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La sanità e il Pd. Ancora sui motivi di una sconfitta

di Ivan Cavicchi

Sulla sanità il PD è stato sconfitto prima di tutto come “non pensiero” cioè quello che non è riuscito a fare ma avrebbe dovuto fare quindi per la sua incapacità riformatrice

19 MAR - Insisto, anche se so che la mia tesi ad alcuni di voi non fa piacere: se le elezioni fossero state vinte dal PD, le politiche sanitarie del Pd non solo non sarebbero cambiate ma sarebbero andate a regime completando il processo di definanziamento e di privatizzazione che è in atto.
 
E’ arcinoto che circa le scelte strategiche sulla sanità non sono mai stato d’accordo con il PD, quindi lealmente dico senza ipocrisie, che sono contento che il PD abbia perso perché con la sua sconfitta si è aperta una possibilità di fare altre politiche sanitarie e forse financo una “quarta riforma”.
 
Una questione di coerenza logica
Per non fare la figura dell’imbecille che viene giù dalla montagna con la piena chiarisco, ancora una volta, che dire che si è aperta la possibilità di fare altre politiche non significa che sia tutto facile. Ma è un fatto che con la sconfitta del PD si è aperta una possibilità.
 
E’ qui che passa la differenza tra fideismo e laicismo cioè tra chi:
- mantiene un atteggiamento di cieca adesione ad un partito nonostante tutto,
- agisce la sua indipendenza  intellettuale valutando un partito a partire dalle sue politiche.
 
Personalmente, non darò mai il mio consenso ad un partito il cui scopo è distruggere la sanità pubblica.
 
Che vuol dire PD?
Dire PD sulla sanità non significa Federico Gelli, del quale ho sempre apprezzato la verve e la civile capacità di discutere, ma significa uno stuolo di persone sparse in tutte le istituzioni, parlamentari ministeriali, regionali aziendali, in alcuni sindacati, nell’associazionismo, nei servizi sanitari, nell’ordinistica, ecc.
 
Definisco questo enorme collettivo “il senso comune del PD sulla sanità” e affermo che:
- esso rappresenta e tradisce  un limite culturale oltre il quale il PD fino ad ora non  è riuscito ad andare restandone prigioniero,
- nella sconfitta elettorale riguardo la sanità  rappresenta il vero colpevole  e quindi  il vero sconfitto.
 
Sulla sanità il PD è sconfitto prima di tutto come “non pensiero” cioè quello che non è riuscito a fare ma avrebbe dovuto fare quindi per la sua incapacità riformatrice .
 
Cari ex compagni
Ma davvero pensavate che tutto quello che avete fatto in questi anni sarebbe stato senza conseguenze politiche? Secondo voi la gente passa le giornate al pronto soccorso, piegata in due, perché non ci sono i letti di ricovero e non succede niente? Manca il personale nei servizi e non succede niente? Alcuni servizi territoriali vengono chiusi, si distrugge il territorio accorpando le aziende e non succede niente? Le liste di attesa diventano strumenti di selezione sociale e non succede niente? Aumentano le diseguaglianze sull’attesa di vita e non succede niente? La gente paga ticket per tutto e non succede niente? La gente esasperata aggredisce i medici e non vuol dire niente?
 
Voi, cari ex compagni sono sicuro, convinti come siete delle vostre razionali verità, non riuscite a immaginare quanti voti avete perso dalla sanità e quanti voti nella sanità sono andati dal Pd al Movimento 5 stelle. Voi siete stupiti della sconfitta e magari pensate di non essere stati capiti. Vi assicuro però che siete stati capiti benissimo.
 
Chi non capisce a me pare siate voi che nonostante la batosta elettorale, imperterriti tirate dritti con il vostro “pensierino” sulla sostenibilità verso la sponda contro riformatrice come dimostra anche il “pidi-issimo” seminario organizzato nei giorni scorsi all’Istituto superiore della sanità dal Forum per il risk management (Innovazione e sostenibilità del SSN – Responsabilità dello Stato e delle Regioni) al quale, pur invitato, ho deciso di non prender parte.
 
