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Vaccini. Non basta ridurre il numero degli obbligatori, serve un'alleanza terapeutica

di Ivan Cavicchi

Ho apprezzato molto anche l’emendamento presentato in senato da senatori PD di ridurre il numero dei vaccini obbligatori da 12 a 10. Tuttavia, a che ridurre il numero dei vaccini se il decreto resta fondamentalmente fuori di qualsiasi idea di alleanza terapeutica? Le quantità hanno significato solo se sono in funzione delle qualità e le prime non possono essere definite senza definire le seconde.

03 LUG - Sono piacevolmente stupefatto della enorme generatività culturale etica scientifica che la questione vaccini sta dimostrando nella discussione. Questa è iniziata sulla base di un ragionamento semplice e lineare ritenuto dai suoi promotori ingenuamente indiscutibile ma poi giorno dopo giorno è diventata scoperchiamento, disincanto, dubbio sociale, voglia di verità, partecipazione sociale, bisogno irriducibile di moralità.

Sperimentazione di massa
Nessun paese al mondo fino ad ora ha fatto esperienza di un sistema di profilassi che somministra in modo obbligatorio 12 vaccini.

Questo vuol dire che:
• non vi sono studi disponibili per valutare gli esiti concreti della loro applicazione nel breve nel medio e nel lungo periodo
• il decreto allo stesso tempo è come se fosse una sperimentazione di massa
• la somministrazione di tanti vaccini senza un consenso informato, senza il sostegno di un preventivo sistema di farmacovigilanza e senza una supervisione bioetica diventerebbe una somministrazione coercitiva che viola, da Norimberga in poi, qualsiasi norma di rispetto della persona violazione che nessun interesse collettivo può giustificare
• se passasse il decreto così come è il nostro paese diventerebbe di fatto una esperienza pilota rispetto al resto del mondo.

Un decreto che, senza una sperimentazione preventiva, impone l’obbligo di somministrare a regime 12 vaccini è semplicemente immorale.
Chiarisco che è la mancanza di una sperimentazione garantita nelle sue modalità, a creare un problema di moralità non il numero giustificato o meno dei vaccini in sè.

Gli studi disponibili ci dicono che le somministrazioni simultanee e non simultanee, sia nella forma di “combinazioni” (vaccini diversi in una unica sospensione) che in quella “associata” (vaccini non mescolati tra loro) non danno particolari effetti collaterali ed hanno innegabili vantaggi anche di ordine pratico-organizzativo.

Quindi vorrei essere chiaro: personalmente non pongo il problema delle forme somministrative ma chiedo se:
• somministrare un numero mai sperimentato di vaccini non ponga come pacchetto un problema di ridefinizione delle regole metodologiche relative alla somministrazione (calendari di vaccinazione, distanza tra le dosi, problemi legati all’interscambiabilità tra vaccini di diversa produzione, possibili controindicazioni, possibili precauzioni ecc)
• il pacchetto di 12 vaccini in quanto tale non crei specifici effetti collaterali e non solo nel breve periodo ma soprattutto nel medio e nel lungo periodo, perché i pochi studi disponibili dimostrano su pacchetti vaccinali di minor entità e quindi sui singoli vaccini l’esistenza di effetti collaterali importanti
In pratica contesto la logica che mi sembra di intravedere dietro al decreto e cioè che quello che è stato giudicato valido sino ad ora per un minor numero di vaccini o per singoli vaccini valga tale e quale per un maggior numero di vaccini.

Questa logica avrebbe due caratteristiche insidiose:
• quella dell’analogia cioè il ritenere di conoscere quello che non si conosce usando semplicemente ciò che si conosce pur sapendo che quello che non si conosce non è ontologicamente uguale a quello conosciuto.
• quella dell’estensione cioè il sottomettere in questo caso un numero alto di vaccini a concetti validi ma relativamente ad un numero di vaccini più basso.
 
