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Liste d’attesa. Benazzi (Ulss 2, Treviso): “Se necessario, pronti a bloccare l’intramoenia”

In questa intervista il dg spiega che “mancando specialisti nelle varie branche”, già oggi “utilizziamo la libera professione d’azienda per aumentare l’offerta ai cittadini”. Ma “se dovessimo averne bisogno, come estrema ratio bloccheremo la libera professione”. Intanto al PS di Treviso oltre 20.000 sono stati seguiti con il percorso fast track.


28 FEB - Solito problema sulla carenza di medici e, a cascata, allungamento delle liste di attesa. Il Dg della Ulss 2 trevigiana, Francesco Benazzi, fa sapere che nell’anno precedente molto è stato fatto e ancora molto si dovrà fare. Al Cà Forcello si sta sperimentando una nuova metodologia che interessa il pronto soccorso: e così in caso di frattura, o di sospetta frattura, il paziente verrà dirottato subito nei reparti radiologici by-passando lo stesso pronto soccorso. Questa nuova organizzazione porterà giovamento allo stesso pronto soccorso di Treviso. “Ci troviamo in un momento storico di grande difficoltà, stretto com'è tra una profonda carenza di specialisti, un invecchiamento progressivo della popolazione assistita e un sistema sanitario pubblico che necessariamente sta cambiando pelle per farsi trovare pronto alle sfide del futuro”.

Sul fronte delle liste d'attesa, nella Ulss 2 dove si potrebbe fare meglio?
Si potrebbe fare meglio innanzitutto riuscendo a coprire tutte le carenze di organico medico che, per vari fattori, sono attualmente presenti nelle nostre strutture, soprattutto in certe branche come Radiologia, Ginecologia, Anestesia, Pneumologia, Dermatologia. I concorsi ci sono ma gli specialisti sono pochi per poter coprire i posti lasciati liberi da chi, per un motivo o l'altro, ha abbandonato il sistema sanitario pubblico (pensionamenti, malattie, impiego presso strutture private più remunerative dal punto di vista economico).

Ed a questo dobbiamo aggiungere che i pochi specialisti disponibili spesso non accettano di lavorare in sedi che giudicano troppo periferiche, aumentando così le difficoltà attuali nelle strutture presenti a Conegliano, Vittorio Veneto, Montebelluna e Castelfranco. Inoltre, si potrebbe fare meglio migliorando l'appropriatezza prescrittiva e, quindi, avere una gestione più attiva delle prestazioni di controllo le prestazioni specialistiche. C'è sicuramente ancora tanto da lavorare.
 
State sperimentando il “fast track" radiologico, di cosa si tratta?
 Con il termine fast track si intende un percorso breve all’interno del Pronto Soccorso. Il percorso prevede che il paziente che si presenta con un quadro clinico monospecialistico venga inviato direttamente dal triage infermieristico al medico specialista di competenza, senza essere visto dal Medico di Pronto Soccorso.

Al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Treviso sono attualmente attivi percorsi di fast track con le Unità Operative di Urologia, ORL, Foniatria-Audiologia, Chirurgia Maxillo-Facciale, Dermatologia, Ortopedia, Oculistica, Ginecologia e Ostetricia, Pediatria. Esiste inoltre un fast track per i traumi degli arti che implica, se indicato, l'invio del paziente prima in Radiologia per l'esecuzione della radiografia del segmento traumatizzato e poi all'ortopedico nel caso di frattura/distorsione grave.

Complessivamente nel 2018 più di 20.000 pazienti arrivati al Pronto Soccorso di Treviso sono stati seguiti con percorso di fast track, in particolar modo fast track ortopedici, pediatrici, oculistici, orl e ginecologici.

Se le liste di attesa dovessero diventare troppo lunghe, pensa di bloccare la libera professione?
E’ evidente che il nostro obiettivo è quello di evitare l’allungamento delle liste d’attesa, quindi, dovessimo aver bisogno, come estrema ratio bloccheremo la libera professione degli specialisti.

C'è stato uno studio che ha messo in risalto questi aspetti: quando la lista di attesa è troppo lunga, solo chi può dirotta verso il privato, gli altri rinunciano alle cure. Cosa ne pensa?
E' una conclusione che, se fosse vera, rattrista chi come me crede profondamente nel sistema sanitario pubblico e nell'equità di accesso alle cure mediche, ma è proprio per evitare questo e pensando soprattutto a chi è economicamente più svantaggiato che ogni giorno ci impegniamo per cercare di fornire prestazioni tempestive e di qualità, riducendo per quanto possibile le liste di attesa.
 
Certo ci troviamo in un momento storico di grande difficoltà, stretto com'è tra una profonda carenza di specialisti, un invecchiamento progressivo della popolazione assistita (con richieste sempre maggiori di prestazioni ambulatoriali destinate a patologie croniche) e un sistema sanitario pubblico che sta cambiando pelle per farsi trovare pronto alle sfide del futuro, dovendo assicurare un giusto equilibrio tra necessità di centralizzare sempre più ricoveri per acuti e di offrire prestazioni ad alta tecnologia con una offerta territoriale uniforme di prestazioni specialistiche di base, soprattutto lì dove maggiore è l'invecchiamento della popolazione.  

Endrius Salvalaggio

28 febbraio 2019
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