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Il fallimento del federalismo. Il 53% degli italiani vuole che la sanità torni allo Stato


E al Sud è il 73% a chiederlo. La qualità delle cure è giudicata "pessima" dal 42% degli italiani. Lo rileva una ricerca Doxa presentata oggi a Roma e messa a confronto con un'altra ricerca della Fimmg sui medici di famiglia che, per il 65%, condividono il rischio di sostenibilità finanziaria per il Ssn. 

24 GEN - L'allarme sostenibilità del Ssn è un rischio concreto per il 65,1% dei medici di medicina generale. Anche se, di contro, c'è un 26,3% che non la pensa così.  È quanto emerge d un sondaggio condotto dal Centro Studi Fimmg su un campione di oltre 2.000 medici di medicina generale e presentato oggi alla Camera dei Deputati in occasione di un incontro promosso dalla Fimmg per presentare le proprie proposte alle forze politiche che si candidano a governare il Paese.
 
L’incontro è stata l’occasione per presentare non solo il punto di vista e i timori dei medici riguardo la sanità, ma anche quelli dei cittadini. La Fimmg, infatti, ha commissionato al centro Doxa un’indagine che rileva la forte insoddisfazione degli italiani nei confronti del Ssn. E da cui emerge, tra le altre cose, il fallimento dell’amministrazione regionale della sanità, tanto che il 53% dei nostri connazionali vorrebbe che le competenze in materia sanitaria tornassero diretta responsabilità dello Stato e la percentuale sale al 73% nel Sud e nelle Isole. Anche per il 43% l’affidamento alle Regioni delle funzioni in materia sanitaria e dei relativi fondi andrebbe fortemente rimodulato (lievemente per un altro 39% degli intervistati), ma solo 11,9% ritiene che andrebbe del tutto abolito.

Ecco una sintesi dei principali dati emersi dalle due indagini:

 
 
La sanità secondo i medici di medicina generale

Come detto, il 65% del campione condivide il rischio sulla sostenibilità finanziaria del Ssn, ma secondo la Fimmg non va sottovalutato quel 26,3% che non è allineato su questa percezione.
I fattori che più incidono sul rischio sono, secondo i medici di medicina generale, per lo più correlati ad una inadeguata governante: la cattiva politica e la pletora dell’apparato amministrativo (entrambe con un impatto pari a 8,7 su una scala da 1 a 10). E tali fattori preoccupano anche più dell’emergenza epidemiologica della cronicità, che comunque ha per i medici di medicina generale un impatto 8. “Evidentemente – spiega la Fimmg - coloro che giudicano con maggior convinzione il sistema ‘insostenibile’ tendono ad esprimere una fiducia minore sulla possibile rimozione di queste criticità; coloro che invece ritengono il Ssn, nonostante tutto, ancora sostenibile, pensano evidentemente che possa essere perseguita con efficacia la correzione (di almeno alcune) di queste distorsioni”. La medicina difensiva e i messaggi allarmistici dei media incidono per un voto pari a 7,7.

Appare larga la convergenza nel ritenere necessaria una rimodulazione delle funzioni e competenze regionali in materia sanitaria; per il 39% del campione tale rimodulazione potrebbe essere “lieve”; il 43% dei medici considera necessario invece un intervento decisamente più incisivo in tale direzione. L’11,9% del campione giudica necessaria addirittura la completa abolizione delle competenze regionali su questa materia.

I medici di medicina generale hanno la consapevolezza che il sistema debba riorganizzarsi e sono su questo disponibili a ridefinire il proprio ruolo e la propria funzione professionale. In questa prospettiva viene ritenuto strategico ed indispensabile (92,4%) che sia la stessa categoria a proporre soluzioni ed ipotesi che siano in equilibrio con le esigenze del sistema ma anche coerenti con la visione che i medici hanno del Ssn.
 
In ogni caso, tutti i medici (94,1%) ritengono indispensabili, sulle prospettive che riguardano il nostro Ssn, pronunciamenti “forti e chiari” da parte delle diverse compagini politiche impegnate in campagna elettorale, a partire dalla sanità.


La sanità secondo i cittadini

Gli italiani danno un voto insufficiente (5,7) al Ssn, ma il giudizio più severo, e non solo per questo indicatore, arriva dal Sud. Se infatti nel Nord est e nel Nord Ovest il voto è 6,4; nel Centro è 5,3, mentre il giudizio precipita a 4,9 al Sud e nelle Isole. Non solo. "Secondo l’indagine Doxa condotta tra mille cittadini, stratificati per età e area geografica, il 42% degli italiani definisce pessima la qualità delle cure", attribuendogli un voto da 1 a 5, sottolinea la Fimmg, evidenziando che la percentuale sale al 57% al Sud. C'è comunque un 26% che la considera ottima.

Per il 76% degli intervistati la responsabilità  dei problemi della sanità è da attribuire alla cattiva politica e alla corruzione mentre per il 57% all’organizzazione del Sistema e per il 29% anche ai cittadini che si approfittano del Sistema sostanzialmente gratuito.
Più della metà dei cittadini (il 53%) pensa che le competenze in materia sanitaria debbano tornare  sotto la diretta responsabilità dello Stato.  Una percentuale che sale al 73% al Sud e nelle Isole, mentre scende al 38-39% al Nord.

Gli italiani si esprimono poi nettamente contrari all’introduzione di nuovi ticket: l’86% dice no al ticket per accedere al medico di famiglia, il 76% a quello sul pronto soccorso, l’81% a quello sul ricovero e il 59% sui farmaci, il 52% a quello sulle visite specialistiche e il 60% a quello sugli esami diagnostici.

Nove italiani su 10 (l’89%) pensano, inoltre, che i politici candidati alle prossime elezioni debbano dire con chiarezza come intendono affrontare la riorganizzazione del Ssn.

Per il 39% del campione il primo intervento del nuovo Governo in materia sanitaria dovrebbe riguardare la tutela del diritto fondamentale alla salute;  per il 24% il nuovo Esecutivo dovrebbe intervenire sulla cattiva politica e sulla corruzione; per il 20% sull’assistenza e per il 12% sui ticket. Il 61%, infine, crede che debbano essere confermati i principi di universalità e solidarietà su cui si basa il nostro Ssn e il 57% vuole un Sistema sanitario pubblico finanziato dallo Stato.

 

24 gennaio 2013
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