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Diabetologi USA. Per diabete tipo 2, metformina terapia di prima linea

di Marilynn Larkin

L’American Diabetes Association (ADA) pubblica le nuove linee guida e conferma la metformina quale prima linea per il trattamento del diabete di tipo 2. Il farmaco può essere associato a un secondo agente orale per tenere sotto controllo l’emoglobina glicata.

14 MAR - (Reuters Health) – La metformina deve essere il trattamento di prima linea nel diabete di tipo 2 e, quando necessario, la terapia combinata deve inziare precocemente. Queste e altre raccomandazioni sono contenute in un documento sinottico dell’American Diabetes Association (ADA) redatto da James Chamberlain del S. Mark’s Diabetes Center di Salt Lake City e pubblicate online da Annals of Internal Medicine.
 
”I punti più importanti del documento riguardano in primo luogo l’evidenza che la metformina resta, con la modifica dello stile di vita, la prima terapia d’elezione tra i farmaci per il diabete di tipo 2 e le recenti modifiche apportate al foglio illustrativo da parte della FDA ne consentono l’uso nei pazienti con malattia renale avanzata – ha dichiarato Chamberlain – In secondo luogo la terapia farmacologica combinata contribuisce a raggiungere e mantenere il controllo glicemico. Dunque esortiamo i medici ad associare un secondo agente orale, un GLP-1 agonista recettoriale oppure insulina basale, se non sono stati raggiunti gli obiettivi dell’emoglobina glicata”.
 
Secondo l’ADA, se il paziente ha una glicemia di 16,7 mmol/L (300 mg/dL) o superiore, e un livello di emoglobina glicata pari al 10% o superiore con sintomi acuti di poliuria, polidipsia o perdita di peso, bisogna prendere in considerazione una terapia combinata che comprenda l’insulina. L’ADA raccomanda anche nel caso in cui il target di HbA1c non venga raggiunto entro circa tre mesi dal trattamento di partenza, di intensificare la terapia. L’Associazione Diabetologi Americani consiglia, inoltre, un approccio fortemente paziente-centrico per la scelta delle terapie in base al costo, agli effetti collaterali e alle preferenze del paziente.
 
In particolare, quando la malattia progredisce nonostante le terapie orali, bisogna considerare attentamente i costi, importanti soprattutto quando si sceglie l’insulina. Importanti studi sugli esiti cardiovascolari hanno dimostrato che farmaci come empaglifozin e liraglutide riducono gli esiti per infarto miocardico, ictus e morte CV nei pazienti con malattia cardiovascolare accertata. Poiché il numero dei farmaci approvati per il trattamento del diabete è aumentato migliorando la cura della malattia, tocca ai medici scegliere il prodotto più appropriato; le linee guida possono fornire un importante supporto alle scelte mediche per assicurare ai pazienti il miglior trattamento possibile.
 
Fonte: Annals of Internal Medicine
 
Marilynn Larkin
 
(Versione italiana Quotidiano sanità/Popular Science)

14 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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