Quando si pensa ai danni del fumo, anche passivo, la mente corre a sigarette, sigari, pipe, alle sempre più diffuse e-cigarette e ai riscaldatori di tabacco. Quasi sempre, però, ci si dimentica di un altro tipo di fumo voluttuario: il narghilè o pipa ad acqua, noto anche con il nome di Shisha.
Fumo di una pipa ad acqua che contiene nicotina, catrame, monossido di carbonio come pure metalli pesanti. Perciò, fumare il narghilè può nuocere alla salute come fumare sigarette, sia che si tratti di fumo attivo sia di fumo passivo. Anzi, potrebbe anche risultare più pericoloso considerato il maggior tempo impiegato per fumare: si stima, infatti, che la durata di una sigaretta (tra i cinque e i sette minuti) consenta 8-12 tiri; la “sessione” di narghilè, invece, dura tra i venti e gli ottanta minuti, nei i quali i tiri sono tra i 50 e i 200.
Ciò significherebbe che il fumo inalato con una seduta di narghilè potrebbe arrivare a equivalere a quello di circa 100 sigarette (vds. S.I.Pa.D. Società Italiana Patologie da Dipendenza). A ciò si aggiunga il rischio di trasmissione di malattie infettive: se si fa passare il tubo di un narghilè con lo stesso bocchino da persona a persona, gli agenti patogeni contagiosi presenti nella saliva possono passare di bocca in bocca.
Nei giorni scorsi, personale dei Nas e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha effettuato diversi controlli su tutto il territorio nazionale nei confronti dei “Shisha Bar”, esercizi in cui viene effettuata la vendita e il contestuale consumo di melassa per narghilè e tabacco per pipa ad acqua, messi a disposizione dall’esercente.
Nel complesso, spiega una nota, sono stati ispezionati oltre 100 esercizi pubblici e sono state accertate varie violazioni alla normativa in materia, con particolare riferimento al mancato possesso, da parte di alcuni titolari dei suddetti esercizi, del cosiddetto “patentino speciale”, ossia dell’autorizzazione alla vendita, con contestuale consumo in loco, di melassa per narghilè e tabacco per pipa ad acqua.
I controlli effettuati hanno portato alla denuncia all’Autorità Amministrativa di 5 persone e al contestuale sequestro di diverse tipologie di melassa per narghilè per un totale di oltre 68 chili, in quanto privi di contrassegno dell’autorità nazionale italiana: le melasse per narghilè e i tabacchi per pipa ad acqua detenuti e venduti, infatti, devono essere muniti di contrassegno di legittimazione ed iscritti nella tabella di commercializzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
La mancanza della citata autorizzazione alla vendita, con contestuale consumo in loco, dei prodotti in questione, comporta, ai sensi dell’art. 40-quinquies del D. Lgs. n. 504/1995, c.d. T.U.A., una sanzione amministrativa da 5.000 fino a 10.000 euro e, nelle fattispecie più gravi, ovvero per quantitativi posti in vendita superiori a 5 chili, una sanzione penale. Nel caso, invece, di somministrazione di melassa per narghilè in confezioni sprovviste di contrassegno di legittimazione, e, dunque, di sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa sui tabacchi lavorati ai sensi dell’art. 40-bis del citato TUA, risulta applicabile una sanzione amministrativa proporzionale di 5 euro al grammo, non inferiore in ogni caso a 5.000 euro, e fino ad un massimo di 75.000 euro per i quantitativi pari a 15 chili. Mentre è prevista una sanzione penale nei casi di quantitativi superiori a 15 chili o in presenza di circostanze aggravanti.
L’attività, frutto della efficace sinergia tra l’Arma dei Carabinieri e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, conclude la nota, “costituisce un importante risultato che testimonia la costante collaborazione tra le due Istituzioni a presidio della legalità e a tutela della salute dei consumatori”.