Altro che riformisti mancati...in sanità vogliamo una rivoluzione!
di Roberto Polillo, Saverio Proia
La necessità di una riforma del SSN è un’esigenza a cui noi, (P&P come ci ha definiti 'simpaticamente' Cavicchi ieri su questo giornale) non ci sottraiamo, ma al contrario la sosteniamo con forza e determinazione. E siamo talmente convinti che il SSN abbia bisogno di una profonda azione riformatrice da avere dato vita, insieme a numerosi altri soggetti, a un forum di discussione per la riforma intitolato a Tina Anselmi, illuminata riformatrice nonché firmataria della legge istitutiva in qualità di Ministro della Sanità
28 MAG - L’intervento del Prof. Cavicchi, ci dà l’opportunità di ritornare sul nostro ragionamento, toccando degli aspetti di cui si era fatto solo cenno per motivi di economia del testo.
Ancora una volta ci asterremo dall’usare il linguaggio supponente e provocatorio che rappresenta una cifra costante degli interventi del Prof. Cavicchi nei nostri confronti, specificando che noi continueremo invece a nominarlo per intero con i suoi titoli accademici.
La necessità di una rivoluzione in sanità e la nascita del forum di discussione Tina Anselmi per la riforma del SSN
Siamo talmente convinti che il SSN abbia bisogno di una profonda azione riformatrice da avere dato vita, insieme a numerosi altri soggetti, a un forum di discussione per la riforma dello stesso che abbiamo intitolato a Tina Anselmi, illuminata riformatrice nonché firmataria della legge istitutiva in qualità di Ministro della Sanità.
Obiettivo del nostro forum riprendere quel discorso, iniziato con la 833/78 e drammaticamente interrotto dalla serie di riforme di tipo neo liberista che il Prof. Cavicchi ha così sapientemente ricordato.
Per correttezza precisiamo anche che la nostra risposta è fortemente strumentale; il nostro interesse infatti non è controbattere alle astruse affermazioni del verboso censore del pensiero altrui, ma illustrare il lavoro finora svolto dal nostro forum.
I dieci punti di riforma del SSN proposti dal forum
Il nostro SSN deve cambiare e per fare questo rivedere profondamente il suo modello organizzativo facendo proprie queste dieci linee di riforma che il forum dopo ampia discussone ha fatto proprie.
1. Attribuzione competenza esclusiva allo Stato in materia di Sanità, fatte salve le competenze regionali non ricondotte alla competenza statale, con prevalenza dell’erogazione diretta dell’assistenza sanitaria da parte di strutture pubbliche, e Protezione civile;
2. Adeguamento finanziamento SSN con indicazione di un valore in percentuale del PIL congruo con gli obiettivi della programmazione nazionale;
3. Assegnazione del potere di spesa in materia sanitaria esclusivamente al ministero della Salute, titolare esclusivo del Fondo Sanitario Nazionale;
4. Revisione “governance” delle Aziende, con nomina del direttore generale da parte del Ministro della Salute - sentite le Regioni interessate; il Ministero, inoltre, verifica il raggiungimento degli obiettivi assegnati attraverso apposito organismo indipendente e la promozione del giusto equilibrio tra l’indirizzo manageriale sanitario, sociosanitario e amministrativo; effettua altresì la richiesta obbligatoria del parere ai Comuni interessati nelle fasi della programmazione dei servizi e nel processo di valutazione della direzione generale dell’azienda di riferimento;
5. Recupero del valore della Prevenzione Sanitaria attraverso la istituzione e il coordinamento di enti e istituti preposti e il superamento della gestione “per prestazioni” privilegiando la gestione “per processi”;
6. Rivalutazione delle funzioni e del ruolo del personale sanitario e sociosanitario, favorendo la piena integrazione ospedale/territorio attraverso una gestione non per filiera delle prestazioni ma per percorsi protetti e integrati per ogni patologia;
7. Rilancio delle “Case della Salute”, rafforzamento dei distretti sociosanitari con potenziamento della rete dei consultori. Piena attuazione della legge 194 in tutti i suoi aspetti, preventivi e gestionali; impulso all’assistenza di base con definizione di un contratto di filiera per tutti gli operatori compresi i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali. Applicazione della legge 328/2000 “Realizzazione del Sistema integrato di interventi e servizi sociali”, affinché l’integrazione sociosanitaria diventi elemento centrale dell’assistenza territoriale e domiciliare;
8. Potenziamento e rimodulazione delle piante organiche degli operatori sanitari e sociosanitari in relazione alle intervenute e mutate esigenze di prevenzione e assistenza socio-sanitaria utilizzando standard di salute predefiniti quali intensità di cure, posti letto, qualità dei servizi, rilancio e potenziamento dei servizi e presidi territoriali;
9. Attribuzione obbligatoria, alle componenti professionali, di un ben definito ruolo nella programmazione, monitoraggio, verifica e supervisione dei servizi sanitari e sociosanitari, da realizzarsi attraverso gli istituti della concertazione nazionale, regionale e aziendale.
