Le differenze di genere
24 SET - L’utilizzazione dei medicinali si concentra in maniera significativa in alcune fasce di età della popolazione e in funzione del sesso, nello specifico delle malattie di genere.
Nel complesso della popolazione, la prevalenza d’uso di farmaci è stata del 57,5% negli uomini e del 64,6% nelle donne. Differenze nei consumi fra i generi si evidenziano nella fascia di età 15-64 anni (prevalenza d’uso è maggiore del +10% nelle donne rispetto agli uomini).
Le donne fanno registrare una prevalenza d’uso molto marcata nell’impiego dei farmaci antineoplastici e immunomodulatori, a partire dai 35 anni. Questo andamento, accentuatosi nel corso degli ultimi anni, è legato alla prescrizione della terapia del cancro alla mammella, a seguito della frequenza della patologia e della maggiore capacità di diagnosi in stadi precoci, oltre che delle numerose linee di terapia disponibili e del loro impiego per lunghi periodi di tempo in una patologia che registra un aumento della sopravvivenza.
La prevalenza di depressione è più alta nelle donne rispetto agli uomini ed aumenta in maniera rilevante all’aumentare dell’età. Nelle donne con meno di 54 anni la frequenza di utilizzazione dei farmaci attivi sul Sistema Nervoso Centrale prevale di circa il +6% rispetto alla prevalenza negli uomini nella medesima fascia di età; tale differenza arriva al +8% nelle donne con più di 74 anni.
Si riscontra anche un più frequente utilizzo di antimicrobici nelle donne, in particolare nelle fasce di età adulta.
Si conferma un impiego pressoché esclusivo dei farmaci per il sistema genito-urinario e ormoni sessuali nelle donne nelle fasce di età comprese tra 15 e 54 anni, giustificabile con l’uso dei preparati ormonali. Invece, a partire dai 55 anni e con l’aumento dell’età si osserva un netto spostamento dell’utilizzazione di questi medicinali verso gli uomini, essenzialmente per il trattamento dell’ipertrofia prostatica. L’incremento dell’uso di questi farmaci negli uomini con più di 74 anni arriva a circa il 30% della popolazione.
L’analisi di farmacoutilizzazione per sesso dei farmaci per il sangue ed organi emopoietici evidenzia nelle donne in età fertile una maggiore prevalenza d’uso, verosimilmente collegata all’utilizzazione dei farmaci antianemici; mentre si osserva all’aumentare dell’età un incremento di prescrizione più marcato negli uomini, probabilmente conseguente alle esigenze d’impiego dei medicinali nella prevenzione cardiocerebrovascolare. L’incremento dell’uso dei farmaci del sangue ed organi emopoietici raggiunge i valori massimi di prevalenza nel 60% degli uomini con più di 74 anni e nel 58% delle donne nella medesima fascia di età.
La prevalenza d’uso nelle donne dei farmaci per l’apparato muscolo-scheletrico si mantiene costantemente superiore a quella negli uomini, e nella fascia di età con più di 74 anni arriva al 50% della popolazione. Tale differenza è verosimilmente attribuibile alla maggiore frequenza di impiego di bifosfonati nelle donne per il trattamento dell’osteoporosi.
Per quanto concerne la categoria terapeutica dei farmaci per l’apparato cardiovascolare si conferma il costante incremento del loro uso al crescere dell’età per entrambi i sessi, che negli uomini con più di 74 anni arriva a circa l’80% della popolazione in questa fascia d’età.
Stesso andamento si osserva per i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo, il cui uso aumenta al crescere dell’età (il 60% per gli ultrasessantacinquenni), ma senza particolari differenze fra uomini e donne.
Il consumo di farmaci per l’apparato respiratorio aumenta all’aumentare dell’età ed è superiore negli uomini sopra i 64 anni, in ragione del loro impiego per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BCPO).
In generale, gli uomini mostrano una maggiore aderenza al trattamento rispetto alle donne, in particolare per l’ipertensione essenziale (60,3% contro 54,4%). Come atteso, l’aderenza al trattamento antiipertensivo aumenta con l’età, sebbene vi sia una flessione dopo i 75 anni. Stesso trend si rileva per i soggetti con BCPO.
Le donne invece sono maggiormente aderenti all’uso di ipolipidemizzanti soltanto nelle altre forme di dislipidemia rispetto agli uomini. La maggiore differenza tra i generi è riportata per l’ipercolesterolemia poligenica, con il 28,8% degli uomini con prescrizioni ripetute rispetto al 20,1% delle donne.
24 settembre 2013
© Riproduzione riservata