Lilly Italia compie 60 anni. “Attenti ai bisogni dei pazienti e dei lavoratori. Perché se noi cresciamo cresce tutto il Paese”
Integrazione alla multiculturalità e capacità di fare sistema tra pubblico e privato per innescare il circolo virtuoso della competitività del Paese. Valorizzazione del capitale umano e capacità di fare sistema con il territorio. Investimenti per oltre 500mln di euro in 14 anni. Questi gli atout della farmaceutica che celebra i 60 anni di presenza del Paese. Presentata indagine Censis: il 45% degli italiani incolpa le aziende per i prezzi elevati e la scarsa accessibilità ai nuovi farmaci
10 LUG - Oltre 1.100 dipendenti in tutta Italia, un fatturato in continuo aumento e oltre 500 milioni di euro investiti negli ultimi 14 anni (di cui 65mln tra il 2018-2019 per la nuova linea di produzione) nello stabilimento di Sesto Fiorentino, impianto altamente innovativo per la sintesi di farmaci biotecnologici in Italia destinato alla produzione di insulina da Dna ricombinante per i Paesi europei ed extra Ue. Prima azienda farmaceutica per export nel nostro Paese, ma anche una delle più virtuose per la crescita del territorio: per ogni dipendente si creano almeno 6 posti di lavoro nell’indotto. Soprattutto un’altissima attenzione ai bisogni delle persone che operano in azienda, con una forza lavoro raddoppiata in cinque anni e una grande attenzione alla componente femminile. Immunologia, diabetologia, neurologia e oncologia le aree di interesse con un investimento annuo di circa 15 milioni di euro in R&S.
È quanto mette sul piatto
Eli Lilly Italia, che quest’anno celebra i suoi 60 nel nostro Paese. Un’Azienda che ha fatto della multiculturalità una delle chiavi del suo successo: l’Italia è capofila di un hub di 19 affiliate tra Italia, Russia Europa centrale e dell’est e Israele, dove vivono 500 milioni di abitanti con 17 lingue, 5 alfabeti, 13 monete, 12 fusi orari.
Un’apertura alle differenze e all’inclusione per favorire scambio e confronto e affacciarsi alle sfide globali del futuro sulle quali l’azienda farmaceutica ha puntato muovendosi nel solco della tradizione della società: il fondatore del gruppo, il colonnello Eli Lilly, aveva dichiarato “Prendi ciò che fai e miglioralo sempre di più’, nella continua ricerca dell’eccellenza, a beneficio dell’intera comunità”.
E proprio sulla comunità è indispensabile lavorare: come emerso da un’indagine Censis sulla reputazione delle aziende farmaceutiche presentata nel corso delle celebrazioni, le aziende farmaceutiche nell’immaginario collettivo non godono di un grande appeal. Esiste infatti ancora un importante gap fra la loro reputazione presso i cittadini e il reale loro valore economico, industriale e di innovazione nonostante si tratti di uno dei settori che più spingono economia, occupazione e crescita del Paese, oltre che il più importante traino dell’innovazione scientifica.
Integrazione culturale e capacità di fare sistema con un approccio collaborativo sono stati quindi i temi al centro del convegno “Da 60 anni insieme, per la vita”, organizzato al Lilly Campus di Sesto Fiorentino alla presenza di specialisti, associazioni pazienti, istituzioni locali e nazionali.
“Avere 60 anni e guardare al futuro, avendo sempre le persone come patrimonio aziendale più importante – commenta
Huzur Devletsah, AD e Presidente di Lilly Italy Hub – negli anni abbiamo cercato di innescare un circolo virtuoso tra lo sviluppo del nostro capitale umano e la crescita degli investimenti produttivi, perché se cresciamo noi, cresce la nostra comunità e cresce il Paese. In Lilly crediamo fortemente nella possibilità di innovazione e creatività offerte dalla diversità e dalle peculiarità di ciascuno. Per questo lavoriamo per garantire equità di accesso al lavoro e pari opportunità, declinate nel venire davvero incontro alle reali esigenze di ognuno, indipendentemente da genere, età, nazionalità, religione, abilità fisiche e inclinazione sessuale”.
Sono infatti tantissime le iniziative di welfare aziendale per assecondare i bisogni dei lavoratori: dal flextime al congedo per i papà, dal lavoro agile al check-up per tutti, dai centri estivi per i figli all'impianto sportivo, tutto è pensato per rispettare i dipendenti come persone, prima ancora che come lavoratori. Un’attenzione che ha fatto conquistare a Lilly, per otto anni consecutivi, il riconoscimento del “Great Place To Work” Institute, sia per essere Best Workplace for Women and for Millennials e una delle migliori aziende farmaceutiche in Italia in cui lavorare. L’azienda è, inoltre, certificata dal Top Employers Institute per l’eccellenza delle condizioni di lavoro.
Attenzione alla componente femminile. “L’affiliata italiana – sottolinea
Roberto Pedrina, Direttore Risorse Umane Italy Hub – vanta un personale multiculturale, 17 le nazionalità rappresentate, altamente qualificato (il 56% ha un titolo di laurea, con una formazione continua media annua di 6mila ore per il totale del personale) e con una forte componente femminile (il 45% degli occupati, contro una media del 25% dell’intero comparto manifatturiero, e il 39% dei quadri e dirigenti donna)”.
E proprio il valore delle persone e la capacità di fare sistema con il territorio si sono integrati con il patrimonio tecnologico e manageriale della multinazionale Eli Lilly, ha spiegato
Cristiano Demolli, Direttore del sito di produzione Lilly Italia. “Questo ha dato vita ad un mix di successo – ha spiegato – che ha consentito al sito manifatturiero di attirare continui investimenti dalla casa madre e di arrivare a produrre più del 50% del totale mondiale delle insuline Lilly e di autoiniettori di un antidiabetico di ultima generazione, esportandone il 98% in circa 70 paesi, europei e extra-europei”.
Massima attenzione alla ricerca:l’investimento in R&S nel 2018 è stato di circa 5 miliardi (5.307 milioni) di dollari (+0.5% vs 2017), pari al 21,6% delle vendite.Le aree terapeutiche in cui Lilly sta studiando nuovi farmaci, ha spiegato Gianluca D’Anzeo, Direttore medico Italy Hub, sono quelle che a livello globale presentano le domande di salute più pressanti e che non hanno ancora risposte: diabete, oncologia, malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative e dolore. Mentre gli studi clinici attivi nel 2019 sono 74 di cui ben 9 in fase Ib/II. I trials coinvolgono oltre 300 centri e circa 1.500 pazienti. “L’impegno nella ricerca di Lilly Italia – ha aggiunto D’Anzeo – per sostenere lo sviluppo della scienza e l’innovazione del farmaco si sta concentrando in immunologia, diabetologia, neurologia e oncologia, con un investimento annuo di circa 15 milioni di euro”.
“È dall’insieme di questi tre punti chiave (integrazione culturale, innovazione, collaborazione pubblico-privato) che l’azienda e il sistema paese tutto può trarre i massimi vantaggi, anche in termini di reputazione – ha concluso Huzur Devletsah – e andare davvero incontro al futuro, continuando a migliorare la qualità di vita delle persone e a contribuire allo sviluppo economico del paese”.
10 luglio 2019
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