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Farmaci. Aifa: “Nelle regioni in Piano di rientro spesa e prezzi più alti. Interventi disomogenei e scarsa programmazione. Serve un unico modello di gestione” 


Pubblicato oggi il primo rapporto dell’Agenzia del farmaco che ha valutato l’andamento della spesa farmaceutica nelle Regioni in piano di rientro (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Molise e Sicilia). “Oggettiva difficoltà nella valutazione dei documenti, dettata anche da una disomogenea presentazione degli interventi (previsti ed effettuati)”. IL RAPPORTO

07 LUG - “I risultati relativi agli acquisti diretti dei farmaci da parte delle strutture sanitarie pubbliche evidenziano una spesa pro capite maggiore per le Regioni in piano di rientro, un consumo più basso e un prezzo medio superiore rispetto a quanto riportato dalle Regioni non in PdR”. E ancora: “per il canale della farmaceutica convenzionata si registrano spesa, consumi e prezzo superiori per le Regioni in PdR, presumibilmente riconducibili a un diverso atteggiamento dei medici prescrittori e a una maggiore necessità sanitaria”. È quanto riporta il primo Rapporto Aifa sulle Politiche di assistenza farmaceutica nelle Regioni in Piano di rientro (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Molise e Sicilia).
 
“Il Rapporto – scrivono il Dg Aifa, Nicola Magrini e il presidente, Domenico Mantoan - fornisce un quadro nazionale che permette di analizzare e comprendere meglio le molte differenze regionali. Uno sforzo fatto è stato quello di proporre alle Regioni il superamento dell’impegno formale della compilazione dei documenti o della semplice emanazione di delibere e di facilitare l’adozione di strumenti più oggettivi di valutazione, che possano tangibilmente quantificare gli eventuali effetti delle decisioni prese”.
 
“Nel complesso – spiega il documento -, quanto evidenziato dall’analisi dei Programmi Operativi ha mostrato come le Regioni si siano maggiormente concentrate sul tema della razionalizzazione della spesa e in modo particolare sul potenziamento del monitoraggio prescrittivo e sulla promozione delle procedure di acquisti centralizzati attraverso la definizione di fabbisogni regionali. Altrettanto importante è stata considerata la gestione del canale distributivo da utilizzare per garantire l’accesso al farmaco, nell’ottica della continuità ospedale‐territorio, mentre risultano marginali gli altri obiettivi. La successiva disamina degli stati attuativi dei Programmi Operativi ha evidenziato l’effettiva differenza tra gli interventi programmati e i risultati realmente ottenuti, mostrando come la maggior parte dei Decreti regionali abbia riguardato il potenziamento del canale di Distribuzione Diretta (DD) e per Conto (DPC), l’utilizzo di piattaforme informatiche, l’attuazione di percorsi diagnostico‐terapeutici specifici e l’assegnazione di soglie e budget ai medici, spesso correlate a un sistema premiante”.
 
Nel report si rileva poi “un’oggettiva difficoltà nella valutazione dei documenti, dettata anche da una disomogenea presentazione degli interventi (previsti ed effettuati)”.
 
Per questo Aifa propone “un unico modello adottabile da tutte le Regioni, sia nella fase di programmazione che in quella di attuazione, potrebbe essere utile per ottenere un quadro più oggettivo e puntuale delle azioni poste in essere in ambito farmaceutico, e consentire ai Tavoli tecnici e alle Istituzioni preposte un monitoraggio maggiormente stringente ed efficace delle azioni programmate. Inoltre, la necessaria rendicontazione dell’andamento della spesa e del bilancio dei SSR non viene quasi mai accompagnata da una programmazione economica dettagliata, che permetta di capire come le Regioni stimino le previsioni di risparmio specifiche per l’assistenza farmaceutica nei Programmi Operativi, e come i Decreti siano in grado di ottemperare agli impegni previsti”.
 
