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Speciale Elezioni/1. Il voto in Veneto. Le proposte di Zaia (LN), Moretti (PD), Tosi (autonomo) e Berti (M5S) per la sanità

Abolizione del ticket, promettono Luca Zaia, Alessandra Moretti e Flavio Tosi, mentre di "ticket proporzionali al reddito su base ISEE" parla Jacopo Berti. Ma i temi affrontati nei programmi per la sanità sono tanti e vanno dai costi standard, alla riorganizzazione della rete ospedaliera e degli organici. I programmi dei quattro candidati.


20 MAG - Manca poco più di una settimana alle elezioni regionali. Ecco una rassegna delle proposte per la sanità contenuti nei programmi dei candidati più favoriti in Veneto: Alessandra Moretti (Partito democratico), Luca Zaia (Lega nord, Forza Italia), Flavio Tosi (Lista autonoma), Jacopo Berti (Movimento 5 stelle).

LUCA ZAIA (Lega nord, Forza Italia)
“Scelgo una sanità eccellente a misura di persona”, è lo slogan scelto dal presidente uscente per il suo programma per la sanità. Ecco, nel dettaglio, gli impegni di Zaia nel settore:
- Promuoveremo la “Salute in tutte le politiche”, con particolare riguardo alla sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro e la promozione di stili di vita sani.
- Potenzieremo specifici programmi di screening per le patologie cronichedegenerative, per le malattie professionali e oncologiche
- Attiveremo un nuovo sistema di mappatura geo-referenziata, nell’ambito del SER - Sistema Epidemiologico Regionale, mettendo in correlazione le diverse patologie e i territori.
- Completeremo il processo di razionalizzazione della rete ospedaliera.
- Potenzieremo gli organici dei medici per i nuovi centri multidisciplinari di presa in carico del paziente per ridurre le attese al pronto soccorso.
- Impiegheremo 120 nuovi dirigenti delle professioni sanitarie per implementare la qualità dell’approccio umano alla cura della persona.
- Adotteremo nuove tecniche per il prelievo di organi a cuore fermo che consentiranno di allungare i tempi utili per il prelievo degli organi, valorizzando così e rendendo più competitiva l’Azienda Ospedaliera di Padova, punto di riferimento nazionale per i trapianti.
- Andremo “Oltre l’ospedale” potenziando i servizi territoriali per la gestione integrata del paziente e la continuità dell’assistenza con una sinergia virtuosa tra Ospedale e Territorio.
- Rafforzeremo la Centrale operativa territoriale della presa in carico del paziente “protetto”, istituendo una sorta di “118 dell’assistenza territoriale”.
- Promuoveremo team multiprofessionali per le forme associative della Medicina Convenzionata, con infermieri, specialisti territoriali ed ospedalieri e personale amministrativo di supporto.
- Amplieremo gli orari di apertura degli ambulatori ospedalieri anche nei giorni festivi per i bisogni di salute dei cittadini.
- Obiettivo liste di attesa zero.
- Istituiremo un numero verde per le segnalazioni per mancato rispetto dei tempi.
- Commineremo sanzioni a carico dei servizi sanitari che rispettano i tempi di attesa fissati: blocco dell’attività intramoenia; sospensione della convenzione/accreditamento; sospensione del Direttore Sanitario.
- Garantiremo cure odontoiatriche gratis per i disoccupati, i titolari di assegni sociali e di pensione minima e i loro familiari, e agevolate per i redditi fino a 29 mila euro.
- Potenzieremo il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale (FSEr), per rendere disponibile a tutti la propria storia clinica e socio-sanitaria.
- Porteremo la sanità su smartphone e tablet: prenotare un esame, ritirare i referti e trovare la farmacia più vicina sarà molto più facile.
- Creeremo l’Azienda zero, che consentirà la gestione centralizzata di tutti i servizi amministrativi delle Ulss, permettendo la riduzione dei costi e il reinvestimento in servizi sanitari dei risparmi ottenuti, riducendo drasticamente il numero il numero delle Ulss.
- Istituiremo il CUP unico regionale integrato per le prenotazioni sanitarie di qualsiasi tipo.
- Consentiremo la prenotazione degli esami e il ritiro dei referti anche presso le farmacie, quali luoghi di presidio sanitario nel territorio.
- Elimineremo i ticket sanitari, con conseguente trattativa con il Ministero della Sanità.
- Stabiliremo che i direttori generali debbano ricevere i cittadini una volta alla settimana.
- Faremo della sanità anche un grande volano di sviluppo economico per il Veneto.
SCARICA IL PROGRAMMA INTEGRALE