Spaccature
Il paese elettoralmente si è spaccato in due, il centro destra al nord e il Movimento 5 stelle al sud, ma in sanità, da sempre, il paese è spaccato in due. Il PD, quale sineddoche del governo e di molte regioni, per favorire la sanità del nord ha sotto finanziato la sanità del sud, obbligandola a esportare i propri malati a centinaia di migliaia.
 
Ha imposto ad alcune regioni del sud, pur con indici di morbilità e di mortalità gravissimi, condizioni finanziarie capestro. Se il primario oncologo del Pascale di Napoli per il suo cancro alla prostata ha deciso, di farsi operare a Milano una ragione ci sarà. E tutti conoscono questa ragione: il sud non ha gli stessi diritti del nord e pretendete pure che il sud voti chi glie li ha tolti mi sembra francamente troppo. E’ naturale che il sud voti chi i diritti dice di volerglieli ridare. O no?
 
Disaffezioni
Il PD inoltre ha perso consenso nelle grandi professioni della sanità in particolare medici e infermieri. A partire dai suoi medici in Parlamento ha sempre negato che vi fosse una “questione medica” facendo l’errore di pensare che i medici avrebbero votato buoni buoni? Difronte alla “medicina amministrata” che i savants del PD hanno voluto non ho mai visto i medici, normalmente divisi, così uniti nella loro critica politica.
 
La stessa cosa per gli infermieri. Ma davvero pensavate che sarebbe bastato infinocchiarli chiamando ordini i collegi? E’ la professione tappa buchi per definizione e l’unica cosa che siete riusciti a fare è metterla contro i medici.  Insomma voi del PD siete riusciti a mettere in crisi le professioni portanti del sistema e volete pure che costoro vi dicano grazie. Per non parlare di ben 8 anni di assenza contrattuale e di quelle leggi a costo zero che a tutti sono apparse come delle imbarazzanti petizioni di principio. Ma si possono risolvere i problemi con le chiacchiere?
 
Quale dissenso?
Ma in cosa consiste il mio dissenso storico nei confronti della sanità del PD?
Il Pd è rimasto fermo alla riforma del ‘99 cioè alla razionalizzazione senza rendersi conto che:
- di fronte alla natura incrementale della spesa sanitaria  la razionalizzazione pur importante, sia chiaro, (lo so anche io che ci sono tante diseconomie), vale fino a un certo punto oltre il quale essa si  dimostra insufficiente a garantire una ragionevole sostenibilità,   
- con il definanziamento programmato  la razionalizzazione è diventata razionamento fino a ledere i valori fondamentali del sistema e sta degenerando in forme subdole di contro riforma,
- la domanda sociale di salute si può comprimere soprattutto amministrando i consumi (less is more, slow medicine, choosing wisley, cost value ecc)  ma si paga dazio.
 
Cari ex compagni, ancora non avete compreso che i cambiamenti sociali a tutti i livelli con i quali dobbiamo fare i conti non richiedono la razionalizzazione dei paradigmi ma la loro ridefinizione. 
 
Per questo per evitare derive contro riformatrici bisogna fare la “quarta riforma” cioè riformare quello che gli ex compagni, che pure hanno governato la sanità in questi anni, non hanno mai saputo riformare cioè le grandi macroscopiche invarianze del sistema quelle che davvero sono alla base di una  sua inutile costosità  e che hanno bucato ben tre riforme.
 
Per la logica agli ex compagni non sarà mai possibile una cosa che per loro è a priori inconcepibile. Il PD per me ha un grosso problema di concepibilità. Oltre il pareggio di bilancio non riesce ad immaginare altro. Per questo pareggio la sua anima amministrativista si venderebbe financo la madre.
 
