I Forum di QS. Quale ospedale per l’Italia? Bibbolino: “Dal DM 70 a un DM71, non scherziamo!”
di Corrado Bibbolino
E’ già stato detto della sua inadeguatezza da alcuni interventi in questo Forum. Aggiungo solo che è stato lo strumento di comodo per eliminare le strutture complesse dei servizi accorpandole per mantenerne altre. Strutture che gestiscono 900.000 abitanti. Come disse Bartali “l’è tutto da rifare” e senza un DM70 ben fatto parlare di un “71”, case di comunità ed ospedali di prossimità, è puro esercizio di potere
28 GIU - L’occasione offerta da
Quotidiano Sanità con il Forum sulla situazione degli ospedali offre numerosi spunti di riflessione e magari di proposta.
Ma occorre, per non sprecarla, un dibattito approfondito partendo da quella che è stata la storia della sanità negli ultimi 60 anni. Basterebbero per capire come non ci sia nulla di nuovo sotto il sole le pagine di Giorgio Cosmacini nella sua Storia della Medicina e della Sanità in Italia. E’ caratteristico della sorte del nostro paese fare (pubblicare) le riforme superando resistenze che riaffiorano come torrenti carsici lentamente, ponendo ostacoli poco visibili fino a dimostrare, con facilità, che la riforma era sbagliata. Le resistenze superate sulla carta rendono silenziosamente inefficace l’azione di riforma, cambiando tutto affinché non cambi nulla.
Non è fenomeno di oggi. Diceva notoriamente Macchiavelli
“Non vi è cosa più difficile da condurre, più incerta da realizzare, né cosa più pericolosa da che mettersi a capo di grandi cambiamenti. Invero, colui che ci prova avrà per nemici tutti coloro che traggono vantaggio dall’ordine esistente e, per contro, troverà solo tiepidi sostenitori tra coloro che dal nuovo ordine trarrebbero beneficio.etc.”.
Altra caratteristica del nostro paese è quella di conservare troppo come avvenne nel ‘46/’47 o di buttare via acqua e bambino come nel ‘92/’93 cosicché la contraddittorietà o l’assenza di una capacità politica non riesce a imporre le visioni necessarie al paese rimanendo in balia delle spinte degli interessi singoli.
I numeri sono sotto gli occhi di tutti e dopo l’introduzione di
Ivan Cavicchi li ha ben ricordati
Filippo Palumbo (ma anche l’ultimo articolo di
Luciano Fassari sulla evoluzione degli annuari tra il 2010 ed il 2019). C’è da aggiungere che sono scomparsi i numeri delle attività strumentali. Abbiamo fatto più volte fatto notare come ci fossero limiti grandi nella attendibilità, ma almeno costituivano un parametro che oggi è difficile avere. Eppure siamo nell’epoca in cui per avere dati, compresi quelli nostri personali che dovrebbero essere un po’ riservati, basta spingere un tasto. La frammentazione dei dati rende aleatorio ogni discorso che voglia partire da fatti reali e non impressioni.
Del rapporto ospedale - territorio scrivevo sulla Rivista dell’Inam a 26 anni nel 1977. Nella sostanza non è cambiato nulla se non che i medici si sono pian piano dissolti come figure centrali sostituiti da altre professioni, e fin qui se ben costruito può essere un arricchimento, ma purtroppo non solo sanitarie. E le amministrazioni da assistenti e facilitanti l’atto medico e/o sanitario sono diventate padrone. Indirizzano, governano, programmano, valutano, giudicano, assumono e licenziano.
Con la timida sottomessa acquiescenza di alcuni colleghi che in certi atti recitano accondiscendenti parti secondarie. Nulla in contrario che chi dirige voglia scegliersi i collaboratori ma sia fatto senza pantomime. E magari, come nelle aziende vere, rispondendo non solo politicamente dei risultati.
Aziendale. Questo aggettivo introdotto opportunamente per valutare costi benefici e limitare gli sprechi è diventato un alibi per giustificare dispotismi costituzionalmente poco compatibili. Già è stato detto che il PNRR sta sprecando un occasione. E’ “un calcio di rigore al 90º”. Non buttiamolo fuori. Anche perché di MES non si parla più. Ed allora seguiamo il già evidenziato itinerario della missione 6 per salvare l’ospedale dal minimo.
