Ecco come vengono trattati i pazienti thalassemici a Cosenza
06 SET -
Gentile Direttore,
i thalassemici presso l’Ospedale di Cosenza chiedevano di poter essere finalmente curati correttamente, si sono visti togliere le poltrone venendo letteralmente cacciati per strada. Questa, seppur incredibile è esattamente l’estrema sintesi di quello che devono subire, loro malgrado. Si è tanto parlato in questi mesi di Sanità Calabrese malata evidenziando conti e cifre che non tornano; ma il cuore del problema, forse, risiede più in profondità , vicino ai malati essendo più affine all’etica che ad una partita di bilancio e proprio per questo il nostro caso è emblematico quasi “educativo”.
Dopo essere stati spogliati di tutto, Reparto, Cure competenti , presa in carico, Medico competente, strutture degne ( sottratte per farne uffici vuoti) ed essere portati in ambienti inadeguati dove viene violata bellamente ogni diritto alla privacy , i Thalassemici della Nostra associazione hanno lottato per ben due anni con dignità e senza cercare clamore, chiedendo solo di non essere più abbandonati a se stessi , e puntando sulle responsabilità delle competenti istituzioni Sanitarie che alla fine, interpellate , verificano e rispondono interagendo con i Responsabili Ospedalieri e del Centro Trasfusionale, (dove sono in “cura”), indicando le criticità e disponendo, perentoriamente, le correzioni .
Ebbene questo evidentemente percepito come uno “smacco”, deve essere stato davvero mal digerito dal responsabile del Centro Trasfusionale che in questi anni ha sempre negato ogni criticità e per tutta risposta, ha pensato bene di modificare le procedure d’accesso al reparto, architettando per i Thalassemici una trafila infinita ( ben 5 ore d’attesa minimo, solo per cominciare la terapia, caso unico in Italia) ed addirittura negando la fruizione delle poltrone trasfusionale e degli ambienti dell’Ambulatorio ( se non solo al momento finale della trasfusione ) cacciando letteralmente i malati dal reparto e costringendoli ad attendere in strada con 33 gradi all’ombra (in compenso quest’inverno saranno molti molti di meno) con un ago cannula diritto piantato nel braccio senza nessun monitoraggio medico, rischiando infezione o incidenti con gli avventori che affollano le aree antistanti la struttura.
Una situazione pericolosa e kafkiana che il primario del Centro Trasfusionale giustifica con motivi di sicurezza….Noi non siamo riusciti a comprendere la sicurezza di chi ci si propone di tutelare così facendo , di certo non si parla della sicurezza dei pazienti thalassemici (ma questo vale per qualsiasi altro malato) che necessiterebbero di un approccio esattamente opposto a quanto disposto per essere minimamente tutelati. E chi non ci sta…?.niente paura si chiama la Polizia che, da buoni padri di famiglia capiscono la situazione, ma non possono fare altro che il loro dovere.
E quindi ben ci sta (come c’è stato detto in faccia tante volte)…proprio così ci siamo meritati prevaricazioni e disagi, perchè se fossimo stati in silenzio questo non accadeva e sarebbe rimasto tutto come prima “…che è meno peggio di ora”… bhe a Noi viene la pelle d’oca solo a sentire un concetto come questo, che ci ispira inquietanti assonanze e che rientravano nel normale agire di personaggi familiari a tutti durante le frequentazioni scolastiche ….ma quelli li chiamavamo bulli e nulla avevano a che fare con la salute e la vita ( nella sua accezione più classica ) delle persone.
I thalassemici Cosentini che ogni 7/15 giorni devono sottoporsi a questa delicata terapia Trasfusionale salvavita e lo devono fare per il resto della vita, sono ormai abituati ad ogni sorta di privazione, ma non accetteranno l’inaccettabile e chiederemo con ancor più forza il rispetto dei diritti minimi, perchè ormai non abbiamo più nulla da perdere e ci terremo stretta quella dignità che ci ispira ed è nostro ultimo patrimonio.
Angiolina Branca
Daniele Luzzi
Roberto Pasqua
G.B. Lo Curzio
Caterina Amendola
Consiglio Direttivo ATCs, Associazione thalassemici Cosenza
06 settembre 2019
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