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Il supervirus dell’influenza. Oms: “La ricerca deve prendere le giuste precauzioni”

di Laura Berardi

Il ceppo di H5N1 geneticamente modificato, ottenuto a novembre da due diversi team di ricerca, mette molta paura al mondo scientifico e istituzionale. Per molti i risultati non vanno diffusi, per via del possibile uso da parte di terroristi. Oggi arriva anche il parere dell’Oms.

30 DIC - Ormai dalla fine di novembre si dibatte sul super virus dell’aviaria creato in laboratorio da due équipe di ricercatori olandesi e statunitensi (leggi su Quotidiano Sanità). Le due ricerche avevano fatto molto scalpore poiché contenevano le informazioni necessarie a trasformare il normale ceppo H5N1, letale nel 60% dei casi ma con una potenza di contagio molto bassa, in un super patogeno capace di diffondersi velocemente. Il mondo scientifico si era diviso sulla possibilità di pubblicare questi studi, potenzialmente pericolosi se messi nelle mani di bioterroristi. Ma solo oggi arriva il parere ufficiale dell’Oms, che tramite una nota fa sapere che sebbene “la ricerca debba essere sostenuta e andare avanti, esistono studi più rischiosi degli altri per i quali bisogna valutare più a fondo non solo i benefici, ma anche le possibili complicazioni”.
 
Una storia ormai lunga.
Il tutto ha avuto inizio qualche mese fa, quando un gruppo di ricercatori dell'Erasmus Medical Centre di Rotterdam erano riusciti ad ottenere una variante estremamente contagiosa del virus dell'influenza aviaria H5N1 grazie a 5 modificazioni genetiche. Gli stessi ricercatori, dopo essersi resi conto della portata della loro creazione, avevano avvertito che qualora fosse finito in mani sbagliate il ceppo modificato avrebbe avuto tutte le potenzialità per diventare una vera arma biologica, ma si erano detti comunque risoluti a pubblicare lo studio. “Pubblicare lo studio – aveva dichiarato il coordinatore della ricerca Ron Fouchier, a novembre – aiuterebbe la comunità scientifica a prepararsi a una eventuale pandemia, dunque diffondere questi risultati diventa essenziale”.
Nonostante la fiducia di parte del mondo accademico, le preoccupazioni sollevate sono molte, ultima in ordine di tempo quella dell’Oms, preceduta solo di qualche giorno da quella del National Science Advisory Board for Biosecurity, organo statunitense che lavora proprio per prevenire che la ricerca biotecnologica possa essere usata per aiutare terroristi. L’istituzione americana aveva chiesto agli editori delle riviste Nature e Science di omettere parte dei dati forniti dai due gruppi di ricerca. Richiesta alla quale le riviste sembrano poter cedere. “Siamo disponibili a non pubblicare alcuni elementi degli studi in questione, ma solo se il governo ci garantirà che questi potranno essere comunicati agli scienziati che li richiedono per le loro ricerche”, ha spiegato il direttore di Science, Bruce Alberts.
 
Ora arriva anche il comunicato dell’Oms.
“Prendiamo atto della preoccupazione di molte istituzioni internazionali riguardo le ricerche appena condotte sul virus dell’influenza aviaria H5N1 e la condividiamo profondamente. I rischi che potrebbero derivare da questo studio sono molti, così come le possibilità che venga usata in maniera sbagliata”. Così si apre il comunicato stampa diramato dall’organizzazione, dal tono solenne.
“L’Oms è convinta che gli studi condotti con la giusta dose di attenzione possano e debbano continuare, anche in modo da essere pronti per i rischi che modificazioni impreviste dell’influenza aviaria potrebbero portare. Studi che possano ridurre il pericolo per la salute sono un vero e proprio imperativo”, continua il comunicato. “Tuttavia ci sono alcuni studi che hanno rischi più alti, soprattutto se come quello in questione possono generare virus dalle forme ancora più pericolose di quelli esistenti in natura”.
L’Oms aveva assunto già a maggio un protocollo di lavoro, detto Pandemic Influenza Preparedness (PIP) Framework, proprio per regolamentare la ricerca sui virus influenzali più pericolosi. Secondo questo accordo, sottoscritto da tutti gli stati membri, ogni laboratorio che per motivi di ricerca voleva avere accesso ai ceppi a potenziale pandemico doveva farne richiesta proprio all’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Anche i ricercatori che sono giunti ai risultati tanto discussi hanno ottenuto i virus dal nostro Global Influenza Surveillance Network, ovvero dall’organo che esisteva prima che il PIP Framework venisse ratificato”, hanno precisato. “Naturalmente però questa ricerca sul virus H5N1 non deve indebolire i risultati ottenuti nell’ambito della salute globale. Deve dimostrare di essere sicura e di non contrastare con gli accordi già presi tra gli Stati Membri.”
Il messaggio dell’Oms dunque è chiaro: il mondo scientifico deve saper assumere le giuste precauzioni. “È chiaro che la ricerca deve andare avanti, ma alcuni studi possono essere condotti solo se rischi e benefici sono identificati e presi in considerazione. E soprattutto se vengono prese le protezioni che minimizzino potenziali conseguenze negative”.
 
Laura Berardi

30 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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