Taglio cesareo: proporzione su parti primari (media esiti Italia 25,98%)
20 OTT -
La proporzione di parti effettuati con taglio cesareo è uno degli indicatori di qualità più frequentemente usato a livello internazionale per verificare la qualità di un sistema sanitario. Questo perché il ricorso inferiore al cesareo risulta sempre associato a una pratica clinica più appropriata, mentre diversi studi suggeriscono che una parte dei tagli cesarei è eseguita per “ragioni non mediche”. Eppure il numero dei parti con taglio cesareo è andato progressivamente aumentando in molti Paesi. In Italia, in particolare, si è passati da circa il 10% all’inizio degli anni Ottanta al 37,5% nel 2004, la percentuale più alta d’Europa, che in media si assesta a una quota inferiore al 25%. L’indicatore viene calcolato come proporzione di parti con taglio cesareo primario (primo parto con taglio cesareo di una donna), essendo altissima la probabilità (superiore al 95%) per le donne con pregresso cesareo di partorire di nuovo con questa procedura.
L'Analisi. La proporzione di parti cesarei primari è passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013, con grandi differenze tra ed intra regioni. A fronte di un valore nazionale medio del 26%, si osserva una notevole variabilità intra e interregionale con valori per struttura ospedaliera che variano da un minimo del 4% ad un massimo del 93%. Mentre nel 2008 tutte le regioni del sud avevano valori di media e mediana superiori ai valori nazionali, nel 2013, Basilicata, Calabria e Sicilia si avvicinano al valore medio nazionale, seppur con grande eterogeneità interna.
Rimangono ancora molto evidenti le differenze tra le regioni del nord Italia con valori intorno al 20% e le regioni del sud con valori prossimi al 40% e che, nel caso della Campania, arrivano al 50%. La Liguria e la Valle d’Aosta sono le uniche regioni del nord ad avere valori superiori a quelli nazionali. Anche la distribuzione geografica per provincia/ASL mostra un’elevata eterogeneità intra e interregionale. Nel confronto tra ASL e struttura si usa la proporzione di cesarei primari aggiustata per fattori di rischio, infatti, essendo il cesareo indicato in alcune condizioni di rischio, il confronto tra strutture va fatto a parità di queste condizioni. Nell’esame non sono qui considerate, perché i dati sono in attesa di verifica, le strutture per le quali la proporzione aggiustata era troppo diversa da quella grezza; questo infatti potrebbe nascondere un eccesso o un difetto di codifica di condizioni di rischio del cesareo, come è stato osservato nel 2013 in molte strutture della regione Campania. L’esito più favorevole l’ha registrato Ospedale di Carate-Carate Brianza (Monza) che a fronte di 1629 interventi valutati ha registrato un esito del 5,16%. La CCA Villa Cinzia di Napoli, invece, con 92,7% di cesarei primari ha registrato l’esito più sfavorevole.
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20 ottobre 2014
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