Radiazioni ionizzanti: la principale fonte è medica. Il 77% deriva dalla tomografia computerizzata
Presentati per la seconda volta dalla Regione Toscana, a distanza di 5 anni, i dati sull’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Nel 2006 il valore pro-capite era di 1,5 millisievert, oggi, in relazione alle rilevazioni del 2011, è di 1,7 millisievert. Lo studio ha valutato la quantità di radiazioni dovute ai 150 esami - su 230 - responsabili del 98% dell'esposizione totale. Gli esami presi in considerazione riguardano la radiodiagnostica (tomografia computerizzata, radiologia tradizionale, radiologia interventistica e mammografia) e la medicina nucleare diagnostica.
15 MAR - L’esposizione alle radiazioni ionizzanti è aumentata nel giro di cinque anni. Almeno tra i cittadini della Regione Toscana. Un recente studio, infatti, ha dimostrato che l'esposizione media, durante il 2011, è risultata pari a 1,7 millisievert di dose efficace pro-capite, con un lieve trend di crescita rispetto alla precedente indagine relativa al 2006, che aveva mostrato un risultato pari a 1,5 millisievert. I dati risultano in linea sia con le altre zone d’Italia, che d’Europa.
Rapporto rischio-beneficio
Ma qual è il giusto equilibrio tra la necessità di esporsi a queste radiazioni e il rischio che si corre? Per stabilirlo e valutarlo correttamente, la Regione Toscana ha realizzato per la seconda volta il progetto "
Valutazione della dose da esposizioni mediche alla popolazione della regione Toscana" i cui risultati sono stati presentati oggi. Secondo quanto spiegato dagli esperti il maggior contributo alla dose procapite stimata - 1,7 millisievert - deriva dalla tomografia computerizzata con il 77% della dose collettiva totale. Questo risultato si spiega con un incremento dell'utilizzo di questa tecnica che, in virtù di un imponente e rapido sviluppo tecnologico, rende oggi possibile eseguire in pochi secondi esami con un elevato contenuto diagnostico, spesso indispensabile a definire il corretto percorso terapeutico dei pazienti.
La principale fonte di radiazioni ionizzanti
Nei Paesi sviluppati è costituita dalle esposizioni di tipo medico. La valutazione della dose da radiazioni ionizzanti dovuta alle esposizioni mediche è un modo indiretto per considerare non solo l'appropriatezza delle indagini radiologiche, ma anche l'ottimizzazione dell'esecuzione degli esami e l'obsolescenza del parco apparecchiature. Lo studio ha valutato la quantità di radiazioni dovute ai 150 esami - su 230 - responsabili del 98% dell'esposizione totale. Gli esami presi in considerazione riguardano la radiodiagnostica (tomografia computerizzata, radiologia tradizionale, radiologia interventistica e mammografia) e la medicina nucleare diagnostica.
Chi ha collaborato all’iniziativa
La realizzazione del progetto è stata resa possibile grazie alla collaborazione di radiologi, medici nucleari, fisici sanitari e tecnici sanitari di radiologia medica delle strutture sanitarie toscane, nonché del settore Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, alimenti e veterinaria della Regione Toscana (sotto la cui responsabilità ricade la Commissione Regionale per la Prevenzione dei Rischi da Radiazioni Ionizzanti), che ha messo a disposizione le statistiche circa gli esami diagnostici svolti sia in ambito regionale che extra-regionale sui cittadini della nostra regione.
Gli esiti dello studio
In conclusione appare chiaro come, senza voler mettere in discussione le procedure diagnostiche in cui vengono impiegate radiazioni ionizzanti, l'utilizzo delle quali ha prodotto e produce nella comunità un beneficio di gran lunga superiore al rischio ad esse connesso, una valutazione periodica della dose alla popolazione appare sicuramente utile, se non necessaria, all'implementazione di politiche rivolte ad una sempre migliore giustificazione ed ottimizzazione delle procedure al fine di tutelare sempre meglio i cittadini della nostra regione.
“La maggior parte delle nostre conoscenze sugli effetti dell'esposizione a radiazioni ionizzanti - hanno spiegato gli esperti - deriva dagli studi epidemiologici sui sopravvissuti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Grazie a questi studi oggi sappiamo che le radiazioni ionizzanti, perlomeno a dosi molto elevate, producono tumori e leucemie nelle persone esposte anche a distanza di molti anni dall'irraggiamento. Tuttavia le dosi assorbite dai pazienti nelle esposizioni a scopo diagnostico sono molto più basse, e nella comunità scientifica non c'è tuttora unanimità di vedute su quale modello utilizzare per predire gli effetti delle radiazioni ionizzanti. L'unico punto fermo è che si tratta di effetti di tipo probabilistico, nel senso che non si può predire chi tra gli esposti svilupperà un tumore, ma soltanto dare una stima della probabilità di insorgenza del tumore, probabilità che si somma all'incidenza naturale (già di per sé piuttosto elevata, circa il 30%) e che cresce al crescere della dose assorbita”.
“Le probabilità in gioco nelle esposizioni mediche sono generalmente molto basse, dell'ordine di qualche frazione percentuale o anche meno. Ciò nonostante, trattandosi di effetti molto gravi, si ritiene opportuno – hanno concluso gli specialisti - tenere sotto controllo le esposizioni mediche della popolazione, analizzandone periodicamente l'impatto radiologico e verificando la presenza di tendenze statisticamente significative. Il progetto presentato in questo convegno si inserisce appunto in questo contesto”.
In ottemperanza al
decreto legislativo 187/2000, che nell'articolo 12 affida alle Regioni il compito di effettuare e comunicare con cadenza quinquennale la valutazione delle dosi alla popolazione. La Toscana ha promosso una prima valutazione relativa al 2006, questa seconda, presentata oggi, è relativa al 2011. La prossima dovrà essere effettuata sui dati del 2016, al momento non ancora completi.
15 marzo 2017
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