ALESSANDRA MORETTI (Partito democratico)
Un programma che nasce “da numerosi incontri con medici, infermieri, tecnici della sanità e del sociale, associazioni, e dalle richieste dei cittadini incontrati nel corso del mio viaggio lungo tutto il Veneto”, spiega la candidata nel documento. Moretti promette “anche per il futuro sarà questo il metodo di costruzione delle politiche: ascoltare chi fino ad oggi ha subito decisioni calate dall’alto senza essere interpellato”.
Ecco, dunque, le priorità per la sanità di Alessandra Moretti:
-    Fuori la politica dalle Aziende sanitarie. Coinvolgerò medici e professionisti sanitari nella gestione delle aziende socio-sanitarie. Oggi invece la salute dei veneti è in mano ai burocrati scelti dalla politica. Una sanità efficiente passa anche da professionisti motivati e valorizzati.
-    Un presidio sanitario ogni 15mila abitanti. Realizzeremo, in accordo con i medici di famiglia e gli infermieri, 330 presidi sanitari che aiutino a ridurre gli accessi al pronto soccorso e gestiscano al meglio la cronicità.
-    Lotta agli sprechi con la riduzione delle Ulss. Ridurrò a 8 il numero delle ULSS, per dedicare i soldi risparmiati alla cura dei cittadini anziché agli stipendi dei dirigenti nominati dalla politica.
-    Assunzione di 3000 medici e professionisti sanitari. Assumerò 3000 medici e professionisti sanitari, un numero congruo e sufficiente per riuscire a ridurre le liste d’attesa e offrire una sanità di alta qualità ai veneti.
-    Stop al doppio ticket sulle ricette. Cancellerò il doppio ticket sulle analisi del sangue. I costi sono ormai inaccessibili per molte famiglie venete, che infatti scelgono di non curarsi o di rivolgersi al privato.
-    100 borse per le scuole di specializzazione medica. Aumenterò le borse di studio regionali per le scuole di specializzazione medica dedicate ai cittadini veneti. Si passerà dalle attuali 50 a 100 nei prossimi 5 anni.
-    Fiduciario sanitario. Creerò la figura del fiduciario sanitario. Sarà il legame affettivo fra due persone, e non necessariamente la parentela, a stabilire chi è autorizzato ad accedere alle strutture sanitarie per prestare cura e assistenza.
-    50 milioni in più per il fondo per la non autosufficienza. Aumenterò il Fondo per la non autosufficienza di 50 milioni di euro. Questo significa maggiori risorse per l’assistenza domiciliare, i centri diurni e le case di riposo.
-    Un angelo custode per la non autosufficienza. Affiderò “un angelo custode” a ogni persona non autosufficiente che abbia bisogno di essere seguita nel proprio percorso di cura e assistenza. Ci sarà così un solo referente a seguire tutte le pratiche di ogni singolo assistito.
-    Scuole materne: finanziamenti certi. In molti piccoli comuni del Veneto le scuole paritarie sono l’unico servizio educativo per i nostri bambini. Un servizio messo oggi in pericolo dai continui ritardi della Regione nell’erogare i finanziamenti necessari. Questo determina, tra l’altro, l’impossibilità di programmare eventuali assunzioni di nuovi insegnanti. Ecco perché intendo introdurre il metodo del rimborso mensile, come peraltro già avviene in Emilia Romagna.
-    Un piano per infanzia e adolescenza. Finanzierò i centri anti-violenza, l’accoglienza e l’affido dei minori con un piano per l’infanzia e l’adolescenza da 10 milioni di euro annui.
-    7 centri pedagogici sul modello di Vicenza. Realizzerò in ogni provincia un centro pedagogico avanzato sul modello di quello che ho realizzato a Vicenza. Si tratta di un luogo aperto a tutti – bambini, adolescenti, giovani, genitori ed educatori – che propone esperienze formative nell’ambito dell’educazione e della promozione umana, attraverso attività teoriche e pratiche realizzate con la collaborazione di esperti volontari.
-    10 centri contro le discriminazioni. Realizzerò 10 centri contro ogni tipo di discriminazione (razzismo, omofobia, genere, bullismo) capaci di rispondere rapidamente e concretamente.
PROGRAMMA PUBBLICATO SUL SITO UFFICIALE DELLA CANDIDATA. TESTO INTEGRALE IN FORMATO PDF NON DISPONIBILE

