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Diabete tipo 1. Monitoraggio continuo glicemia utile anche negli anziani

di Megan Brooks

In due studi condotti in Usa e pubblicati da Jama, il monitoraggio continuo della glicemia si è dimostrato efficace sia negli adolescenti e giovani, sia negli anziani con diabete di tipo 1. Nei primi ha ridotto l’emoglobina glicata (HbA1C) e migliorato il tempo di range glicemico, nei secondi ha ridotto il tempo mediano in ipoglicemia.

17 GIU - (Reuters Health) – Il monitoraggio continuo della glicemia offre vantaggi è utile non solo negli adolescenti e nei giovani con diabete di tipo 1, ma anche negli anziani. È quanto emerge da due studi randomizzati, effettuati rispettivamente dal Joslin Diabetes Center di Boston e dall’AdventHealth Diabetes Institute di Orlando.

Il primo studio, condotto da Lori Laffel e colleghi, ha valutato l’efficacia del montoraggio continuo della glicemia (CGM) in un gruppo di adolescenti e giovani (età dai 14 ai 24 anni; età media 17 anni) con diabete di tipo 1 e emoglobina (Hb)A1C elevata al basale, provenienti da 14 centri pediatrici per il diabete negli Stati Uniti.

I ricercatori hanno assegnato a caso 74 persone ad usare il CGM e 79 ad usare il monitoraggio del glucosio nel sangue standard (BGM).

L’outcome primario dello studio era la variazione dell’HbA1C a 26 settimane; il 68% dei partecipanti ha usato il CGM almeno cinque giorni a settimana.
 
I risultati
Lo studio ha mostrato un piccolo miglioramento nell’HbA1C nel gruppo CGM (dall’8,9% al basale all’8,5% a 26 settimane) rispetto a quello BGM (8,9% al basale e a 26 settimane), con una differenza tra i gruppi aggiustata di -0,37 (intervallo di confidenza al 95%, da -0,66% a -0,08%).

Anche il tempo nel range glicemico (70-180 mg/dl) è migliorato significativamente con il CGM.

Gli eventi avversi più comunemente segnalati in entrambi i gruppi erano ipoglicemia grave (che ha interessato tre partecipanti nel gruppo CGM e due nel gruppo BGM), iperglicemia/chetosi (che ha riguardato un partecipante nel gruppo CGM e quattro nel gruppo BGM) e chetoacidosi diabetica (che si è manifestata rispettivamente in tre e in un partecipante).

Il secondo studio, pubblicato con il primo su JAMA, ha invece valutato i vantaggi del CGM nella riduzione dell’ipoglicemia in anziani con diabete di tipo 1, un gruppo ad alto rischio di ipoglicemia.

Richard E. Pratley e colleghi hanno reclutato 203 anziani (età media 68 anni) con diabete di tipo 1 provenienti dal 22 centri per il diabete statunitensi; 103 sono stati assegnati a caso a CGM e 100 a BGM.

I risultati hanno mostrato che il tempo mediano in ipoglicemia (outcome primario) si era ridotto da 73 minuti a 39 minuti al giorno nel gruppo CGM, mentre nell’altro gruppo non vi erano variazioni (da 68 a 70 minuti al giorno), una riduzione tra i gruppi aggiustata di 27 minuti al giorno (P<0,001).

Fonte: JAMA
 
Megan Brooks
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

17 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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