Autonomia regionale. Tredici Regioni già pronte a chiederne di più. E almeno dieci vogliono mano libera sulla gestione della sanità. Dossier Servizio studi del Senato
di G.R.
Dopo la sottoscrizione degli accordi preliminari con il Governo da parte di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, è iniziato l'effetto domino che ha portato ora Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana ed Umbria, ad avviare i negoziati per ottenere maggiore autonomia dallo Stato su diverse materie, tra le quali la sanità. Ad aver intrapreso l'iter, senza aver però ancora formalizzato la richiesta di avvio dei negoziati sono, invece, Calabria, Basilicata e Puglia. Resta da capire se il Governo vorrà includere da subito queste altre Regioni al tavolo delle trattative. IL DOSSIER
21 LUG - Più autonomia per tutte le Regioni? La strada intrapresa sembra ormai essere questa. Dopo la sottoscrizione degli
accordi preliminari con il Governo da parte di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, che hanno aperto la strada all’Intesa prevista dall’art.116, terzo comma, della Costituzione per avere maggiore autonomia regionale su diverse tematiche, sembra aver preso il via un effetto domino che sta progressivamente coinvolgendo tutte le Regioni italiane ad eccezione di Molise e ed Abruzzo.
Ma di cosa si tratta? Sulla base del "regionalismo differenziato" alle regioni a statuto ordinario possono essere attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia
1) su determinate materie e
2) seguendo uno specifico procedimento. La procedura per l'attivazione del regionalismo differenziato è ricavabile (quasi esclusivamente) dalla disposizione costituzionale: non è mai stato realizzato, infatti, un organico intervento legislativo per disciplinare l’attuazione dell'art. 116, terzo comma. La regione interessata è l'unico soggetto titolato ad avviare il procedimento. L’avvio di questo procedimento può eventualmente essere preceduto (e così è stato per le regioni Lombardia e Veneto) da un referendum consultivo per acquisire l'orientamento dei cittadini.
Obbligo di avvio dei negoziati. Nel silenzio della Costituzione, è l’articolo 1, comma 571, della legge di Stabilità 2014 ad imporre al Governo, ai fini dell'intesa di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, di attivarsi sulle iniziative delle regioni nel termine di 60 giorni dal loro ricevimento. Si tratta peraltro di un termine cui va riconosciuto carattere ordinatorio. Non sussiste, però, alcun obbligo di concludere l'intesa.
Come dicevamo all'inizio, tutto è iniziato lo scorso 28 febbraio quando Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna siglarono i pre accordi per l'autonomia con l'allora Governo Gentiloni. Quei pre accordi sancivano, tra le altre, nuove importanti autonomie in tema di sanità: dagli accessi alle scuole di specializzazione, all’ingresso nel Ssn, ma molte novità anche per i farmaci equivalenti e i ticket. Il Veneto avrà anche spazio di manovra sulla libera professione e l'Emilia Romagna sulla distribuzione diretta dei farmaci.
Ad oggi, su 15 regioni a statuto ordinario, 3 (come detto) hanno sottoscritto accordi preliminari con il Governo:
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7 hanno già formalmente conferito al Presidente l'incarico di chiedere al Governo l'avvio delle trattative per ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Si tratta di
Campania,
Liguria,
Lazio,
Marche,
Piemonte,
Toscana e
Umbria: con loro il Governo potrebbe avviare immediatamente i negoziati. Tutte e 7 chiedono maggiore autonomia anche in tema di sanità;
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3 regioni non hanno ancora approvato formalmente tale mandato, ma hanno assunto iniziative preliminari che in alcuni casi hanno condotto all'approvazione di atti di indirizzo. Si tratta di Basilicata, Calabria, Puglia;
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2 regioni, Abruzzo e Molise, non risultano invece aver avviato iniziative formali per l'avvio della procedura ex art.116, terzo comma, della Costituzione.
Alla luce di questa situazione, sono ora possibili tre differenti scenari per lo sviluppo delle trattative con le regioni:
Il Governo infatti può:
- proseguire speditamente con Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto (o anche solo con una di queste), per definire un modello da applicare successivamente alle altre regioni (un modello necessariamente flessibile in modo da potersi conformare alle diverse esigenze, sensibilità e caratteristiche delle varie realtà regionali);
- includere sin da subito, nei tavoli di lavoro già avviati, anche le regioni che hanno formalmente avanzato la richiesta di avvio del negoziato33;
- attendere che anche le altre regioni che hanno manifestato interesse completino l'iter di avvio della richiesta.
"Ogni ipotesi di accrescere il numero degli attori interessati - si segnala nel dossier - rende il processo più inclusivo e partecipato, e, al contempo, più complesso e articolato, ciò che potrebbe anche incidere sui tempi di attuazione della stessa norma costituzionale".
Giovanni Rodriquez
21 luglio 2018
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