FLAVIO TOSI (Lista autonoma)
“Aboliremo il ticket sanitario”. Questa una delle promesse di Tosi, che nel suo programma osserva come “ancora oggi le 21 Ulss del Veneto sostengono spese diverse per gli stessi servizi. Applicando i costi e i servizi standard all’interno della regione, su parametri di virtuosità - cioè su quelli delle Ulss migliori - si possono ottenere le risorse, dimostrabili con i conti alla mano, per raggiungere questo risultato. Inoltre razionalizzeremo l’organizzazione sanitaria: non si taglierà alcun servizio, ma semplicemente si accorperanno uffici e si taglieranno costosi ruoli burocratici”. Per Tosi “È poi inaccettabile che in Regione si discuta senza esito da cinque anni sul futuro dell’ospedale di Padova e che la “cittadella della Salute di Treviso” sia da tempo al palo: a Verona, con un piano preciso e definito nei tempi, siamo riusciti a realizzare la più grande piastra chirurgica d’Europa. È questa la differenza tra il dire e il fare. È questo il coraggio di decidere”.
Ma ecco in dettaglio i punti del programma di Tosi dedicati alla sanità.

1.    Il sistema sociosanitario veneto è l’unico che integra la rete sanitaria dei presidi ospedalieri e dei distretti con quella dei servizi sociali. La necessità di garantire un sistema sanitario di eccellenza impone di avere il coraggio di cambiare, coi fatti e non solo a parole. I costi standard non sono uno spauracchio da sventolare a Roma, salvo poi non applicarli neanche in Veneto: sono un metodo di programmazione e di organizzazione che non si limita al mero monitoraggio dei costi, ma che punta al miglioramento delle strutture a minor indice di efficienza per arrivare al finanziamento standard garantendo l’equilibrio economico e gli investimenti in attrezzature e risorse umane indispensabili per mantenere la quantità e la qualità dei servizi. La programmazione regionale deve finanziare le Ulss col parametro del finanziamento standard. Le singole aziende sanitarie dal canto loro devono saper garantire un indice di efficienza gestionale che consegua l’equilibrio di bilancio salvaguardando gli accantonamenti per gli investimenti. Gli eventuali utili di esercizio dovranno essere tripartiti in misura proporzionale tra i dipendenti che li hanno prodotti, la popolazione assistita, e l’Ulss stessa con un aumento del fondo per gli investimenti.

2) Con l’approvazione del Piano Socio Sanitario 2012-2016, con legge n. 23 del 29/06/2012, la Regione ha già definito i bacini dimensionali delle Ulss (200-300 mila abitanti) e quindi i criteri di razionalizzazione del loro numero, ferme restando le specificità del Bellunese e del Polesine. Il Piano però, soprattutto per quanto riguarda le proposte innovative e di potenziamento dei servizi territoriali, è rimasto inapplicato: tra gli obiettivi obbligatori e vincolanti assegnati ai direttori generali della Ulss, la Regione deve inserire l’attuazione con tempi tassativi delle previsioni del Piano.

3) Anche per quanto riguarda la rete degli ospedali, le schede allegate al Piano Sociosanitario hanno già ridefinito l’assetto sul territorio partendo dal bacino di utenza ottimale per un ospedale moderno, che da un lato consenta di assistere adeguatamente la popolazione di riferimento e dall’altra garantisca adeguati volumi di attività per mantenere le professionalità degli specialisti. Delle strutture dismesse potrà essere presa in esame la riconversione ove coincidente con la programmazione delle necessità territoriali. Un’attenzione particolare va data alla programmazione ospedaliera di Padova: non è possibile pensare che possa continuare il siparietto di proposte e controproposte finalizzate all’immobilismo che la Regione sta attuando a scapito di una delle realtà sanitarie più importanti della Regione e d’Italia. Così come va risolta la situazione della “Cittadella della Salute di Treviso”, da tempo al palo.

