Tumori USA: pubblicato il Rapporto alla Nazione sullo Stato del Cancro
di Maria Rita Montebelli
Quando i programmi di prevenzione e di screening funzionano, la mortalità per tumore si riduce. Lo dimostrano le statistiche sul cancro negli Stati Uniti, appena pubblicate dal National Cancer Institute. In riduzione anche i nuovi casi di tumore, ma solo negli uomini, mentre nelle donne l’incidenza rimane stabile. Unica nota negativa, i tumori del fegato, la cui incidenza e mortalità risultano aumentate. E gli esperti si interrogano su come rafforzare i programmi di prevenzione.
10 MAR - Negli Stati Uniti i tassi di mortalità globale per cancro e quelli disaggregati per la maggior parte dei tipi di tumore continuano a scendere. Una buona notizia che vale tanto per gli uomini che per le donne e che interessa la maggior parte delle etnie. In particolare la mortalità per tumore in questo Paese si è ridotta dell’1,5% dal 2003 al 2012. I tassi di incidenza (cioè i nuovi casi diagnosticati ogni anno per 100.000 persone), si sono invece ridotti tra gli uomini, ma sono rimasti stabili per le donne nello stesso intervallo di tempo.
Sono i dati principali contenuti nel Rapporto alla Nazione sullo Stato del Cancro, resi noti oggi dal
National Cancer Institute americano.
Risultati lusinghieri che gli esperti attribuiscono soprattutto ai progressi della prevenzione e della diagnosi precoce. Ma naturalmente anche alla maggior efficacia dei trattamenti. Di certo molto hanno fatto a questo riguardo le campagne anti-tabacco, sicuramente nel caso del tumore del polmone, principale causa di morte per cancro in entrambi i sessi, ma anche di tante altre neoplasie.
Unica nota stonata in questo rapporto dai toni soddisfatti è rappresentata dai dati sul cancro del fegato. Contrariamente ai trend registrati per la maggior parte dei tumori in entrambi i sessi, i tassi di mortalità da tumore del fegato, come anche quelli di incidenza, risultano infatti aumentati.
“Questi dati – commenta
Tom Frieden, direttore dei CDC – dimostrano che i programmi di prevenzione funzionano e salvano vite. Ci preoccupa tuttavia il segnale registrato per i tumori del fegato. Sicuramente dobbiamo fare di più per promuovere i test di
screening per l’epatite, il trattamento e la vaccinazione”.
Dal 2008 al 2012 negli USA l’incidenza di tumori del fegato è aumentata in media del 2,3% l’anno e la mortalità attribuibile a questi tumori del 2,8% l’anno tra gli uomini e del 3,4% l’anno tra le donne. In tutte le etnie e le popolazioni la diagnosi di epatocarcinoma viene fatta due volte più di frequente negli uomini che nelle donne.
I tassi più elevati di mortalità associati a tumore del fegato ed infezione da epatite C sono stati registrati tra i soggetti nati tra il 1945 e il 1965.
“Nelle ultime decadi – afferma
Douglas Lowy, direttore del
National Cancer Institute - la ricerca ha portato allo sviluppo di una serie di vaccini che, somministrati nelle giuste fasce d’età, possono ridurre il rischio di sviluppare alcuni tumori, compreso quello del fegato. Una delle priorità assolute del NCI è proprio quella di stabilire quali neoplasie possano essere prevenute efficacemente attraverso le vaccinazioni e altri metodi. E riteniamo che questo farà la differenza nell’incidenza dei tumori e nei trend di mortalità”.
Negli USA uno delle principali cause di epatocarcinoma è l’infezione da virus dell’epatite C (HCV). Oltre il 20% dei tumori del fegato è attribuibile all’HCV e la coorte nata tra il 1945 e il 1965 presenta un rischio di infezione da HCV 6 volte superiore ai più anziani. I CDC raccomandano a tutti i soggetti nati in questi anni di sottoporsi almeno una volta nella vita al test dell’HCV; la diagnosi di questa infezione, seguita da un appropriato trattamento, riduce infatti sensibilmente il rischio di sviluppare questo tipo di tumore.
“Abbiamo tanto le conoscenze che gli strumenti – afferma
Otis W. Brawley, direttore medico dell’
American Cancer Society – per rallentare questa epidemia di tumori del fegato, ivi compresi il test e i farmaci per l’HCV, il vaccino anti-HBV e il combattere l’obesità. La nostra speranza è che questo rapporto aiuti a concentrare attenzione e risorse sui tumori del fegato”.
Obesità e diabete di tipo 2 possono portare alla cirrosi, che a sua volta può portare a tumore del fegato. Anche l’abuso di alcol è un importante fattore di rischio e si stima che l’8-16% delle morti per epatocarcinoma sia riconducibile ad un eccessivo consumo di bevande alcoliche.
“Raccogliere e analizzare dati di sorveglianza oncologica di grande qualità è essenziale per controllare i benefici degli
screening e degli altri sforzi di prevenzione – commenta
Betsy Kohler, direttore esecutivo della
North American Association of Central Cancer Registries – e i dati utilizzati in questo rapporto costituiscono il 97% di tutti di casi di tumore di nuova diagnosi negli Stati Uniti”.
Il rapporto completo è disponibile al link
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/cncr.29936/full
Maria Rita Montebelli
10 marzo 2016
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