Chirurgia della cataratta. Endoftalmite post-chirurgica: fluorochinoloni poco efficaci
di David Douglas
Secondo uno studio dell’Università di Miami, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza non risparmia nemmeno l’azione dei fiuorochnoloni contro lo Staphylococcus coagulasi-negativo (CoNS9), responsabile dell’endoftalmite. Questa classe di antibiotici è impiegata di routine per prevenire le infezioni oculari dopo interventi alla cataratta.
21 GIU - (Reuters Health) – Una serie di studi in vitro suggeriscono che lo Staphylococcus coagulasi-negativo (CoNS), che rappresenta la causa più frequente di endoftalmite dopo la chirurgia della cataratta, sta diventando meno suscettibile ai fluorochinoloni.
A suggerirlo ricercatori di base della Florida. “Sebbene la valutazione della suscettibilità microbica sia stata condotta esclusivamente in laboratorio, le implicazioni cliniche dei dati emersi sono importanti per i clinici che impiegano empiricamente i fluorochinoloni, durante o dopo la chiargia oftalmica – dice
Harry W. Flynn dell’Università di Miami Miller School of Medicine – Infatti, sebbene questi agenti spesso vengono utilizzati a scopo profilattico, in particolare in Europa, non esiste un consenso internazionale sulla profilassi dell’endoftalmite nella cataratta, perché mancano prove di fase I”.
Lo studio
Il team di ricercatori, guidati da Flynn, ha studiato gli isolati microbici in pazienti con endoftalmite tra il 1995 e il 2016, in particolare 83 campioni isolati dal 1995 al 1999, 63 campioni isolati dal 2000 al 2004, 75 dal 2005 al 2009 e 97 dal 2010 al 2016. “I meccanismi che sono alla base di questo aumento della resistenza ai fluorochiniloni non sono del tutto compresi ma possono essere associati al loro diffuso utilizzo e all’uso di antibiotici al di fuori delle strutture sanitarie, oltre all’emergere di fattori genetici intrinseci che promuovono la resistenza”, sintetizzano i ricercatori. L’utilizzo di routine di fluorochiniloni per prevenire le infezioni dopo un intervento di cataratta rende le infezioni che si sviluppano molto più difficili da trattare e, quindi, più gravi.
Fonte: JAMA Ophthalmology
David Douglas
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
21 giugno 2017
© Riproduzione riservata
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