L’analogia è un criterio che va bene per la magia ma non per la scienza mentre l’estensione è una supposizione non verificata che a fronte di una cambio di ontologia suppone che l’epistemologia resti invariante. Questo è pericoloso.
 
Chiedo quindi che prima di approvare qualsiasi decreto si verifichi sperimentalmente i rapporti che esistono tra il numero di vaccini (quantità) e le proprietà di questo numero (qualità) per verificare l’ipotesi che ritiene che al variare delle quantità e dei contesti di vaccinazione possano esserci problemi di qualità.
Senza questa sperimentazione preventiva il decreto proposto dal governo e in discussione al senato è innegabilmente immorale.
 
Quale evidenza?
Nel leggere gli atti delle audizioni in senato ma anche un mucchio di articoli scientifici attraverso i quali ho cercato di documentarmi, soprattutto rispetto ai miei interessi epistemologici, sono rimasto colpito da alcune cose:
• sui vaccini non è vero che esiste una sola evidenza scientifica
• i punti di vista scientifici sono molteplici cioè non esiste una medicina univoca
• le diverse evidenze scientifiche dipendono dai diversi contesti di ricerca, dalle credenze (nel senso di credere a..) dei diversi medici, ma incredibile a dirsi anche dalle loro preferenze e in ultima analisi dalle loro convinzioni personali.
 
Il quadro che viene fuori vede sostanzialmente due componenti tra loro in conflitto:
• una medicina indipendente che nel definire le proprie evidenze scientifiche si sforza di essere oggettiva, scrupolosamente coerente con i risultati degli studi disponibili quindi veritiera in massimo grado
• una medicina dipendente che nel definire le proprie evidenze scientifiche mette in campo convinzioni, preferenze ma anche interessi e che sceglie tra gli studi disponibili di enfatizzarne alcuni e di marginalizzarne altri.
 
Qui non è il caso di analizzare le tante contraddizioni che ruotano intorno alle evidenze scientifiche sui vaccini come non è il caso di annoiarvi con i numeri. Mi limiterò quindi a menzionare il principio dell’herd immunity (immunità di gruppo o di mandria) invitandovi a leggervi l’illuminante relazione che l’Assis (associazione di studi e informazione sulla salute) ha presentato il 14 giugno scorso al Senato. In essa vengono destituiti di credibilità molti luoghi comuni sui vaccini spacciati per evidenze scientifiche ma il dato che mi ha colpito di più riguarda la determinazione delle soglie dell’effetto gregge da parte dell’ISS, un dato, il famoso 95%, che al confronto sia con gli indici dell’oms (*) che con la più accreditata letteratura scientifica, risulta semplicemente taroccato.
 

A questo punto mi chiedo come si può fare una legge sui vaccini sulla base di evidenze taroccate. Faccio solo osservare che se le soglie dell’effetto gregge fossero definite onestamente secondo le evidenze scientifiche della letteratura internazionale, la regione Veneto risulterebbe perfettamente in linea cioè dentro i valori convenzionali della sicurezza profilattica.

Ma ammettere ciò per il governo significherebbe ammettere che la strategia vaccinale del Veneto è quella giusta e quella del decreto sbagliata. Per cui in nome dell’interesse collettivo le istituzioni di cui dovremmo aver fiducia, preferiscono negare in nome delle evidenze scientifiche le evidenze scientifiche.
 
Gli esperti indipendenti
Mi è piaciuta molto l’iniziativa di Rete Sostenibilità e Salute (con la quale mi sento scientificamente in perfetta sintonia) di proporre cinque esperti indipendenti da inserire in un eventuale board sulla legge dei vaccini. Nello stesso tempo mi ha colpito il genere “monocolore” degli esperti da loro proposti. Essi ruotano tutti intorno alle discipline igieniste, epidemiologiche, biostatistiche e comunque tutte ad orientamento medico, come se la questione dei vaccini e in particolare il decreto sui vaccini, fosse solo un problema biostatistico quindi quantitativo. Questo modo di vedere al problema è del tutto identico a quello dei promotori del decreto per cui è l’approccio di fondo che mi trova perplesso.
 