Magari aggiungendo qualche altro necessario possibile cambiamento in particolare per le aziende ospedaliere universitarie. Pubbliche e private. Dove insegnamento ed assistenza sono andati a sovrapporsi. Occorrerebbe un Forum a parte. Mi limito a dire che le antiche polemiche tra universitari e ospedalieri sono servite a mantenere l’equivoco attuale. L’autonomia, la confusione dei ruoli, la cattiva programmazione dei numeri necessari e degli ordinamenti didattici sono stati essi stessi fattori di crisi. Ma andiamo al PNRR.
Edilizia sanitaria. Ma quale risanamento! I vecchi ospedali vanno chiusi e costruiti di nuovi Hi tech. Ed i vecchi riqualificati ad altri scopi, magari con una legge che superi in qualche modo le disposizioni di lascito vecchie di decenni quando non di secoli. Il riuso della Stazione del Quai d’Orsay a Parigi non insegna?
La digitalizzazione prima di tutto anche se nell’ordine programmatico viene dopo.
In nome dei dati stiamo sprecando soldi e tempo ovunque tra sistemi insufficienti che non parlano tra loro o non hanno adeguata velocità di trasmissione. Mentre Elon Musk manda 6000 satelliti in orbita per preparare un web globale noi facciamo gare aziendali o, colmo del progresso, regionali. Una unica rete ed un unico standard nazionale anzi europeo. Vinca il migliore e non 20 sistemi, con tutto ciò che è sottinteso. E così risolviamo FSE, fascicolo personale, trasmissione di dati, rapporto ospedale-territorio. Niente di nuovo. Analogicamente lo faceva l’INAM, solo che oggi, come ricorda Floridi, viviamo onlife, nella società delle mangrovie metà in acqua e metà in aria, metà nel reale e metà nel virtuale.
Tutto ciò che è burocrazia sia on line, tutto ciò che è rapporto medico (infermiere, tecnico) paziente sia in presenza, perché il concetto di ospite già richiamato è sacro e sostanziale. Non hanno più motivo di essere i vecchi parcheggi ospedalieri. Magari si dovrebbe parlare di RSA nuovi ospizi dove a milioni languono i nostri vecchi spesso in condizioni non commendevoli.
Le attrezzature. QS ha pubblicato il
documento degli “aziendalisti”.
Cavicchi non ha torto nel criticarli ma sui numeri hanno ragione. L’HTA va fatto sul serio ed i dati debbono essere certi.
In radiologia per motivi di assicurazione l’INAIL li possiede tutti per RX (tradizionale, mammo, tc,angio:ogni tubo radiologico è assicurato) e RM: numero ed età. Che escano fuori e si ragioni sulla base delle categorie suggerite dall’industria, italiana ma anche europea e non da oggi ma da almeno 15 anni.
Fino a 5 anni adeguato; tra 5 e 10 anni funzionale; dopo i 10 obsoleto. Ricordando che la legge affida al giudizio ed alla responsabilità dei medici radiologi la valutazione di obsolescenza, raccogliendo la proposta di concentrare in plurifruizioni le attrezzature più nuove e sperimentali e valutando l’apporto del privato non solo convenzionato nel soddisfare i bisogni della popolazione, LEA e non LEA. Anche qui i numeri ci sono ma non escono fuori.
Il DM70 ed il cosiddetto DM71. Nell’allegato al PNRR trasmesso a Bruxelles e
pubblicato da QS il 10 maggio, il DM70 è stato tradotto in inglese tout court. E’ già stato detto della sua inadeguatezza da chi mi ha preceduto. Aggiungo solo che è stato lo strumento di comodo per eliminare le strutture complesse dei servizi accorpandole per mantenerne altre. Strutture che gestiscono 900.000 abitanti. Come disse Bartali “l’è tutto da rifare” e senza un DM70 ben fatto parlare di un “71”, case di comunità ed ospedali di prossimità, è puro esercizio di potere.
Non adoro le invenzioni lessicali e qualche volta Cavicchi si diverte a parlare complicato ma se “compossibilità” significa che l’antinomia ospedale-territorio è una bufala e che ormai sappiamo tutti come stanno le cose e come dovrebbero essere che “compossibilità” sia.
Ricordando con
Quici che
One health non può essere solo uno slogan e che la prima contraddizione del PNRR, e del nostro SSN, è non aver riformato il titolo V. Così ci prendiamo un generale per governare i governatori. Non per caso siamo il paese di Pirandello. Così è se vi pare.
Corrado Bibbolino
Segretario nazionale Sindacato nazionale area radiologica
Vedi gli altri articoli del Forum Ospedali: Fassari, Cavicchi, Cognetti, Palermo e Troise, Palumbo, Muriana, Quici, Fnopi, Pizza, Maceroni, Marini, Maffei, Monaco.
28 giugno 2021
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