In questo senso, la “lacuna più evidente, che dovrebbe necessariamente essere colmata, è rappresentata dal collegamento tra intervento e previsione di impatto economico, sia in termini di risparmio che di spesa effettiva per voce di costo, che aiuterebbe a comprendere quali effetti siano imputabili alla normativa applicata a livello regionale”.
 
“Un’ultima osservazione necessaria - prosegue il rapporto - riguarda il sistema di valutazione dell’assistenza farmaceutica, che richiederebbe una maggiore standardizzazione e precisione, soprattutto considerando che, almeno fino all’entrata in vigore del Nuovo Sistema di Garanzia, è stato previsto, quale unica metodologia nazionale, un singolo indicatore della Griglia LEA. Maggiore attenzione dovrebbe essere posta sull’andamento generale dei consumi e sulla capacità regionale di una corretta assistenza farmaceutica del paziente, soprattutto in caso di patologie complesse e farmaci ad alto costo. È evidente dunque come gli indicatori attualmente utilizzati non sembrino essere sufficienti e come sia necessario sviluppare sistemi standardizzati di valutazione non focalizzati esclusivamente sulla spesa, ma improntati a una maggiore misurazione dell’assistenza reale, che possano garantire la sostenibilità del SSN, sia in termini clinici che in termini economici”.
 
Spesa diretta.
“I risultati relativi agli acquisti diretti dei farmaci – evidenzia il documento - da parte delle strutture sanitarie pubbliche evidenziano una spesa pro capite maggiore per le Regioni interessate dai PO, un consumo più basso e un prezzo medio superiore rispetto a quanto riportato dalle Regioni non in PdR. Il trend delle curve della spesa e dei consumi, per le due categorie regionali, sembrerebbe indicare una sostanziale sovrapponibilità, evidenziando un’omogeneità territoriale del fabbisogno farmaceutico, che rende inevitabile l’effettivo acquisto dei prodotti. I diversi andamenti osservati per i due gruppi confrontati (Regioni PdR vs Regioni non in PdR) è con ogni probabilità attribuibile all’effettivo espletamento delle gare di acquisto e all’utilizzo del canale distributivo più vantaggioso”.
 
Spesa convenzionata. In questo caso si registrano “spesa, consumi e prezzo superiori per le Regioni in PdR, presumibilmente riconducibili a un diverso atteggiamento dei medici prescrittori e a una maggiore necessità sanitaria. Nel tentativo di approfondire le possibili cause implicate in queste differenze, sono state effettuate ulteriori analisi su tre categorie di farmaci tipici delle patologie croniche: statine, antipertensivi e antidepressivi”.
 
“Nello specifico – si evidenzia -, sono state indagate aderenza e persistenza nella popolazione, nonché incidenza e prevalenza d’uso degli utilizzatori totali e in quelli con una sola prescrizione. I risultati indicano che, a fronte di valori di aderenza e persistenza pressoché identici tra i due gruppi di Regioni, corrisponde una prevalenza d’uso simile, per antipertensivi e sta‐ tine. Un andamento diverso registrano invece gli antidepressivi, che possono essere abbandonati ai primi miglioramenti sintomatologici e dunque sembrano avere un trend di utilizzo generalmente meno costante. Proprio nelle Regioni soggette ai PdR si riscontra una maggiore percentuale di utilizzatori con una sola prescrizione di antidepressivi. La stratificazione per età del tasso di incidenza per i nuovi utilizzatori, invece, sembra indicare un’insorgenza anticipata di tutte e tre le patologie croniche considerate nelle Regioni in PdR, che potrebbe spiegare il diverso andamento osservato per spesa e consumi. Più dubbia risulta invece l’interpretazione del prezzo medio per confezione, risultato più alto per le Regioni con PO. Ciò potrebbe essere legato all’atteggiamento prescrittivo dei medici che ricorrono a confezioni/molecole più costose”.
 

07 luglio 2020
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