Non credo che la questione vera sia quella di contrapporre quantità, cioè numeri, ad altre quantità, cioè ad altri numeri, ma sia quella di definire una qualità normativa tale da garantire il governo della complessità vaccini con una norma giusta, scientificamente vera, ma soprattutto adeguata a questa società. La questione vaccini, lo ribadisco, prima di essere ovviamente medica è per tante ragioni una questione sociale e politica al punto tale da richiedere sulla base della razionalità scientifica una accorta saggezza politica che definisca i modi adeguati attraverso i quali i numeri dell’epidemiologia diventino pratiche sociali.

Credo quindi che anche ridefinendo i numeri del decreto (soglie e quanto altro) sussista il problema della qualità della norma cioè della sua capacità di essere coerente con una complessità sociale che sfugge alla biostatistica.

L’argomento del mucchio
Ho apprezzato molto anche l’emendamento presentato in senato da senatori PD di ridurre il numero dei vaccini obbligatori da 12 a 10. Questo emendamento ha tanti significati politici sui quali però non intendo fare strumentalizzazioni. E’ un emendamento nella sua logica saggio punto e basta e mi complimento con chi l’ha proposto.

Tuttavia è una proposta che, per un epistemologo, ripropone le stesse contraddizioni che si dicevano prima a proposito delle quantità in rapporto alle qualità cioè dei numeri e dei loro significati qualitativi quindi delle loro modalità.

Per farmi capire ricorrerò all’argomento del mucchio (paradosso del sorite).
Dato un mucchio di vaccini (12) se eliminiamo due vaccini dal mucchio avremo ancora un mucchio? La domanda è: togliendo dal mucchio dei vaccini un certo numero di vaccini in quale momento il mucchio iniziale (che a mio avviso è il problema) non è più un mucchio (non è più un problema)?
Se il problema è il pacchetto vaccinale quale relazione esiste tra quantità e qualità, tra ontologia e epistemologia, tra vaccinazioni e modalità?
Se eliminare due vaccini, pur obbedendo a dei criteri di buon senso scientifico, non cambia le problematiche legate al decreto nel suo complesso allora vuol dire che la riduzione non è significativa.

Per Hegel, rimuovendo o aggiungendo un granello ad un mucchio di sabbia non si giunge a un cambiamento qualitativo, poiché la quantità ritirata o aggiunta è trascurabile rispetto al totale. La variazione è insensibile, quindi il cambiamento quantitativo non comporta un cambiamento qualitativo.
Quello che si dovrebbe fare è una riduzione del numero dei vaccini in funzione della qualità della norma cioè non solo della sua efficacia epidemiologica ma anche della sua efficacia sociale culturale etica quindi in funzione del consenso informato, dell’informazione sociale, del sistema di vigilanza, del rispetto nei confronti dei cittadini, dei loro diritti.

A che serve ridurre il numero dei vaccini o, rivolgendomi agli esperti indipendenti di Rete Sostenibilità e Salute, abbassare le soglie dell’herd immunity, se il decreto resta fondamentalmente fuori di qualsiasi idea di alleanza terapeutica?

Conclusioni
Questo editoriale se guardate bene è tutto giocato sul rapporto tra il valore delle quantità e quelle delle qualità. Le quantità hanno significato solo se sono in funzione delle qualità e le prime non possono essere definite senza definire le seconde. E’ tra questi due valori che vanno trovate sagge mediazioni.
 
Ivan Cavicchi

(*)
OMS – mondiale:http://www.who.int/immunization/global_vaccine_action_plan/GVAP_doc_2011_2020/en/
OMES – europeo:
http://www.euro.who.int/en/about-us/governance/regional-committee-for-europe/past-sessions/64th-session/documentation/working-documents/eurrc6415-rev.1-european-vaccine-action-plan-20152020


03 luglio 2017
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