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Diarrea del viaggiatore: evitare gli antibiotici perché selezionano ceppi multi-drug resistant

di Maria Rita Montebelli

L’allarme viene da uno studio finlandese effettuato su turisti rientrati da mete esotiche in Asia, Africa e America latina. I risultati dimostrano che quando l’intestino viene colonizzato da Enterobacteriaceae resistenti a penicilline e cefalosporine (i cosiddetti produttori di EBSL), assumere un antibiotico in caso di diarrea del viaggiatore porta a selezionare dei ceppi resistenti anche ad altri antibiotici, come i fluorchinoloni. E a portare a casa, come sgradito souvenir, questi super-batteri.

11 FEB - Tutti gli anni sono milioni i turisti che visitano Paesi con scarse condizioni igieniche e ogni anno un turista su tre torna a casa con uno sgradito souvenir: dei batteri intestinali produttori di ESBL (extended spectrum beta-lactamase), resistenti cioè a penicilline e cefalosporine. 
 
La maggior parte di questi viaggiatori per la verità neppure si rende conto di albergare questi scomodi ‘clandestini’ perché questi batteri spesso non danno sintomi. I paesi più a rischio per questi ceppi batterici sono quelli del sud e del sud-est asiatico, dell’Africa e dell’America Latina.
 
Uno degli incubi dei turisti, in particolare di quelli che si recano verso mete esotiche, è la diarrea del viaggiatore; chi presenta questo problema è ad elevato rischio di ‘ospitare’ batteri produttori di ESBL; e se poi dovesse decidere di combattere la diarrea del viaggiatore assumendo degli antibiotici, il rischio diventa esponenziale.  Secondo uno studio finlandese effettuato un paio di anni  infatti i turisti trattati con antibiotici per diarrea del viaggiatore tornano a casa, portandosi dietro questi batteri produttori di ESBL nell’80% dei casi.
 
In altre parole, prendere antibiotici per la diarrea del viaggiatore mentre ci si trova all’estero, non solo mette a rischio di contrarre un’infezione da batteri produttori di ESBL, ma porta a selezionare anche i ceppi più resistenti.
 
I batteri ESBL sono resistenti a penicilline e cefalosporine – ricorda la Professoressa Anu Kantele, Helsinki University Central Hospital (Finlandia) -per questo le infezioni causate da questi ceppi batterici devono essere trattate con altri antibiotici, come i fluorchinoloni. Ma quando siamo andati a studiare più da vicino i pazienti portatori di ceppi ESBL, abbiamo scoperto che tra quelli che non avevano assunto antibiotici per la diarrea del viaggiatore,solo  il 37% presentava dei ceppi ESBL resistenti anche ai chinoloni (e spesso anche a tobramicina, cotrimossazolo e nitrofurantoina), contro il 95% di quanti invece aveva fatto ricorso agli antibiotici. Ciò significa che l’impiego di antibiotici in queste situazioni particolari contribuisce a selezionare ceppi ESBL con un ampio spettro di resistenza”.
 
Questi risultati vengono da uno studio appena pubblicato su Travel Medicine and Infectious Disease che ha valutato dei turisti finlandesi, reclutati dalla Travel Clinic dell’Aava Medical Centre. A tutti è stato chiesto di fornire un campione di feci prima della partenza per il viaggio e un altro al ritorno, e rispondere ad un questionario. Al follow-uphanno preso parte 90 persone, tutte risultate portatrici di un ceppo intestinale di batteri produttori di ESBL. E’ stata quindi esaminata la suscettibilità dei vari ceppi alle diverse classi di antibiotici e i risultati sono stati confrontati con una serie di variabili quali la destinazione del viaggio, l’età del viaggiatore, la comparsa o meno di diarrea del viaggiatore durante la permanenza all’estero e l’eventuale tipo di antibiotico utilizzato.
 
La resistenza agli antibiotici è una caratteristica che i batteri si possono trasmettere uno con l’altro , attraverso un ‘pacchetto’ di informazioni contenute nei geni di resistenza. E purtroppo, grazie a questo meccanismo, la maggior parte dei ceppi batterici ESBL con resistenza ai chinoloni,  risulta resistente anche ad altri antibiotici. Insomma i turisti che fanno un uso improprio di antibiotici, per un disturbo tutto sommato modesto come la diarrea del viaggiatore, rischiano di contaminarsi con i ceppi ESBL più resistenti durante la loro vacanza e di portarseli dietro a casa.
 
Un’infezione da batteri produttori di ESBL è di rado sintomatica, ma non per questo meno pericolosa. Anche un portatore asintomatico può trasmettere ad altre persone questi batteri e, nei casi più sfortunati, provocare delle infezioni potenzialmente fatali e che trovano il medico sostanzialmente sguarnito di antibiotici da utilizzare.
 
E’ un altro esempio che illustra chiaramente perché è così pericoloso ricorrere agli antibiotici quanto non strettamente necessario. Gli antibiotici per la diarrea del viaggiatore insomma sarebbe bene evitarli, almeno nei soggetti sani colpiti da forme da lievi-moderate. E’ invece fondamentale mantenere un buono stato di idratazione e, se necessario, si può ricorrere ad un farmaco con attività anti-diarroica.
 
Maria Rita Montebelli

11 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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