Innovazione non è la stessa cosa di cambiamento
In quel seminario organizzato all’ISS già nel titolo si capisce che l’idea di cambiare, agli ex compagni del PD, non gli passa neanche per sbaglio nella mente.
Il concetto di “innovazione” in quel titolo e il ruolo e la storia dei relatori in quel seminario, stanno a rappresentare null’altro che una riedizione dell’idea di razionalizzazione a sistema invariante del 1999 portata avanti fino alle estreme conseguenze. Ma nulla di più.
Si parla di riprogrammazione strategica delle politiche sanitarie ma non di riformare il sistema sanitario. Si parla di “nuova governance” ma sempre nel senso della gestione e non di ripensare il “government” nonostante il governo del sistema sia fortemente squilibrato. L’azienda quindi non si tocca. Ma neanche il titolo V. Si parla di universalismo proporzionale che nel momento in cui si fa accenno alle tesi di Gimbe si capisce che è una fregatura molto molto lontano da una idea davvero universalistica di universalismo discreto.
 
Il concetto di “cambiamento” cari i miei ex compagni è molto diverso da quello di “innovazione” e vale come un processo di sostituzione o di avvicendamento che riguarda modelli, sistemi, culture, il lavoro, il malato, la società, ecc.
 
La differenza tra innovazione e cambiamento è la stessa che in questi anni ho cercato di rimarcare tra miglioramento e cambiamento, tra riordino e riforma. Questo èil discrimine profondo che, con tutto l’affetto per i miei ex compagni, c’è tra me e loro.
 
Voi siete di più e avete potere ovunque, io sono in minoranza e non conto niente e in questi anni avete fatto di tutto per farmi diventare trasparente lasciandomi ai margini del vostro impero come se fossi un eretico ma dimentichi che il vero impero in sanità è ben altro. Nella mia libertà intellettuale vi posso dire in scienza e coscienza, quindi non solo in ragione della batosta elettorale che avete preso, che voi avete torto marcio. Quando si è convinti come voi che non ci sia niente da riformare alla fine è facile imboccare la strada della controriforma. Vedi il discorso delle assicurazioni e delle mutue e non solo.
 
Se non si riesce a immaginare una sanità pubblica altra, un ospedale altro, un lavoro altro, una azienda altra e nello stesso tempo crescono i limiti economici si finisce con accanirsi contro quello che c’è. Il medesimo diventa nella sua reiterazione una trappola. L’alternativa al medesimo non è l’altro ma  la sua decomposizione. E’ come la volpe che per liberarsi dalla tagliola si taglia la zampa a morsi. E di morsi alla sanità in questi anni voi cari ex compagni purtroppo ne avete dati tanti.
 
Perché il PD nella sanità ha perso voti?
Due soli esempi emblematici freschi, freschi che spiegano la brutta piega presa dal PD.
La regione Emilia Romagna ha firmato la pre intesa con due regioni di centro destra per deregolare la sanità e contro riformarla ancora di più, perché non ha:
- una progettualità diversa dal definanziamento e dalla razionalizzazione perché ormai a forza di raschiare il fondo del barile il fondo non c’è più,
- uno straccio di pensiero  diverso dal suo storico amministrativismo  in grado di riformare una idea di sostenibilità ridotta a puro compatibilismo economico,
- Il ministero della Salute (sineddoche del PD) anziché pensare di riformare delle prassi professionali sclerotizzate tira fuori la task shifting dimentico dei danni causati dal 566 e come un incosciente sogna di ridurre la medicina a impresa e servirsi della massima flessibilità del lavoro.
 
Perché ha perso il Pd nella sanità? Semplicemente ha preso delle strade contro riformatrici sbagliate che piacciono molto ai suoi disperati amministratori ma che peggiorano le condizioni materiali della gente, che creano intollerabili ingiustizie sociali e che danno l’idea di un partito nemico dei deboli, dei diritti, della giustizia.
 
Governo o opposizione?
Il Pd andrà all’opposizione. Vedremo. In attesa di avere un nuovo governo che ne dite se tutti noi della sanità dicessimo che la sanità è oltre le dispute politiche. Che ne dite se tutti insieme (ordini sindacati associazioni, società scientifiche, università, ecc.), scrivessimo un bel documento programmatico che metta insieme il concetto di innovazione con quello di cambiamento?
 
Credete a me al punto in cui siamo le scelte politiche possibili non sono tante: o si controriforma o si riforma. Ma fermi in mezzo al guado come siamo ora non è più possibile stare. Come la penso lo sapete. Io sono per riformare.
 
Ivan Cavicchi

19 marzo 2018
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