Medicina di genere. Ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi indicati dalla legge
D'Amelio: "C’è un gap da recuperare perché fino ad oggi la ricerca scientifica e, più in generale, la sanità, si è indirizzata verso un approccio che è tutto maschile". Questi i temi affrontati oggi al convegno “La legge sulla Medicina di Genere: applicazioni ed opportunità”, promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Campania
15 GIU - “La salute e la qualità di vita delle donne sono un patrimonio da salvaguardare per il bene dell’intera società. E la medicina di genere rappresenta un’importante conquista, innanzitutto sul piano culturale. E la legge nazionale sulla medicina di genere, in vigore da febbraio di quest’anno, è sicuramente un’importante conquista che deve trasformarsi in una organizzazione sanitaria che tenga conto della specificità delle donne per rendere la risposta sanitaria più adeguata ed efficace. Un obiettivo per il quale la Regione Campania sta lavorando intensamente”.
Così la Presidente del Consiglio Regionale della Campania,
Rosa D’Amelio, nel corso del convegno “La legge sulla Medicina di Genere: applicazioni ed opportunità”, promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Campania, nella sala “Caduti di Nassiriya” della sede Consiglio Regionale della Campania, al quale hanno partecipato oltre agli esponenti del consiglio regionale, la senatrice del Pd,
Paola Boldrini, il Direttore generale per la Tutela della salute della Regione Campania,
Antonio Postiglione, il Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli e dell’area metropolitana,
Silvestro Scotti.
La legge Lorenzin che contiene indicazioni sulla medicina di genere, in vigore da febbraio di quest’anno, è sicuramente un passo nella giusta direzione perché mette finalmente al primo posti i reali problemi di salute che riguardano le donne. Ma il percorso per arrivare ad un’effettiva applicazione delle nuove norme è ancora lungo.
“Abbiamo un gap da recuperare – ha aggiunto D’Amelio – perché fino ad oggi la ricerca scientifica e, più in generale, la sanità, si è indirizzata verso un approccio che è tutto maschile. Eppure gli studi dimostrano che le cure e i farmaci dovrebbero essere strettamente legati al genere”. Ma non solo, ha ricordato la Presidente del Consiglio Regionale “la legge prevede, ad esempio, la costituzione di un Osservatorio. Avevo proposto una legge regionale sulla medicina di genere, ma è un percorso difficile perché attualmente la sanità nella nostra Regione è commissariata e non possiamo approvare nuove leggi”.
A testimoniare il lavoro svolto con tenacia in Parlamento è stata la senatrice
Boldrini, ora al lavoro sui decreti attuativi che consentiranno di arrivare ad una reale applicazione di quanto stabilito nel provvedimento
: “La legge è stata il frutto di un lavoro nato dal basso e condiviso in maniera bipartisan – ha spiegato la senatrice – ed è stata un importante salto di qualità per il nostro Paese perché interviene anche sulla rivisitazione delle sperimentazioni cliniche e sulla diffusione della medicina di genere nelle pratiche cliniche e terapeutiche. Ora vigileremo sul decreto attuativo per ridare diffusione al Piano e alla realizzazione della medicina di genere. Altro passo fondamentale sarà poi quello della formazione dei medici”.
“L’approccio alla la medicina di genere è un primo passo verso l’approccio alla personalizzazione della cura – ha detto Scotti – prima si guardava al paziente come se fosse asessuato, ora si ragiona con un paziente di genere guardando oltre, quindi a persone diverse per razza e cultura con atteggiamenti e sensibilità che hanno effetti sulla pratica medica, partendo dalla prevenzione e arrivando alla diagnosi e alla terapia”.
15 giugno 2018
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