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Sciopero dei medici di famiglia. Pd e 5 Stelle chiedono Consiglio straordinario: “Regione ascolti la loro protesta”

“Da troppo tempo cittadini, sindaci, associazioni dei malati e gestori delle case di riposo attendono risposte” e “le ragioni dei medici non sono certo rivendicazioni corporative”, affermano i consiglieri del Pd. Che spiegano: “Vogliamo sollecitare l’intervento della Giunta per evitare la paralisi”.


20 SET - Un Consiglio straordinario in Veneto per discutere le proposte dei medici di medicina generale, scongiurando così lo sciopero (sono state indetti 28 giorni di agitazione spalmati su otto mesi) e il blocco dei servizi. La richiesta arriva da Partito Democratico, Lista Amp, Mdp-Articolo 1, Veneto Civico e Movimento Cinque Stelle, che hanno presentato una mozione invitando la Giunta regionale ad attivarsi rapidamente per far rientrare la protesta dei medici di medicina generale.

“Da troppo tempo cittadini, sindaci, associazioni dei malati e gestori delle case di riposo attendono risposte. Il Piano sociosanitario 2012-2016 infatti - spiegano la Vicecapogruppo del Partito Democratico Orietta Salemi insieme ai Consiglieri regionali Bruno Pigozzo, Alessandra Moretti e Claudio Sinigaglia - è rimasto finora lettera morta. Con questa mozione vogliamo sollecitare l’intervento della Giunta in modo da evitare la paralisi. I problemi sono noti, ma non hanno trovato ascolto. Entro il 2016 era prevista l’attivazione di nuovi ospedali di comunità, Unità riabilitative territoriali (Urt) e hospices, ma siamo in fase di assoluto stallo. Dei 1263 posti letto previsti non c’è ancora traccia, mentre ne sono già stati tagliati 1219 negli ospedali. Con la delibera 433 dello scorso 6 aprile, la Giunta ha fatto una retromarcia stravolgendo quanto previsto dal Pssr, riportando i posti letto dentro gli ospedali, senza prevederne le dotazioni, mettendo così in grave difficoltà i Centri Servizi che si erano già dotati di strutture ed erano pronti ad operare. Anche sulle Medicine di gruppo integrato siamo indietro: dal 2015 ne sono partite 55 su 87, che coprono appena il 12% della popolazione veneta”.

“E pure – proseguono i consiglieri dem - per le famiglie con malati terminali o anziani bisognosi di assistenza e disabili la situazione è critica: le case di riposo devono sostenere le cure con dotazioni inadeguate, considerato che dal 2009 c’è il blocco dell’aumento del numero delle impegnative e del loro valore. L’alternativa per le famiglie, quindi, è ricorrere alle strutture non convenzionate, pagando fino a 3000 euro al mese. Nel frattempo, le abitazioni private sono diventate il più grande ospedale del Veneto per anziani fragili e malati, si calcola circa 40mila posti letto, con l’assistenza che grava quasi totalmente sulle famiglie. I nuclei di cure palliative sono ancora inadeguati, i servizi infermieristici limitati a poche ore al giorno e anche in questo caso il carico di lavoro, specialmente nelle ore notturne e nei giorni festivi, è tutto sulle spalle dei parenti”.

“Come si vede - concludono - le ragioni dei medici, pronti al blocco telematico delle prescrizioni dematerializzate ma anche alla chiusura degli ambulatori, non sono certo rivendicazioni corporative. La Regione li ascolti e dia risposte adeguate, nell’interesse di tutti i cittadini veneti”.

20 settembre 2017
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