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Coronavirus. “Aziende dispositivi medici e farmaceutiche vanno riconosciute quali servizi essenziali. Ma in ogni caso serve una risposta europea”. Intervista a Massimiliano Boggetti

di Ester Maragò

A proporlo è il Presidente di Confindustria dispositivi medici che in questa intervista delinea le cose da fare subito per assicurare la fornitura di apparecchiature e dispositivi per far fronte all'emergenza. La priorità è consentire alle aziende di poter lavorare, da qui la richiesta al Governo per essere inserite tra i servizi essenziali. Ma non possiamo farcela da soli, serve un coordinamento e una risposta a livello internazionale a partire dalla centralizzazione dei magazzini a livello europeo

11 MAR - “Bene il coordinamento nazionale alla protezione civile, ma la vera svolta per l’approvvigionamento dei dispositivi medici sarebbe quella di agire in un’ottica di centralizzazione dei magazzini a livello europeo. Perché la logica è che, seppure il coronavirus si è manifestato in Italia con maggiore virulenza, di certo non si ferma al traforo del Montebianco, quindi è interesse di tutti i paesi europei che si arrivi a un contenimento dell’epidemia”.

La pensa così Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria dispositivi medici. Settore produttivo in prima linea ai tempi del coronavirus. Le industrie, ci ha detto in questa intervista, sono attive e concentrate per portare avanti una produzione che va oltre gli standard fin ora seguiti, con turni di lavoro anche notturni e con il personale che è spaventato ma anche fortemente responsabilizzato. Stanno intensificando la loro capacità produttiva riconvertendola, un esempio su tutti un’azienda nel mirandolese riconvertita e ripotenziata per la produzione di ventilatori polmonari.

Ma serve un ulteriore passo in avanti. Per questo Boggetti auspica che Protezione civile e Governo collochino subito l’industria dei dispositivi medici e del farmaco nell’ambito dei servizi essenziali, questo per consentire gli spostamenti del personale e delle merci e garantire l’approvvigionamento delle materie prime. Ma anche per far comprendere una volta per tutte l’importanza del nostro settore.

Dottor Boggetti, con il Decreto legge per il potenziamento del Ssn sono state sancite misure di semplificazione per l’acquisto di dispositivi medici affidando alla Protezione civile compiti di coordinamento nazionale molto stringenti. Siete d'accordo?
Senza dubbio. Era necessario un coordinamento nazionale e lo abbiamo ribadito fin dall’inizio dello scoppio della crisi. Abbiamo infatti sempre lavorato a stretto contatto con la Protezione civile e il ministero della Salute proprio per fare da anello di congiunzione tra industria e istituzioni. La centralizzazione è indispensabile per capire chi ha bisogno. Anche se devo dire che il mio suggerimento era che questa crisi fosse gestita a livello europeo, neanche nazionale. In sostanza ritengo che la vera svolta sarebbe quella di agire in un’ottica di centralizzazione dei magazzini a livello europeo. La logica è che, seppure il coronavirus si è manifestato in Italia con maggiore virulenza non si ferma di certo al traforo del Montebianco. È quindi interesse di tutti i paesi europei che si possa arrivare a un contenimento dell’epidemia.

Le più importanti industrie produttrici sono però dislocate in Francia e Germania, e almeno per quanto riguarda le notizie degli ultimi giorni non sembra che questi Paesi siano così disponibili a cedere il loro approvvigionamenti...
Il problema non è tanto dove è la fabbrica ma di come l'azienda decide di distribuire questi prodotti. E non credo che bisogna fare una differenziazione tra aziende italiane e aziende estere, penso che tutte abbiano dato il loro supporto perché il paese fosse rifornito del materiale necessario. Ad oggi l’industria è compatta e ha risposto in maniera positiva. Certo è che siamo in un momento di crisi.

Quindi, che fare?
Ci auguriamo che a breve arrivi un chiarimento da parte della Protezione civile e del Governo in cui si dica che l’industria dei dispositivi medici e anche del farmaco sono servizi essenziali al pari di quello del food. È importante da un punto di vista logistico per consentire gli spostamenti del personale e delle merci e garantire l’approvvigionamento delle materie prime, ma anche per far comprendere una volta per tutte l’importanza del nostro settore.
 
Molti sostengono che questo stato di crisi vada a tutto vantaggio delle vostre industrie, proprio perché c’è una grandissima domanda verso i dispositivi medici…
La verità è che questo è uno dei momenti più duri che l’industria dei dispositivi medici abbia mai vissuto. Abbiamo tre grandi responsabilità, come cittadini di non ammalarci e di non fare ammalare i nostri cari e i nostri vicini. Come industriali di fare in modo che le nostre industrie continuino l’attività produttiva nel rispetto della sicurezza dei lavoratori. E nello specifico, come industriali della salute, che i nostri prodotti aiutano a contenere questa epidemia.
 
A questo proposito pensate di riuscire ad evadere la domanda. Qual è la situazione in termini di disponibilità di ventilatori polmonari?
Confindustria dispositivi medici ha questo dato. Stiamo comunque facendo una ricognizione sulla disponibilità dei nostri magazzini e abbiamo messo i nostri impianti al massimo della loro capacità produttiva. Stiamo cercando di gestire al turnazione e la sicurezza dei lavoratori in modo tale da immettere nel mercato la maggior parte dei dispositivi medici necessari. Ma solo la Protezione civile e il Ministero possono avere una visione chiara sulla disponibilità totale di tutti i dispositivi medici (dalle mascherine, ai guanti, ai ventilatori polmonari, e altro) attualmente disponibili nelle Regioni e nei magazzini delle varie aziende sanitarie. Quindi potrei dare solo un dato parziale e limitato alla sola attività produttiva.
 
Insomma, l’industria dei dispositivi medici c’è…
Noi ce la stiamo mettendo tutta. Le nostre industrie sono attive e concentrate e la loro risposta è stata sotto alcuni punti di vista ‘emozionante’ se posso usare questa parola. Dobbiamo portare avanti una produzione che va oltre gli standard fin ora seguiti, con turni di lavoro anche notturni e con il personale che è spaventato ma anche fortemente responsabilizzato.
L’associazione ha chiesto alle proprie aziende, la sottoscrizione di un codice di comportamento che prevede la messa a sistema della capacità produttiva - e credo che l’azienda nel mirandolese che verrà riconvertita e ripotenziata per la produzione di ventilatori polmonari è un esempio tangibile - di sensibilizzare le imprese a privilegiare la fornitura alla protezione civile e alle istituzioni prima di altri clienti e soprattutto, punto molto importante, prevede l’impegno dell’industria al mantenimento dei prezzi a uno scenario pre crisi, questo proprio per evitare ipotesi di sciacallaggio.
 
Ester Maragò

11 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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