L’indice di gradimento delle scuole di specializzazione in Emergenza-Urgenza (leggasi Pronto Soccorso) e in quelle discipline che si sono rivelate fondamentali nella pandemia da Sars-Cov-2, è in caduta libera.
L’analisi condotta dall’Anaao Assomed rivela che nel recente concorso di specializzazione non è stato assegnato il 74% dei contratti di microbiologia, il 63% di Patologia Clinica, il 54% di Medicina di Comunità e cure primarie e soprattutto il 50% di medicina d’emergenza ed è facile prevedere che nei prossimi scaglioni straordinari queste percentuali siano destinate ad aumentare.
“Queste mancate assegnazioni – commentano Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed e Giammaria Liuzzi Responsabile Nazionale Anaao Giovani - si traducono inevitabilmente nella cronicizzazione della carenza di medici specialisti in medicina d’emergenza e sono la prova oggettiva del fallimento dell’attuale impianto formativo dei futuri medici specialisti, fermo a un decreto di ben 23 anni fa (D.Lgs 368/99). Dimostrano inoltre che non basta aumentare i contratti di formazione per colmare le carenze in certe specialità alla luce anche di un contratto di lavoro per la dirigenza medica già scaduto prima ancora di essere rinnovato”.
“Nella situazione attuale, il medico specializzando svolge la sua formazione all’interno di reparti in cui la carenza di specialisti è cronica ed è obbligato a compensare queste carenze lavorando, insieme a dirigenti medici con una retribuzione tra le più basse d’Europa, fianco a fianco a colleghi assunti mediante cooperative che percepiscono quotidianamente quasi quanto il loro stipendio mensile”.
“Al netto di una urgente riforma dell’organizzazione delle emergenze che vada verso una reale integrazione delle cure territoriali con quelle ospedaliere che sembra tuttavia non interessare ma che invece ha i caratteri della vera e propria emergenza, la soluzione professionale invece è triplice: 1) riformare globalmente il sistema delle specializzazioni verso una formazione lavoro nei learning hospital, rendendo da subito strutturale il decreto Calabria ed ampliando la sua applicazione senza vincoli o subordini baronali oggi presenti, 2) eliminare le incompatibilità lavorative; 3) attuare tutte le iniziative per mettere a riparo i colleghi dalla schiera di avvocati specializzati in contenziosi contro i medici, ovvero correre decisi verso la depenalizzazione dell'atto medico”.
“Senza un contratto che faciliti la progressione di carriera, che renda le retribuzioni idonee alla mole e alla complessità del lavoro e renda sicuro il lavoro in corsia, ogni riforma sarebbe si incompiuta, soprattutto in una realtà come quella dei Pronto Soccorso, oggi unico punto di accesso in Ospedale che ha sempre più le sembianze di un “collo di bottiglia” anzichè un punto di snodo delle emergenze. Con queste contromisure si creerebbe un circolo virtuoso che porterebbe finalmente i Pronto Soccorso e gli ospedali ripopolati di medici assunti nel Servizio Sanitario Nazionale e non solo di pazienti”.
“La soluzione esiste e ci auguriamo che il nuovo Governo abbia il coraggio e la volontà politica di riformare globalmente un sistema di specializzazione che necessita con urgenza di cambiamenti indispensabili per il sistema sanitario nazionale e soprattutto per una idonea erogazione di salute degli specialisti del domani”.