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Il Coronavirus e “l’epidemia” delle task force

di Luciano Fassari

Ogni minuto che passa escono dichiarazioni o conferenze stampa del Commissario all’emergenza, del Ministro della Salute, del presidente del Consiglio, del Ministro dell’Istruzione, dei presidenti di Regione, degli assessori alla sanità senza dimenticare i sindaci e gli innumerevoli esperti che come in ogni emergenza che si rispetti escono come funghi. Una moltitudine di voci, legittima, che però rischia di provocare ancora più caos

24 FEB - Abbiamo la task force del Ministero della Salute, la task force del Ministero dell’Istruzione, la task force della Protezione civile, le task force regionali, le task force dei comuni, le task force di ogni singola categoria medica. Ma non solo, ogni minuto che passa escono dichiarazioni o conferenze stampa del commissario all’emergenza, del Ministro della Salute, del presidente del Consiglio, del Ministro dell’Istruzione, dei presidenti di Regione, degli assessori alla sanità senza dimenticare i sindaci, i politici di ogni schieramento e gli innumerevoli esperti che come in ogni emergenza che si rispetti escono come funghi.
 
E in questo contesto, abbiamo le circolari ministeriali, le ordinanze di Protezione civile, i decreti del Governo, le ordinanze regionali e quelle comunali. E ancora, abbiamo il numero verde del Ministero, il numero verde della Lombardia e quello del Veneto (e credo non tarderanno ad arrivarne altri).
 
Letta così, il caos informativo che sta emergendo in queste settimane di Coronavirus è presto fatto. Tutti a parlare, tutti a dimostrare di stare sul pezzo, tutti a fare comunicati stampa annunciando casi sospetti, verificati o addirittura nella peggiore delle ipotesi dei decessi.
 
Sia chiaro, non c’è dolo dietro questo atteggiamento, ogni Ente o Istituzione fa semplicemente il suo e cerca di rassicurare la popolazione.
 
Il punto è che proprio questa moltitudine di voci che annunciano, si ripetono, si rincorrono, non si coordinano alla fine rischiano di non fare altro che disorientare chi ascolta, che certamente non è, nella stragrande maggioranza dei casi, né un virologo né un epidemiologo (a proposito anche tra di loro non c’è una voce sola).
 
Il Ministro Speranza ha più volte cercato di ‘limitare’ le voci attraverso una moral suasion. Ma diciamolo, il tentativo è praticamente morto sul nascere. Bene, la ridda di voci è certamente il segnale di una bella democrazia plurale (solo nelle dittature parla uno solo). Certo è che di fronte ad un nemico comune forse l’Italia potrebbe perlomeno dimostrare di essere uno Stato.
 
Luciano Fassari

24 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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