Programmazione sanitaria. Cimo Veneto: “Bene allarme carenza medici. Ma come siamo arrivati a questo punto?”
Il segretario regionale Cimo Giovanni Leoni: “Da anni sentiamo allarmi di sindacati, ordini e federazioni dei medici sul mancato ricambio generazionale dei medici, sull’imbuto formativo, sulla carenza di specialisti, sui 10.000 colleghi laureati ma non specializzati. Adesso come per magia si aprono i concorsi ma, fatalità, non ci sono i candidati. Bisogna inventarsi una soluzione o interi reparti sono a rischio chiusura”.
01 FEB - "Il Coordinamento italiano medici ospedalieri della Regione Veneto prende atto con profondo sollievo delle allarmate comunicazioni a mezzo stampa di questi giorni da parte di istituzioni come Ministero, Regione e Aulss del Veneto, da sempre preposte alla gestione del personale sulla carenza dei medici dipendenti e del personale in genere nei rispettivi ambiti di attività". È quanto si legge in una nota del segretario regionale Cimo Veneto, Giovanni Leoni.
"Il 31 gennaio 2019, sulla stampa un allarme corale a più firme, intenso ed appassionato, con dovizia di dati sulla tipologia delle carenze. Come nei romanzi di Agatha Christie mi sembra però che manchi il colpevole, forse è il caso di interpellare l’acuto detective Hercule Poirot protagonista indimenticato di intere serie di gialli? Chi è l’assassino del ricambio generazionale?
Esiste in realtà, qui e là, un riferimento generico e lontano alla
Programmazione sanitaria - prosegue Leoni -, un ufficio evidentemente collocato in un eremo, isolato anche dai comuni mezzi di comunicazione, che da anni riporta allarmi di sindacati, ordini e federazioni dei medici sul problema del mancato ricambio generazione dei medici, sull’imbuto formativo, sulla carenza di specialisti, sui 10.000 colleghi laureati ma non specializzati. Adesso come per magia si aprono i concorsi ma, fatalità, non ci sono i candidati, bisogna inventarsi una soluzione o interi reparti sono a rischio chiusura.
Da una parte sono sollevato dalla presa di posizione di chi ha realmente il potere di cambiare le cose, dall’altra mi sembra evidente che qualche domanda sul perché siamo ridotti in questi stati, anno dopo anno, i cittadini comuni ai loro rappresentanti dovrebbero farla.
In uno dei tanti articoli a tema del sottoscritto del 18 ottobre 2018, in cui sottolineavo che 'l’alto numero di candidati alla Facoltà di Medicina è il segnale di come la professione sia ancora ambita nonostante il definanziamento costante della sanità, i problemi di responsabilità professionale e i contratti bloccati da circa 10 anni'. Ma se si vuole risolvere il problema della carenza di medici, 'bisogna aumentare il numero di specialisti e non i laureati'.
Resti, dunque, il test d'accesso. Che però, deve sapere selezionare i futuri medici su base scientifica dedicata, con attenzione al profilo etico ed attitudinale'. Che sia ben chiaro a tutti che sono oltre 10.000 in Italia i medici laureati e non specializzati, cominciamo da quelli prima che vadano tutti all’estero".
01 febbraio 2019
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