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Mobilità sanitaria. Quasi 1 ricovero su 10 è fuori Regione. Il “business” interregionale raggiunge i 4,6 miliardi. Le “fughe” maggiori sempre da Sud a Nord. Lombardia in testa tra le più ricercate, soprattutto per l’alta specialità 


Sono stati 736mila pazienti in viaggio in cerca di cure migliori nel 2018 secondo le SDO. L'analisi dei ricoveri per alta specialità (tumore e terapire collegate) mette in evidenza che dal Sud per questo tipo di patologie ci si sposta quasi sempre verso il Nord (soprattutto in Lombardia). Mobilità "di confine" al Nord, in quasi tutte le Regioni del Centro, ma al Sud tranne Molise e Basilicata l'esodo è in parte verso il Centro e soprattutto verso il Nord. 

27 GEN - Mobilità sanitaria: nel 2018 circa 736mila pazienti (una media di circa il 9% dei ricoveri) sono stati curati in Regioni diverse da quelle dove sono residenti. E questi “spostamenti” valgono economicamente più di 4,6 miliardi di dare/avere tra Regioni.

In dodici Regioni i pazienti “usciti” sono più di quelli “entrati” per le cure (Piemonte, Valle d’Aosta, Trento, Liguria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna).

Ma le Regioni che economicamente sono in debito con altre che hanno curato i loro pazienti sono quattordici: alle dodici precedenti si aggiungono Bolzano e Lazio. Questo per la caratteristica delle cure: quando entra in gioco l’alta specialità il costo si alza e la Regione va in rosso.

Analizzando la mobilità dei pazienti, le Regioni più ricercate sono sempre Lombardia (con un saldo di mobilità positivo, la differenza cioè tra chi è uscito e chi è entrato nella Regione, di 100.641 pazienti), seguita dall’Emilia Romagna (64.967) e dalla Toscana (28.539).

Al contrario i saldi maggiormente negativi li hanno registrati nel 2018 Campania (-55191), Calabria (-48.032) e Sicilia (-36104).

Classifiche che si riflettono anche sugli importi di dare/avere: la Lombardia incassa infatti 808,7 milioni circa, l’Emilia-Romagna 357,9. Al terzo posto però non c’è la Toscana – sempre per il livello di specializzazione delle cure - che è quarta con 148,3 milioni, ma il veneto con 161,4 milioni e una mobilità di pazienti attiva per 10.234 unità.  



 
Osservando poi dove si sono diretti i pazienti curati al di fuori della Regione di residenza, si vede che praticamente in tutte le Regioni del Nord la mobilità è quella cosiddetta “di confine”, verso una Regione vicina cioè, che viene considerata abbastanza fisiologica.

Tra le Regioni del Centro invece uniche eccezioni sono alcuni ricoveri che dalla Toscana e dalle marche sono registrati in Lombardia (nelle tabelle i numeri in rosso sono quelli maggiori (compreso ovviamente quello relativo ai ricoveri nella Regione di appartenenza che è sempre il più alto).

Al Sud invece, tranne Abruzzo (una delle tre Regioni di maggior esodo non confinante è l’Emilia-Romagna), Molise e Basilicata, per le altre tra le mete maggiori di ricovero c’è sempre la Lombardia, l’Emilia Romagna o la Toscana e, più vicino ad alcune, ma distante da altre, il Lazio.

Le Regioni meno ricercate (nelle tabelle i numeri con colore verde) a parte la valle d’Aosta a Nord e il alcuni casi Bolzano, sono quasi sempre le Regioni del Sud.




 
La verifica che spesso la ricerca di Regioni specifiche per determinati ricoveri in casi di alta specialità viene dall’analisi possibile con le SDO 2018 dei ricoveri per tumore e per le terapie collegate.

In questo caso infatti (questo tipo di ricoveri sono circa il 10% del totale dei ricoveri) la Lombardia (tranne per il Molise dove la mobilità per queste prestazioni è di confine) è una costante per tutte le Regioni tra le prime tre di ricovero e in parte per quelle del Sud lo è anche il Lazio.
Un dato questo che mette in risalto un ulteriore tipo di divisione Nord-Sud: quello sull’organizzazione dell’alta specialità.




 
Il ministero della Salute, nella relazione che accompagna le SDO 2018, sottolinea che l'andamento della mobilità interregionale negli anni 2010-2018 pur con qualche leggera variazione, la percentuale di ricoveri in mobilità per ciascun tipo di attività e regime di ricovero si mantiene costante: circa l’8% per l'attività per acuti in regime ordinario, 9% per l'attività per acuti in regime diurno, 16% per la riabilitazione in regime ordinario, 10% per la riabilitazione in regime diurno, e 6% per l'attività di lungodegenza.


Fonte: ministero della Salute SDO 208
 

27 gennaio 2020
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