4) Vanno individuate nuove forme di integrazione ospedale-territorio. Solo attraverso una compenetrazione delle due anime del sistema sanitario è pensabile quel salto di qualità nell’assistenza integrata che oggi richiedono la rete di ospedali, di strutture per anziani, di ospedali di comunità, di Utap, di hospice, di servizi di riabilitazione e di case di riposo. Gli stessi servizi, essendo concentrati, possono venire erogati con minor costo in termini di personale, di spese fisse, di manutenzione e di logistica.

5) Bisogna introdurre la figura dell’infermiere di famiglia. Oggi il “sistema delle badanti” supplisce alle carenze di quello “socio-sanitario” ma non garantisce adeguati standard in termini di sicurezza e di qualità delle prestazioni. Va potenziata l’assistenza domiciliare integrata: coi risparmi ottenuti dallo spostamento della spesa dall’ospedale al territorio bisognerà concedere incentivi alle famiglie che assistono direttamente gli anziani evitandone il ricovero nelle strutture residenziali.

6) Aboliremo il ticket sanitario. La “partita” vale 200 milioni di euro all’anno su 8 miliardi e mezzo, quindi poco più del 2% del costo dell’intero settore socio-sanitario, ma c’è la concreta possibilità di trovare le risorse. Ancora oggi infatti le 21 Ulss del Veneto sostengono spese diverse per gli stessi servizi. Applicando i costi e i servizi standard all’interno della regione, su parametri di virtuosità - cioè su quelli delle Ulss migliori (ad esempio quelle con una minore percentuale di personale amministrativo) - si possono ottenere le risorse per abolire totalmente i ticket che oggi i cittadini veneti pagano per il servizio sanitario nazionale. Dunque, per arrivare all’obiettivo, bisogna ridurre la burocrazia delle singole aziende sanitarie, organizzare meglio la logistica, la dislocazione e l’utilizzo delle grandi apparecchiature, e concentrarsi sull’informatizzazione. Il ticket, tra le altre motivazioni, va abolito per consentire a tutte le persone di accedere alle cure: a causa della crisi economica vi stanno rinunciando sempre più famiglie. E noi vogliamo rimettere al centro le persone. Una valutazione a parte va fatta per il Pronto Soccorso - dove il ticket era stato introdotto per ridurre gli accessi inappropriati - e ai limiti di reddito: le persone abbienti possono comunque contribuire al bene comune continuando a pagarlo. Tutti i cittadini veneti hanno diritto agli stessi servizi e ai medesimi tempi di risposta.

7) Le Ulss dovranno riacquistare la propria autonomia: oggi ogni decisione è accentrata a livello regionale, comprese le assunzioni e il reintegro delle apicalità sanitarie vacanti, che in Veneto sono oltre 100. La Giunta deve inoltre consentire il turnover del personale delle Ulss. È necessario poi restituire autonomia e dignità ai servizi sociali, la cui organizzazione e dirigenza oggi sono totalmente subordinate alla sanità: ciò comporta, ad esempio, che la legge regionale 30 del 2009 sulla non autosufficienza sia rimasta una “grida manzoniana”, con principi giusti, ma assolutamente inattuati per mancanza di risorse.

8) Garantire la certezza dei tempi di pagamento delle Aziende Sanitarie vuol dire garantire un flusso regolare di benzina al motore del sistema produttivo. Il termine di pagamento in ambito sanitario oggi è fissato teoricamente a 60 giorni: va ridotto entro la fine dell’anno a 30 giorni dalla data della fattura e va creato un portale per verificare con trasparenza i tempi di pagamento.

9) Si impongono una riflessione e un impegno di rivalutazione del modello organizzativo delle competenze sanitarie. Va concretizzato un sistema che sfrutti in modo sinergico tutte le proprie competenze, col coraggio di rivedere i limiti ordinamentali e professionali per consentire un processo di avanzamento delle competenze, garanzia della continuità del miglioramento e della sostenibilità del sistema sanitario, remunerando adeguatamente le accresciute responsabilità.