10. Rafforzamento istituti di contrattazione di livello nazionale, regionale e aziendale con le organizzazioni sindacali di categoria e confederali, ivi comprese le materie dell’organizzazione e sicurezza del lavoro e dei fabbisogni di personale con carattere vincolante per le parti nonché implementazione delle forme di partecipazione e delle associazioni di tutela dei cittadini ai processi decisionali.
Nell’ambito di questa azione di riforma un ruolo importante riveste una revisione delle competenze, ruoli e funzioni del personale che opera nel SSN (pubblico o privato accreditato/convenzionato), indipendentemente dal suo inquadramento giuridico. Nostra intenzione è quella di procedere non cadendo nella trappola degli steccati ideologici, ma sfidando tutte le categorie a confrontarsi nel merito di un diverso modello organizzativo
Né più né meno da quanto auspicato dal presidente della Fnomceo Filippo Anelli
in un suo recente intervento su questi temi su QS e che forse il Prof. Cavicchi non ha ritenuto importante leggere.
L’accordo di filiera: uno strumento ampiamente condiviso
Infatti, scopo principale dell’Accordo di filiera è promuovere e garantire la partecipazione dei professionisti e degli operatori produttori di salute in tutte le fasi della programmazione sanitaria e sociosanitaria attraverso lo strumento della concertazione, strumento ignorato anzi odiato dai Soviet, ma tipico della tradizione socialdemocratica europea. Uno strumento, ideato e utilizzato da sindacalisti come Lama, Carniti e Benvenuto che, come il prof. Cavicchi potrebbe ricordare, ha permesso all’Italia di uscire dalla crisi economica di quel periodo.
Concertazione utilizzata normalmente nella Repubblica Federale Tedesca, non dalla ex DDR, ma da Governi della
grosse koalition democristiani-socialdemocratici. Uno strumento, si badi bene, che ha permesso sia il superamento della crisi economica che la gestione dell’unificazione tedesca.
Quindi una logica non solo distante bensì alternativa ai Soviet e rispetto a questi storicamente vincente.
L’ idea forza dell’Accordo di filiera è tra l’altro fortemente presente nelle piattaforme sindacali del sindacato confederale in sanità e questo demarca una differenza non di poco conto.
C’è, infatti, chi fa abiura del proprio passato e chi considera, all’opposto, il sindacato confederale, nelle cui stanze a cavallo degli anni Sessanta e Settanta nacque il progetto di riforma sanitaria così come poi si inverò nella legge 833/78, uno dei soggetti fondamentali nella costruzione del pensiero e del progetto riformatore.
Sullo stesso piano va poi collocato il sindacalismo medico e delle professioni sanitarie. Soggetti di rilievo e altrettanto validi protagonisti della difesa e del potenziamento della natura universale, solidaristica e pubblica del servizio sanitario.
Anche da loro, come si può leggere da articoli apparsi su tale argomento in questo quotidiano, è stato teorizzato quanto da noi proposto: il passaggio al Ministero della Salute, che, poi, per i convenzionati è un ritorno, della sede primaria di contrattazione del settore includendo unitariamente i medici come anche le altre professioni sanitarie.
Una posizione regressiva e anti-storica
Le parole utilizzate dal prof. Cavicchi nel tentativo di demolire il progetto irridendo in una forma così volgare, inappropriata e errata nelle motivazioni, non merita alcuna risposta articolata.
Come rispondere infatti alla vaghezza del pensiero adottato, debole, inesistente e, ci si consenta il termine, inspiegabilmente regressivo rispetto all’attuale fase storica del post-Covid di grande riscoperta dell’intervento pubblico in tutti i settori vitali dello stato e non solo in sanità?
Incomprensibile e potremmo dire a-storica è infatti la posizione di chi, di fronte al dilemma lavoro dipendente o lavoro convenzionato propone la terza via del lavoro a prestazione d’opera cioè a partita iva, forma di lavoro tristemente ben conosciuta in sanità come la peggiore modalità di sfruttamento professionale, al limite del caporalato, senza alcun ristoro di diritti individuali, compresa la tutela della maternità, per una categoria a prevalenza femminile, ma anche riposi, ferie, malattie, adeguata tutela previdenziale.
Una tipologia di rapporto di lavoro dove prevarrebbe la logica del medico come anche del professionista sanitario, più fortemente legato a logiche mercantili o più ossequioso al potente politico di turno.
A farne le spese il professionista rispettoso della propria deontologia professionale, destinato a soccombere o essere isolato, demotivato, deprofessionalizzato e ridotto se non annullato nel suo reddito da lavoro a prestazione d’opera, vaso di coccio tra vasi di ferro.
Una prospettiva contro cui abbiamo combattuto per tutta la nostra vita professionale e che non intendiamo abbandonare per mero opportunismo.
P.S invitiamo tutti i riformisti che ci sono ad aderire al Forum per la riforma del SSN dando la propria disponibilità al seguente indirizzo di posta elettronica riformassn@gmail.com
Roberto Polillo, Saverio Proia
28 maggio 2020
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