come la proposta permetterebbe di avere un esercito di persone in grado di compiere le manovre salvavita Scapigliati: “Intervenire aumenta la sopravvivenza all’arresto cardiaco fino a triplicarla”.  Semeraro: “Essenziali campagne di sensibilizzazione e diffusione delle tecnologia, a cominciare dai defibrillatori DAE”. In Italia 60mila arresti cardiaci all‘anno.

13 DIC - Oltre 700 esperti in rianimazione cardiopolmonare italiani ed europei si confrontano oggi e domani al Palazzo dei Congressi di Bologna sui metodi e le evidenze scientifiche più avanzate sulla gestione dell’arresto cardiaco nel congresso promosso da Italian Resuscitation Council (IRC), società scientifica senza scopo di lucro riconosciuta dal Ministero della Salute, che riunisce medici, infermieri e operatori esperti in questo settore. Al centro dei lavori anche l’importanza della formazione sul primo soccorso: insegnare a quanti più cittadini possibile le semplici manovre salvavita come il massaggio cardiaco e l’utilizzo del defibrillatore automatico esterno (DAE) aumenta la sopravvivenza all’arresto cardiaco fino a triplicarla. Saranno illustrati i risultati di una prima valutazione degli assistenti vocali dell’intelligenza artificiale per aiutare le persone che non hanno una preparazione specifica a intervenire in caso di arresto cardiaco.

Bologna, città in cui si trova la sede di IRC, ha rappresentato una scelta naturale per la sede del congresso durante il quale si celebreranno i 30 anni di Italian Resuscitation Council (IRC).

Tra le idee emerse durante i lavori e sostenute da Italian Resuscitation Council (IRC), la proposta di insegnare il primo soccorso a chi prende la patente di guida: “Nel 2023 i neo-patentati sono stati oltre 1,1 milioni di cui più di 700.000 di età inferiore ai 21 anni (fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Associare il rilascio della patente alla formazione sul primo soccorso permetterebbe di avere ogni anno un grande numero di giovani cittadini capaci di intervenire in caso di arresto cardiaco con la rapida attivazione dei soccorsi (112) e le manovre salvavita”, sottolinea l’associazione.

Altro aspetto cruciale è, per l’IRC, la diffusione capillare dei defibrillatori automatici esterni (DAE) sul territorio: “In Emilia-Romagna sono disponibili 8.385 defibrillatori, con una crescita di oltre il 12% rispetto al 2023 e con la previsione di installare ulteriori 1.000 DAE. Le persone sul territorio regionale formate al loro utilizzo sono 500.000 e sono oltre 23.000 i cittadini che hanno scaricato sui loro cellulari l’applicazione gratuita “DAE RespondER”, introdotta nel 2017 dal 112/118 dell’Emilia-Romagna, che consente di geo-localizzare i defibrillatori e i potenziali soccorritori più vicini alla persona da soccorrere (fonte: Ausl Emilia-Romagna)”.

“La sopravvivenza all’arresto cardiaco può triplicare, se si insegnano le semplici manovre salvavita come il massaggio cardiaco e l’uso del DAE” osserva Andrea Scapigliati, presidente di Italian Resuscitation Council (IRC) “E’ urgente che la formazione sulla rianimazione cardiopolmonare sia inserita sistematicamente nei programmi scolastici, come già previsto dalla legge 116 entrata in vigore nel 2021, e che possa essere un requisito obbligatorio per il rilascio della patente di guida. L’auspicio è che questa soluzione, cui si fa cenno all’interno del nuovo codice della strada, possa trovare applicazione concreta grazie ai decreti legislativi. L’obiettivo è diffondere sempre più una ‘cultura del soccorso’ a beneficio della salute pubblica”.

Federico Semeraro, anestesista rianimatore bolognese e neo-insediato presidente di European Resuscitation Council (ERC), la società scientifica di cui IRC è parte, sottolinea: “A livello europeo è in corso un importante lavoro che coinvolge molti esperti italiani e culminerà nel 2025 con la pubblicazione delle nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare che saranno adottate dalla comunità medico-scientifica internazionale. Elementi essenziali per accrescere la consapevolezza della popolazione sul tema saranno le campagne di sensibilizzazione, come quella condotta quest’anno con UEFA durante gli Europei di calcio che ha avuto una notevole risposta in termini di coinvolgimento del pubblico, e un maggiore utilizzo della tecnologia: è auspicabile, per esempio, una diffusione più capillare delle applicazioni per la geolocalizzazione dei defibrillatori e un’esplorazione sempre più attenta, già in parte avviata in fase sperimentale, delle potenzialità dell’intelligenza artificiale come supporto ai soccorritori occasionali per gestire l’arresto cardiaco in attesa dei soccorsi”.

Alcuni degli esperti presenti al congresso di Bologna hanno condotto una sperimentazione incentrata sulla modalità vocale avanzata di ChatGPT e in particolare sulle “voci” Cove, Ember, Soul e Spruce. I ricercatori hanno simulato una situazione in cui un soccorritore occasionale, senza una specifica formazione sulla rianimazione cardiopolmonare, si trova di fronte a una persona in sospetto arresto cardiaco e, dopo aver chiamato i soccorsi, chiede agli assistenti vocali di ChatGPT di fornire le istruzioni su come procedere in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. La sperimentazione è stata condotta con il solo obiettivo di valutare che tipo di aiuto può fornire la tecnologia avanzata a supporto e non in alternativa del lavoro fondamentale e insostituibile degli operatori del 112.

“Le risposte dei 4 assistenti vocali di ChatGPT – riferisce l’IRC - sono state molto buone, pur con differenze tra le 4 voci, in termini di tempestività e velocità delle indicazioni fornite al soccorritore occasionale, di capacità di elaborare i messaggi in numerose lingue e quindi di adattarsi alle diverse culture e di sostenere dal punto di vista emotivo l’interlocutore attraverso un tono calmo e rassicurante. L’accuratezza delle risposte dal punto di vista scientifico è stata mediamente elevata. Ulteriori studi saranno necessari per comprendere come questi strumenti potranno essere integrati nella catena di soccorso che unisce cittadini e operatori sanitari”.

I risultati della sperimentazione sono stati pubblicati in una “lettera al direttore” sulla rivista scientifica internazionale “Resuscitation”.

Gli arresti cardiaci sono 400.000 ogni anno in Europa, di cui 60.000 circa in Italia e si stima che solo nel 58% dei casi chi assiste intervenga con le manovre salvavita (massaggio cardiaco, ventilazioni) e nel 28% dei casi anche con il defibrillatore. La sopravvivenza finale è di circa l’8%. Insegnare a tutti a riconoscere un arresto cardiaco e le azioni da compiere, a partire dalla rapida attivazione dei soccorsi attraverso il 112, è essenziale in quanto la possibilità di sopravvivenza all’arresto cardiaco diminuisce del 10% per ogni minuto che passa.

In Danimarca, fa notare l’IRC, “dove dal 2006 l’insegnamento della rianimazione cardiopolmonare è stato reso obbligatorio per ottenere la patente e per iscriversi ai corsi professionali, la percentuale soccorritori occasionali che sono stati in grado di effettuare la rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo dei soccorsi è passata dal 27% del 2005 all’80% del 2019. La sopravvivenza a 30 giorni dall’arresto cardiaco è salita dal 4,5% del 2005 al 14% del 2019 (fonte, studio danese pubblicato su Jama Network)”.

13 dicembre 2024
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