10) L’ortodonzia è quella branca dell’odontoiatria che studia le diverse anomalie della costituzione, dello sviluppo e della posizione dei denti e delle ossa mascellari. In quest’ambito riteniamo che vadano investite parte delle risorse liberate dalla razionalizzazione e dalla semplificazione del sistema come investimento sulle future generazioni. Il servizio sanitario regionale deve prendersi carico dei pazienti che vanno da 0 a 14 anni. Solitamente si identificano due momenti cruciali per una terapia ortodontica: dai 6 ai 12 anni (ortodonzia intercettiva) e dai 12 anni in poi (ortodonzia dell’adulto). La terapia ortodontica applicata a piccoli pazienti è volta ad intercettare e a pervenire precocemente non solo eventuali disallineamenti dentali ma anche disarmonie scheletriche (mascellari e mandibolari). Successivamente, in età pre-puberale (al termine della permuta dentaria), sarà possibile coordinare in modo ottimale l’allineamento dei denti.

11) La spesa per il sociale va riordinata e riorientata. Vanno definiti criteri e parametri di costo omogenei. Vanno fissati degli standard di servizi e vanno assegnate le risorse ai territori in relazione ai bisogni, superando i finanziamenti storici. Il “sistema veneto” deve riequilibrare e razionalizzare la quota di partecipazione al finanziamento tra Regione, Comuni e utenti, anche aumentando le risorse, tenuto conto dell’inarrestabile processo d’invecchiamento della popolazione.

Demenze
Attivare valide e concrete strategie per la promozione e il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali per le demenze. In Italia il numero totale di pazienti con demenza è stimato in oltre 1 milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer). Sono circa 3 milioni le persone che indirettamente o direttamente sono coinvolte nell’assistenza dei loro familiari. Secondo alcune proiezioni i casi di demenza potrebbero triplicarsi nei prossimi 30 anni. Per questi motivi si rende necessaria la creazione di un sistema integrato regionale in grado di garantire in tempi rapidi la diagnosi, la presa in carico, la continuità assistenziale, un supporto valido alla persona e alla famiglia. Sulla base della programmazione regionale si deve strutturare una rete di servizi e funzioni così pensate che a partire da Centri per il Decadimento Cognitivo e per le Demenze garantiscano una omogeneizzazione dell’assistenza su tutto il territorio regionale chiamando in causa nelle diverse fasi della malattia e nei diversi contesti di vita i Medici di medicina generale, le strutture semiresidenziali, l’assistenza domiciliare integrata etc.
Rivedere le soglie d’accesso alle prestazioni per l’assistenza domiciliare agli anziani previste dal nuovo ISEE. A volte la compartecipazione ai costi del servizio basata sul nuovo ISEE mette in serie difficoltà l’anziano e la sua famiglia. Bisognerebbe garantire la gratuità del servizio a chi ha un ISEE basso.

Disabilità
Riqualificazione dei programmi assistenziali finalizzati alle persone disabili fisiche, psichiche e sensoriali, attraverso un potenziamento dell’attività domiciliare, di promozione della vita autonoma, e di sostegno alle famiglie, finalizzati a mantenere il più possibile le persone disabili nel proprio ambiente sociale e familiare potenziando magari i centri diurni ed evitando contestualmente il più possibile il ricorso all’istituzionalizzazione e agli interventi residenziali, irrinunciabili quando necessari ma generalmente più emarginanti e più dispendiosi sul piano economico. Potranno essere comunque previsti interventi assistenziali di “sollievo” tali da consentire ai familiari di disabili, momenti di riposo o fruibili in caso di malattie o per altre necessità. Proprio una pianificazione dell’attività di prevenzione a domicilio che dovrà avvenire attraverso linee guida regionali e una messa in atto dei piani locali della disabilità e i piani di zona, potrà consentire un risparmio di risorse da reinvestire in termini qualitativi verso interventi più all’avanguardia. Nell’ambito dell’assistenza alle persone disabili psichiche (domiciliare, residenziale e semiresidenziale) deve comunque avvenire un salto di qualità, impiegando i modelli assistenziali educativi -abilitativi più aggiornati, che vadano oltre una oggettivante assistenza mirante ai bisogni essenziali e a una generica attività risocializzante, per seguire la direzione di una assistenza che segua percorsi più specifici e qualificati per tipologia di disabilità (es. disturbi dello spettro autistico, Sindrome di Down, deficit intellettivi di vari livelli, etc.).

Per il futuro è possibile pensare a un terzo settore integrato (welfare community, sussidiarietà orizzontale), la costruzione di un sistema territoriale, reticolare, integrato dei servizi sociali il cui rapporto del terzo settore col servizio pubblico sia paritario e anticipatorio. Il ruolo della politica è quello di facilitare l’emergere delle nuove soggettività. Stimolare la nascita di nuove forme di intervento sia sul piano sanitario che socio-sanitario. Molte iniziative nate dall’immaginazione di soggetti privati sono poi state fatte proprie dal pubblico (nascita di hospice, delle RSA, delle Case Famiglia per persone disabili, etc). Una politica illuminata dovrebbe sostenere la nascita di simili iniziative, togliendo impedimenti normativi e burocratici. Decentrare e liberalizzare i modelli di assistenza socio-sanitaria, fino all’intero sistema organizzativo, potrebbe essere l’obiettivo per rendere il sistema più gestibile e meno costoso.
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JACOPO BERTI (Movimento 5 stelle)
“Una sanità pubblica e vicina ai cittadini”, promette il candidato dei 5 Stelle. Ecco le sue proposte per la sanità:
1. Potenziamento dei servizi territoriali: attività integrate socio assistenziali, assistenza domiciliare, prevenzione del disagio psichico, nuovi modelli di integrazione sociale -cohousing.
2. Armonizzare il modello organizzativo delle alte specialità secondo il modello Hub e Spoke, garantendo ed incrementando le funzioni periferiche in linea con i bisogni e le specificità territoriali.
3. Stop a opere in Finanza di Progetto; aggiornamento e ristrutturazione secondo logiche di risparmio energetico ed ecosostenibili, con studi di fattibilità e piani finanziari credibili.
4. Abbattimento dei tempi di risposta e ottimizzazione delle liste di attesa attraverso la ridefinizione delle linee guida nella gestione dei servizi socio-sanitari e assistenziali.
5. Integrazione tra i sistemi informativi del SSN ed il territorio; digitalizzazione completa delle prescrizioni, delle prenotazioni e dei referti.
6. La prevenzione, la promozione e l’incentivazione dei corretti stili di vita, fondamentali per creare una nuova cultura della salute che consenta di ridurre la spesa sanitaria.
7. Partecipazione attiva dei cittadini nelle decisioni socio sanitarie territoriali.
8. Istituzione di un Ente Terzo Regionale con funzioni di controllo e verifica su convenzioni, accreditamento, appalti e controllo della spesa, con un unico obiettivo: “ Lotta alla corruzione”.

Sanità del Territorio. La sanità può cambiare solo se riesce a capire che la societa e le persone sono cambiate, sono cambiate le esigenze, e sono cambiate le necessita. La patologia cronica ha sostituito quella acuta, il territorio “deve ritornare” al centro della salute pubblica.

- Sanità dei Servizi Ospedalieri. Una nuova sanità deve sovvertire gli ordini di prevalenza; non più una sanità come un'azienda in cui far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli sulla salute e dei servizi, ma una sanità attenta alle reali necessita dei cittadini, attenta alla qualità delle prestazioni erogate, attenta ed aggiornata di fronte alle evidenze scientifiche, attenta alla prevenzione ancor prima della cura, attenta all'etica ed alla morale.

-    Sanità dell'Organizzazione. Il titolo V affida alle Regioni l'organizzazione e l'assistenza sanitaria ed il suo finanziamento. Questa impostazione, se mal gestita, può accentuare le differenze territoriali e può favorire l'iniziativa di una sanità privata, abile in questi casi nel sottrarre talenti e risorse al servizio pubblico.

- Sanità dell'Informazione, della Prevenzione e della Ricerca. La nuova sfida sarà una politica sanitaria di tipo culturale per promuovere la prevenzione primaria, l'educazione a corretti stili di vita, l’alimentazione sana, l’attività fisica, l’astensione dal fumo. Serve ridimensionare la portata della prevenzione secondaria, lo screening, la diagnosi precoce, la medicina predittiva, spesso rispondenti a logiche di tipo commerciali.
 
E per i ticket, che siano "proporzionali al reddito (su base ISEE) per le prestazioni non essenziali con strumenti di controllo incrociato con il Fisco per gli esenti al pagamento per reddito minimo".
 
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20 maggio 2015
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